Verona, la clamorosa spaccatura nel Cda di Fondazione Arena. Il sindaco Tommasi: "Molto preoccupato"
Lo sgambetto al primo cittadino: "Si è voluta piantare una bandiera partitica, con una voto che risponde a logiche lontane da Verona"
La clamorosa spaccatura nel Cda di Fondazione Arena sulla riconferma di Cecilia Gasdia come Sovrintendente dell'Ente lirico.
Verona, la clamorosa spaccatura nel Cda di Fondazione Arena. Il sindaco Tommasi: "Molto preoccupato"
"Le scelte politiche hanno prevalso sul bene dell'Ente. Ora c'è molta preoccupazione". Così il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, aveva commentato a caldo lo strappo avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì scorso nel Consiglio di Indirizzo di Fondazione Arena, conclusosi con una spaccatura netta nella scelta del nome del Sovrintendente.
Con un quattro a tre, i consiglieri in quota a Ministero, Regione Veneto, Camera di Commercio e Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali) si sono espressi a sfavore del parere del primo cittadino, nonché Presidente dell’Ente Lirico scaligero, e dei consiglieri nominati dal Comune di Verona. La maggioranza aveva optato infatti per la riconferma di Cecilia Gasdia per l’incarico di Sovrintendente dell’Ente Lirico. Da qui la conferenza stampa convocata d'urgenza in Sala Arazzi nella giornata di venerdì dal primo cittadino. Accanto al sindaco, le consigliere comunali Alessia Rotta (PD) e Jessica Cugini (In Comune per Verona), e i consiglieri comunali Alberto Battaggia (Damiano Tommasi Sindaco) e Pietro Trincanato (Traguardi).
“Credo che un manager che abbia una visione non possa accettare un incarico senza l’unanimità del Consiglio che gli deve dare supporto. Il fatto che questo possa avvenire, da una parte mi preoccupa, dall’altra conferma la mia idea che serva la doppia anima di Fondazione, una responsabilità che andava presa come Consiglio d’Indirizzo - le dichiarazioni del sindaco Tommasi - Stiamo parlando di Fondazione Arena di Verona, un ente lirico che ha un suo organo collegiale e decisionale, il Consiglio d’Indirizzo, di cui per statuto il sindaco ne è presidente, nel chiaro intento di darne una valenza cittadina. Fin dal primo giorno che abbiamo iniziato ad affrontare il tema, abbiamo condiviso la convinzione che una Fondazione di questo tipo debba essere gestita da un sovraintendente con capacità manageriali e un direttore artistico con capacità artistiche. Cecilia Gasdia era stata individuata come direttrice artistica dalla vecchia amministrazione, diventando poi sovrintendete per un cavillo tecnico, visto che a Gianfranco De Cesaris, diventato poi direttore generale, mancava specifica esperienza nel settore. Siamo fermamente convinti che la Fondazione abbia bisogno di queste due competenze e la nostra proposta è stata fatta con questa visione, nella proiezione di alzare lo sguardo oltre le mura di Verona, pensare a un ruolo internazionale ancora più marcato dell’ente e dargli nuovo respiro".
E ancora:
"Sicuramente la mia figura di Sindaco, come risultato delle elezioni comunali, ha inciso all’interno del Consiglio di Indirizzo. A quest'ultimo si chiedeva di dotare l’ente di un struttura che così com’è oggi non è adeguata alle sfide che siamo chiamati ad affrontare. Mi preoccupa la posizione presa con la tessera di partito in tasca, che poco a che vedere con la programmazione e la progettazione di Fondazione. Ci sono sicuramente orizzonti temporali diversi rispetto a questo ente, ma il Consiglio d’Indirizzo dovrà rispondere alla città delle sue scelte. Dispiace che il voler piantare una bandierina dal punto di vista partitico si sia tradotto in un voto espresso secondo indicazioni lontane da Verona. Lo dimostra il fatto che la riunione è iniziata con la dichiarazione di voto di uno dei consiglieri, senza nemmeno prendere in considerazione di esaminare i curriculum e i progetti dei due candidati che avevo proposto. I candidati non sono nemmeno stati ascoltati, c’era già una posizione precostituita che, purtroppo, la dice lunga sulle aspettative che si hanno da questa Fondazione".
"Ci aspetta la sfida sicuramente più importante della città degli ultimi decenni, le Olimpiadi, con l’adeguamento per la accessibilità del monumento e i conseguenti lavori che impatteranno sulle stagioni 2024/2025 e che dobbiamo iniziare già a programmare. Abbiamo la centesima edizione del Festival che parte, che dovrà essere espressione massima di quelle che sono le nostre risorse artistiche ed organizzative della città. La nostra preoccupazione è che non stiamo presentando la squadra migliore, in vista delle scelte di cui dovremo farci carico, penso ai tempi diversi della stagione lirica e di accesso al monumento. Dispiace che si sia usato e si usi un ente come Fondazione per fare attività partitica. Se si vuole fare politica attiva bisogna avere il coraggio di candidarsi, farsi eleggere e poi prendersi le responsabilità che ne conseguono".
