Picchiata dai ladri: «Non dormo più, ho paura»
La testimonianza choc di Tina, che è stata malmenata in casa sua da dei malviventi

La testimonianza choc di Tina, che è stata malmenata in casa sua da dei malviventi
Tina ci apre la porta con la faccia di chi non dorme da giorni. Ci dà le spalle e ci invita a seguirla in sala, mentre zoppica vistosamente. È passata ormai una settimana da quel giovedì in cui ha vissuto l'orrore della rapina e di un vero e proprio sequestro di persona.
Siamo nel territorio a cavallo tra Valeggio e Mozzecane. In una bella proprietà, circondata dal verde e dai campi, vivono Giovanni Pizzamiglio e la moglie Tina. È giovedì sera e lui è uscito in auto mentre lei è appena tornata da Villafranca dove si è recata per acquistare dei bicchieri. Il cancello automatico si chiude alle sue spalle, lei entra in casa e va dritta a lavare i nuovi acquisti, lasciando la porta di casa socchiusa. Improvvisamente sente una presenza dietro di lei: è un uomo alto ed esile che le gira intorno e senza dire nulla le prende la mano e le sfila in malo modo la fede.
Poi la trascina con violenza su una poltrona e lì la sorveglia, mentre altri due complici si danno da fare: uno mette a soqquadro la casa, l'altro si procura una via d'uscita sfondando la porta sul retro. Tina è ostaggio dei tre balordi, tutti molto alti e abbastanza magri, con i visi travisati da felpe e sciarpe e con un accento e un modo di parlare che la donna definisce «non dell'Est quanto, piuttosto, arabo».
«Il mio aguzzino continuava a chiedermi dove fossero soldi e gioielli, io gli ho indicato un cassetto in ingresso e la mia borsa, ma lui continuava a darmi pugni in testa, a tirarmi i capelli. Poi il suo complice, forse per terrorizzarmi, mi ha colpito senza preavviso sulla gamba con un grosso piede di porco» e mentre Tina lo racconto il dolore si riacutizza. Il livido è grande, i capillari spezzati.
Finito il sopralluogo al piano terra la banda con l'ostaggio si sposta al piano superiore: la donna che viene trascinata per i capelli: «Mi chiudono in bagno e mi dicono di stare lì. Ero completamente sotto shock, li sentivo rovistare in camera nostra. Poi, dopo qualche minuto, ho sentito silenzio, così sono uscita e loro erano andati via». Tina si precipita giù, le hanno portato via il telefono e i soldi, persino la chiave dell'auto non per rubarla bensì per saccheggiarla.
Con la copia mette in moto e va a cercare il marito. Quando scoppia l'allarme i carabinieri si precipitano a casa della coppia per i primi rilievi, mentre a notte fonda arriverà anche il reparto della scientifica. «Avevo la pressione altissima, mi faceva male la testa e la gamba, a causa della sprangata. Mio marito era disperato perché non mi aveva mai visto piangere, si sentiva in colpa per non esserci stato. Ma non volevo andare in ospedale, siamo andati solo la mattina seguente, dopo essere andati in caserma» ci raccon- ta ancora turbata Tina, che poi ci accompagna a visitare la proprietà: i ladri sono arrivati dal retro e con il loro mezzo, attraversando i campi, sono giunti proprio davanti al cancelletto che dà l'accesso alla proprietà dei Pizzamiglio.
Da lì hanno atteso che la donna rientrasse e hanno dato il via al colpo. Ora per Tina è il tempo della rabbia: «Mio marito non si dà pace, mentre io ora penso che tutto sommato è andata bene, se ci fosse stato lui forse le cose sarebbero precipitate». Tina ci confessa che la notte non dorme. Chiude gli occhi solo quando Giovanni è giù a fare colazione e durante il pomeriggio. I coniugi stanno ora potenziando il sistema di allarme e stanno pensando anche di prendere dei cani da guardia: non hanno voglia di andare via da qui e presto la figlia Luana verrà a vivere accanto.
Non era la prima volta che qualcuno provava ad entrare nella proprietà, ma le altre volte l'allarme e gli spari in aria del marito erano riusciti a mettere in fuga i ladri. Quelle armi, un fucile e una pistola, che i malviventi hanno trovato ma hanno lasciato sul letto: sapevano che sarebbero state un fardello troppo pesante e avrebbero dato un impulso maggiore alle indagini. Tina e il marito non hanno ancora alcuna novità dai militari; oltre ai danni a porte e mobili, i ladri hanno portato via denaro e gioielli per circa 4mila euro. La speranza ora è solo una: «Spero li prendano e che, anche a causa delle percosse che ho subito, prendano una pena maggiore. È un trauma che non dimenticherò mai» conclude Tina.