Verona

Nasce il polo integrato di restauro e diagnostica alla Dogana di Terra

Il nuovo accordo 2022 tra Soprintendenza e Accademia prevede il restauro e la riqualificazione, a cura e spese dell’Accademia su progetto della Soprintendenza, dell’ala di destra della Dogana.

Nasce il polo integrato di restauro e diagnostica alla Dogana di Terra
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Il complesso monumentale della Dogana di Terra è uno dei più importanti esempi di architettura neoclassica del nostro paese.

Nasce il polo integrato di restauro e diagnostica

Realizzato su progetto dell’architetto Alessandro Pompei tra il 1745 e il 1748, l’edificio conserva intatto il fascino del suo quadriportico di ben 1200 mq, strutturato con doppio loggiato su tre lati e colonnato gigante sul lato opposto all’entrata, collegata da arco monumentale alla limitrofa Dogana di Fiume.

Di proprietà del Demanio dello Stato è in consegna alla Soprintendenza di Verona dagli anni Settanta del secolo scorso. Dal 2015, trasferiti tutti gli uffici della nuova Soprintendenza integrata nella sede di San Fermo, il complesso della Dogana di Terra è stato destinato ad attività tecniche complementari, collocando nell’ala sinistra l’Ufficio Esportazione, il caveau blindato e i laboratori di archeologia e antropologia, mentre era già da tempo attrezzato come laboratorio di restauro il lato di fondo, la cd. Stallia.

Nel 2018 si sono conclusi i lavori di restauro e di adeguamento funzionale dell’ala sinistra dell’edificio, realizzati con finanziamenti ministeriali.

Nell’ottobre 2020 è stato concordato il trasferimento nella stallia anche dei laboratori Mosaico-lapideo e Dipinti murali dell’Accademia di Belle Arti di Verona per lo svolgimento congiunto con la Soprintendenza di attività di studio e di ricerca nel settore del restauro dei beni culturali.

Il nuovo accordo 2022 tra Soprintendenza e Accademia prevede il restauro e la riqualificazione, a cura e spese dell’Accademia su progetto della Soprintendenza, dell’ala di destra della Dogana. Qui è previsto - già a partire dal primo semestre dell’anno accademico 2022-2023 e per i prossimi 19 anni - il collocamento di tutta la Scuola di Restauro dell’Accademia di Belle Arti, con i relativi laboratori e il centro di diagnostica.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati stamattina, nella Dogana di Terra in Corte Dogana, dal Soprintendente Vincenzo Tinè e dal Presidente dell’Accademia, Marco Giaracuni, insieme al Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, all’Assessore comunale alla Cultura e ai rapporti con l’Unesco Marta Ugolini e al Direttore dei Musei Civici di Verona Francesca Rossi.

Sono intervenuti anche il direttore dell'Accademia, Francesco Ronzon, e il coordinatore della Scuola di Restauro, professor Massimiliano Valdinoci.

Con la collaborazione anche dei Musei Civici di Verona, la Dogana di Terra diviene, così, il primo centro integrato per il restauro dei beni culturali della Regione Veneto, con potenzialità didattiche e applicative a tutto tondo: dalla pittura ai mosaici, al legno, alla ceramica, ai lapidei.

L’Accademia, attiva già da diversi anni nell’ambito delle attività didattiche del corso per Restauratori, interviene su opere e beni di interesse artistico e culturale sottoposti a vincolo, sotto la direzione tecnica e il controllo della Soprintendenza. I due enti, insieme alla Direzione Musei del Comune di Verona, hanno individuato nella condivisione degli spazi laboratoriali della Dogana una straordinaria opportunità di estensione nel campo della ricerca, del restauro e della valorizzazione dei beni culturali.

Il laboratorio di restauro della ex Soprintendenza storico-artistica è operativo da decenni mentre dal 2003 l’Accademia ha inaugurato il corso triennale in Restauro – dal 2012 quinquennale – e ha per questo allestito un laboratorio di diagnostica con attrezzature e impianti d’avanguardia e una sala posa equipaggiata per la restituzione fotografica dei manufatti. La condivisione di spazi, strutture e strumentazioni diventa, quindi, particolarmente vantaggiosa per i tre enti coinvolti. Un vantaggio anche economico, considerato che si ottimizzano così le risorse umane e materiali e si minimizzano i costi di gestione.

"Tra le azioni previste dall’accordo – sintetizza il Soprintendente Tinè – rientra in primis la completa tutela e valorizzazione del Palazzo della Dogana, preservandolo dal degrado fisico e funzionale e garantendone il mantenimento grazie all’utilizzo come polo integrato di restauro, studio, ricerca, diagnostica, formazione e valorizzazione dei beni culturali".

"Il nuovo accordo – spiega il presidente Giaracuni – ha lo scopo di ottimizzare l’uso delle reciproche risorse umane e tecniche e le diverse professionalità, valorizzando la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie. La condivisione di spazi e strumenti di lavoro, con la conseguente possibilità di contenerne i costi di gestione e aggiornamento, ha l’ambizione di trasformarsi in un progressivo trasferimento di competenze tra enti, con la possibilità di far convergere l’attività degli studenti in progetti e ricerche di interesse reciproco".

"Credo che questo luogo sia una bellissima sintesi di tutela e valorizzazione, il risultato di un percorso che è fatto sia del conoscere che del vivere un’esperienza – commenta il sindaco Tommasi –. Un ruolo educante nella formazione è quello dello spazio, e portare qui i ragazzi che dovranno essere parte attiva della salvaguardia del nostro patrimonio rappresenta un elemento in più che rende questa attività unica. Guardando al futuro della valorizzazione dei beni, è fondamentale seminare nei giovani la passione e la voglia di tutelare la bellezza e il valore storico del territorio attraverso esperienze sul campo".

"Siamo di fronte a un esempio che dimostra come fare squadra sia possibile e virtuoso – aggiunge l’assessora Ugolini –. Un lavoro di sinergia che ha coinvolto il Comune, i Musei Civici con il loro patrimonio che ha bisogno di tutela, una comunità di studenti e insegnanti a cui è stata data la possibilità di incrementare la propria personalità lavorando su cose vere e non solo sui libri, e la Soprintendenza che ha abbracciato e accolto tutto questo. Da universitaria mi permetto di dire che la parola ‘accademico’ viene spesso usata come qualcosa di lontano dal concreto, invece qui vediamo un’accademia coinvolta in un progetto che ha un impatto immediato, ma anche futuro".

"La condivisione dei laboratori – continua il direttore Ronzon – porterà all’unificazione e alla creazione di un centro unico di diagnostica di riferimento per le province di Verona, Vicenza e Rovigo e di una sala posa per la ricognizione delle opere. Ma agevolerà anche la promozione della cultura del recupero del patrimonio urbano e ambientale locale".

"L’accordo – precisa il professor Valdinoci – riguarda in particolare l’attività della Scuola di Restauro, poichè le opere su cui lavorano gli studenti sono vincolate dal Ministero della Cultura e del corso di Progettazione artistica per l’Impresa. La direzione sinergica e lo scambio operativo potranno costituire elementi qualificanti per il percorso di studio dei nostri studenti".

"Questi sono spazi straordinari per l'ampiezza che consente di accogliere anche opere di grandi dimensioni – conclude la direttrice Rossi –. I musei in questi anni sono diventati dei laboratori per la formazione e ora hanno la marcia inserita per essere case per gli studenti. Ogni anno Musei e Accademia scelgono delle opere da studiare e restaurare anche nelle sale museali davanti ai visitatori. Questo dà la spinta anche agli studenti che con entusiasmo possono spiegare cosa stanno facendo".

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