"Ho sentito in questi giorni parole come mediazione, alleanza. Ho capito che alleanza in dialetto veronese si traduce in ‘carega’, purtroppo è una delle difficoltà che personalmente mi sono trovato a gestire in questi mesi non solo per quanto riguarda Fondazione. Le alleanze si costruiscono sulle progettualità, sulla pianificazione, sugli ideali, su che città vorremmo, su che futuro vorremmo per i nostri figli, su che criticità vogliamo risolvere. E non su quanto, dove e con quali compensi si occupano posizioni. Sono contento che qui al tavolo ci siano le persone con cui ci siamo sempre confrontati cercando di trovare una soluzione per dare compattezza al Consiglio d’Indirizzo. L’ho detto fin dal primo giorno, pensare di contare i voti in Consiglio d’Indirizzo vuol dire non avere contezza di cos’è Fondazione Arena e di qual è il suo scopo. Ieri si è parlato tanto di bilanci, ma non si è parlato di numeri di spettatori o di promozione come previsto nello statuto. Rimangono quindi tutte le mie perplessità anche riguardo alla visione che la maggioranza del Consiglio d’Indirizzo ha su questo ente".
"Personalmente sono convinto che da questa complessa situazione usciamo ancora più sicuri del fatto la strada intrapresa nel voler cambiare alcune modalità sia doverosa e percorribile perché siamo in tanti a crederci. Cerco di mettere sul tavolo di discussione tutte quelle che sono le ragionevoli motivazioni per cui si fanno delle scelte. L’ho ribadito anche ieri in Consiglio d’Indirizzo, ci sono diverse responsabilità attorno al tavolo. Per alcuni è più semplice prendere determinate decisioni, per altri più complicato. Qualcuno ha parlato di tempistiche. Ricordo che abbiamo avuto la conferma formale della costituzione del nuovo Consiglio d’Indirizzo lo scorso 21 febbraio. Ho provato fino all’ultimo di raggiungere una convergenza su quello che ritengo lo schema migliore per affrontare le sfide che dobbiamo vivere e gestire nel prossimo futuro, ossia l’unanimità attorno ad un nome. Non c’è stata la volontà, ad un certo punto ho capito che l’imposizione e l’adeguamento erano le uniche forme per trovare una convergenza. La nomina del sovrintendente spetta al Governo, un’altra anomalia visto che dovrebbe essere ente di controllo e non decisionale. Mi auguro che non possa essere questo il modo di operare in Fondazione per il prossimo futuro, ma che sia la città responsabile di quello che succede attraverso questo ente che gestisce il nostro patrimonio monumentale più importante e sicuramente più impattante sulla vita di tanti cittadini e cittadine.”
Alessia Rotta, consigliera comunale Pd:
“La nostra proposta era prima di tutto una proposta nel merito e nei contenuti. La discontinuità che chiedevamo rispetto a Cecilia Gasdia, e quindi la dirigenza attuale tutta, aveva ragioni fondate nel merito e nei contenuti. Mi riferisco al fatto, che se ci sono 150 cause da parte dei lavoratori è un problema, al fatto che il bilancio è stato raccontato come risanato ma sappiamo bene che la relativa tranquillità è dovuta al fatto che i governi precedenti hanno, per ragioni di Covid, dato delle risorse extra in via del tutto eccezionale. Abbiamo chiesto di dialogare in merito alla qualità artistica e all’internazionalizzazione, e la risposta è stata nessun dialogo sul merito e una ferma tenuta sul nome, per un approccio completamente diverso oltre che un affronto inedito nel panorama italiano. Non è un caso che il Sindaco della città sia presidente della Fondazione, perché l’Arena è Verona. Quindi chi oggi ci chiama a delle responsabilità, dovrebbe farei l’esame di coscienza sulle proprie responsabilità, quelle che non ha esercitato non da esponente di partito, ma da sottosegretario di un governo che rappresenta tutti i cittadini italiani. Per il bene della città abbiamo proposto un dialogo e proposto un metodo perché Fondazione Arena funzioni bene, espleti le sue funzioni di internazionalizzazione con risultati non solo in termini di bilancio ma anche di piena soddisfazione dei lavoratori. Abbiamo invece trovato un muro e il sospetto è che sia una vendetta. La città paga un conto elettorale che non dovrebbe pagare e che noi rimandiamo al Ministero”.
