L'editoriale

Coronavirus: in soli tre giorni il nostro piccolo mondo è finito sottosopra

Passerà: anche se è difficile pensarlo proprio nel primo giorno di una settimana surreale, ma statene certi.

Coronavirus: in soli tre giorni il nostro piccolo mondo è finito sottosopra
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Nel giro di un fine settimana è cambiato tutto. E' cambiata la nostra vita, ma soprattutto è stata la nostra percezione del problema a subire uno sconvolgimento assoluto, in una manciata di ore.

Un mese fa il Coronavirus sembrava lontano anni luce...

Esattamente un mese fa si cominciava a parlare di Coronavirus in Italia: la notizia di un bimbo cinese con la febbre all'aeroporto di Venezia (poi fortunatamente risultato negativo al virus), poi quella dell'autogrill vicino a Firenze chiuso per due ore dopo il malore accusato da una componente di una comitiva di turisti cinesi, ma soprattutto, inizialmente, tanti episodi di becera discriminazione nei confronti di cittadini di origine asiatica e tante (troppe) fake news. Mentre la Giunta di Milano andava simbolicamente a pranzo in un ristorante cinese in zona Sarpi per smarcare la psicosi, la malattia sembrava comunque ancora lontana anni luce.

E invece da venerdì mattina è cambiato tutto

E invece eccolo qui, il Coronavirus. Da venerdì mattina ad oggi il nostro mondo è finito sottosopra.

Non sono tanto le proporzioni (l'Italia sia il terzo paese al mondo per diffusione, ma i 200 contagiati a livello nazionale e i sei anziani deceduti, sono per fortuna ancora numeri complessivamente piccoli), e nemmeno la reale virulenza del Covid-19, che al momento pare conservare un tasso di mortalità in linea con l'influenza stagionale (più a rischio restano le persone con un sistema immunitario più debole, il vero nodo semmai è la mancanza di un vaccino, che però non si può prevedere quando sarà pronto).

Piuttosto è il fatto che dalla sera alla mattina ti svegli nella "zona rossa" e fuori della finestra sembra di vedere uno di quei film catastrofisti: tutti in casa, esercizi chiusi, uomini armati sul confine, nessuno entra e nessuno esce.

Oppure fa paura anche ritrovarti in una Regione che, a cascata, chiude le scuole fino a data da destinarsi, i musei, vieta tutte le occasioni di socialità (poi ci spiegheranno perché i bar non possono restare aperti dalle 18 e invece i ristoranti sì).

Ma che cosa diamine sta succedendo?

E' successo a Padova, ma può succedere potenzialmente ovunque. Domani, o fra un'ora. Uno shock. Ma che cosa diamine sta succedendo? E la domanda latente che ci poniamo tutti.

Ma soprattutto: e se domattina doveste malauguratamente buscarvi l'influenza, dico quella "normale", che succederebbe?

Intanto è bene precisare che il Coronavirus non è del tutto identico a una normale influenza. Differenze ce ne sono. Soprattutto il tratto distintivo passa per una marcata difficoltà nel respirare, aspetto che ha fatto salire sensibilmente, infatti, il ricovero nei reparti di terapia intensiva dei casi più gravi, ovvero il 20% circa, malgrado la maggior parte dei contagiati stia superando in casa il decorso della malattia, in alcuni casi anche in maniera quasi asintomatica.

Poi, ribadiamo un'altra cosa importante: il numero per le emergenze, il 112, va usato solo in caso d'emergenza... lo dice il nome stesso, ma repetita iuvant.

Se invece volete informazioni o sciogliere dubbi sul Coronavirus, c'è a disposizione UN NUMERO VERDE NAZIONALE: 150

Sì, ma con tutta la razionalità del mondo, se domattina doveste svegliarvi con tosse e febbre, come reagireste? Paura, atavica paura evolutasi lungo le ere di pari passo con l'istinto di sopravvivenza. Ed è normale che sia così. Paura vostra, ma non solo... anche di chi vi sta attorno (tenero il racconto di una collega nei giorni scorsi segregata in camera dai suoi stessi parenti, anche se aveva solo un forte mal di gola). Ed anche questa è una reazione del tutto naturale.

Impareremo a conviverci. Ma passerà: anche se è difficile pensarlo proprio nel primo giorno di una settimana surreale, statene certi.

 

daniele.pirola@netweek.it

 

Da ultimo, vi proponiamo l'intervento di una pediatra milanese che dà consigli anche su come spiegare questo paradossale stato di cose, soprattutto ai più piccoli:

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