Alberto Battaggia, consigliere comunale Lista Damiano Tommasi:
“E’ difficile negare l’evidenza, da una parte il rinnovamento di Amministrazione che propone un nuovo modo di gestire gli enti partecipati, di scegliere il personale che deve guidarli e dall’altra forze, interessi di una parte di città che cerca di resistere in uno stato di conservazione. Abbiamo trovato improprio che la Camera di Commercio abbiano anticipato di molte settimane il confronto sulle strategie, una scelta aprioristica, squisitamente politica, non legata al merito delle cose. A cui si è contrapposto il desiderio di un ragionamento complessivo sulla Fondazione, la possibilità di considerare diversi profili che fossero più adatti a orientare Fondazione Arena verso quell’internazionalità, quel respiro, quello slancio che un ente così delicato, complesso e anche così fragile, neanche così brillante, come Fondazione , meritava. L’attuale sovraintendente è stata presentata fin dall’inizio in maniera insistente sulla stampa, dai media come una sorta di scelta obbligata senza nessuna possibilità. Il dibattito è stato fatto pubblicamente mentre andava affrontato con discrezione all’interno del Cdi. I risultati di Fondazione Arena, sotto la sovraintendenza di Cecilia Gasdia non sono così brillanti, tante invece le criticità emerse dal confronto con registi, artisti, ex sovraintendenti, intellettuali, sindacati e collaboratori che hanno lavorato con Fondazione. C’è poi la vicenda giudiziaria, che pesa come un macigno e sulla quale tutti sperano si possa fare chiarezza. Infine non si comprende come si possa gestire un ente così complesso e delicato avendo un mandato frutto di una maggioranza così risicata, mi chiedo cosa avrà penato questa mattina il ministro Sangiuliano ricevendo l’indicazione. Esprimo massima solidarietà al sindaco Damiano Tommasi, che si è battuto con molta coerenza in tutto questo periodo, a tutti i livelli, nelle sedi locali e nazionali e che quindi ha svolto egregiamente il proprio dovere”.
Jessica Cugini consigliera comunale di In Comune per Verona :
“Ieri sera è andata in scena un prova muscolare tipica della destra. Abbiamo visto giocare una battaglia politica su un campo che non era cittadino, ma un campo romano, con forze che quando è stato il momento di schierarsi hanno mostrato la tessera politica. Sottolineo l’arroganza con cui la terza candidata non ha nemmeno presentato il programma di valorizzazione della Fondazione. Questo la dice lunga su quanto si sentisse le spalle coperte perché la partita era già stata decisa a Roma da chi, penso al sottosegretario Gianmarco Mazzi gioca su più tavoli, su quello nazionale e su quello cittadino con interessi differenti. Chiedevamo una discontinuità rispetto a un cartellone fitto di date che non hanno permesso agli artisti di provare, alle maestranze sottodimensionate. Sappiamo che le graduatorie sono un optional in Fondazione, così come il merito e l’anzianità. Da qui la maggiore preoccupazione rispetto a una scelta che riconferma tutti questi buchi neri. Il risultato di ieri non è frutto della democrazia, che è il bene primario comune. La politica, quella vera, ieri notte è venuta meno”.
Pietro Trincanato consigliere comunale di Traguardi:
“Quello che abbiamo visto con Fondazione è stata una prova di forza, un colpo di coda di un sistema auto conservativo che purtroppo la città conosce bene e che invece di seguire una proposta di metodo e di innovazione, ha preferito arroccarsi su dei rapporti consolidati anche probabilmente per nascondere e coprire le nequizie del passato recente e meno recente. Fa specie che la Regione e il Governo sui giornali si riempiono la bocca di autonomia, di importanza degli enti locali, di liberare il Paese dal giogo romano, per poi accomodarsi sulle questioni cruciali su decisioni cal di fuori dell’interesse della città. L’Arena di Verona è stata di fatto portata via alla sua città, affidare al rappresentante legale di un ente una governance che non soltanto non gli risponde, ma di cui non non si fida, è folle. Come è folle che non sappiamo niente di come verranno gestiti i prossimi anni di Fondazione, di come verrà gestita la partita olimpicae di come vorrà essere riequilibrato il rapporto tra lirica ed extra lirica. Non sappiamo nulla delle nuove produzioni, nulla dell’affaccio internazionale perché l’unica tournée, quella in Oman, è stata cancellata. C’è poi la questione del metodo. La città ha scelto la scorsa estate la discontinuità, non per una questione puramente di bandiera politica ma anche perché chiedeva un metodo nuovo nella gestione degli affari strategici della città. Ed è questa la democrazia, non quella del Consiglio d’Indirizzo. La democrazia è dei cittadini, degli abitanti della città, di chi ci lavoro, di chi ha prospettive di sviluppo. Purtroppo non è l’Amministrazione ad aver perso ma è la città tutta. A noi resta tutta la preoccupazione per il nostro principale ente culturale.”
La reazione dei sindacati
E proprio la mancata condivisione registrata nel CdI sul nome del sovrintendente di Fondazione Arena di Verona è stato visto come "un fatto gravissimo che rischia di avere ripercussioni molto pesanti sulla centesima edizione del festival areniano e rischia di peggiorare le relazioni sindacali (che sono tutt’altro che buone)".
"Le segreterie territoriali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL e FIALS CISAL hanno sempre tenuto informato il Consiglio di Indirizzo su tutte le problematiche in FAV e la decisione di non tener conto delle posizioni di lavoratrici e lavoratori lascia molto amareggiati"
Da qui la convocazione nella giornata di ieri, sabato, di una conferenza stampa da parte dei sindacati coinvolti. Ecco la nota diffusa subito dopo:
"Il Consiglio di Indirizzo di FAV è stato sempre informato ufficialmente delle numerose problematiche nelle relazioni sindacali e sulle scelte molto discutibile sotto il profilo artistico. La corposa documentazione inviata, oltre a rappresentare in maniera chiara e inequivocabile la grave situazione nella quale versano le relazioni sindacali, ha evidenziato che anche il Festival 2022 sarà ricordato per la mancata programmazione che ha penalizzato la qualità degli spettacoli (ricordiamo la lettera di proteste inviata alla Sovrintendente dall’Orchestra) e i carichi di lavoro di tutte le maestranze. Tra le “perle” dell’ultimo Festival ricordiamo le pessime “prime” di Nabucco, Aida e Traviata (quest’ultima funestata dall’ora di ritardo), il gala Domingo (spettacolo improponibile per il pubblico e offensivo per le masse artistiche tanto da costringere lo stesso Domingo a scusarsi), i ritmi di lavoro quasi disumani che hanno dovuto sopportare i dipendenti, in particolare i tecnici di palcoscenico per allestire le scenografie (tempistiche condizionate anche dalle richieste dell'extra lirica)".
"Abbiamo anche denunciato la totale mancanza di fiducia tra i dipendenti e la dirigenza FAV e per questo motivo abbiamo più volte chiesto un immediato e concreto cambio di passo in vista del Festival 2023 che sarà ancora più importante ed impegnativo dei precedenti. In merito al presunto risanamento economico di FAV abbiamo qualche perplessità quando viene sbandierato come grande successo perché si rischia di far passare un messaggio sbagliato ai cittadini. C'è stata una 'ristrutturazione del debito' che permette di spalmare su più anni l'indebitamento che ancora oggi supera abbondantemente i 20 milioni di euro. Rimaniamo anche perplessi quando si dimentica di evidenziare anche alcuni fattori che hanno consentito questo piccolo (ma importante) recupero economico:
- è stato abolito il corpo di ballo (licenziati circa 20 persone)
- i salari della quasi totalità dei dipendenti sono fermi da almeno 15 anni
- i lavoratori stagionali (aggiunti) hanno subito un taglio pesante alla durata dei contratti
- il reddito annuale lordo di molti dipendenti stabili negli ultimi anni è diminuito mediamente di circa cinquemila euro.
"In sostanza posiamo tranquillamente dichiarare che l'inizio del risanamento di FAV è pesato quasi esclusivamente sulle spalle di lavoratrici e lavoratori e non certamente su scelte strategiche particolarmente innovative e/o geniali (a tal proposito ricordiamo che la media degli spettatori del festivo 2022 è inferiore a quella degli anni precedenti e complessivamente sono diminuiti di circa 100 mila unità). Nei giorni scorso abbiamo ripetutamente auspicato che il Consiglio di Indirizzo trovasse un nome condiviso per il ruolo di Sovrintendente e che tenesse conto anche delle numerose comunicazioni inviate nel corso degli ultimi anni e anche dei rapporti sindacali all’interno di FAV. Evidentemente il nostro appello all’unità non è stato tenuto in considerazione e aver scelto una figura che evidentemente risulta molto divisiva rischia di pesare aspramente sul prossimo Festival".
"Dispiace infine constatare che alcuni componenti del precedente CdI sono stati riconfermati; quindi, conoscendo molto bene la situazione e le richieste delle Organizzazioni Sindacali (perciò delle maestranze tutte) hanno fatto una scelta chiara e netta schierandosi contro le richieste di lavoratrici e lavoratori. Le segreterie territoriali di categoria CGIL, CISL, UIL e FIALS, unitamente alle RSU FAV, difenderanno ancora di più la professionalità, le competenze e la qualità artistica di tutti i lavoratori di Fondazione Arena. Tutte le maestranze di FAV, l’Arena e cittadini di Verona meritano di più! Molto di più!".