Parto fatale per mamma e figlio: ma per il giudice medico e ostetriche non hanno colpe
Sette anni dopo la tragedia è arrivata la sentenza: "Tutti assolti, il fatto non sussiste"
Ha perso l'amata moglie e il figlio che la donna portava in grembo. E ora, ha perso anche la speranza di ottenere giustizia. E' una tragedia senza fine quella che ha colpito e travolto Andrea Zambotto, che in un solo momento ha dovuto dare l'addio alla compagna Anna Massignan e al piccolo angelo che tanto avevano desiderato e amato. Ieri, infatti, giovedì 13 aprile 2023, si è tenuta l'ultima udienza di discussione con le arringhe delle difese degli imputati, il ginecologo Renato Zardini e due ostetriche.
Parto fatale per mamma e figlio
A valle della discussione il giudice ha emesso la sentenza di assoluzione per tutti, perché, riferisce il legale di Zambotto, Francesco Longhi, "il fatto non sussiste". La formula più ampia, quindi, a ben 7 anni e 4 mesi dall'accaduto. Le difese degli imputati, ha continuato Longhi, "ritengono che la sentenza sia dovuta all'assenza di prova circa il nesso causale". In poche parole, dunque, le condotte del medico e delle due ostetriche in alcun caso avrebbero potuto evitare, anche se diverse da quelle eseguite quel giorno, il decesso del bimbo.
"Sfido chiunque a dire che questa è giustizia: ci sono voluti 7 anni e 4 mesi per una sentenza di primo grado che non solo lascia impunita la morte di un neonato, ma addirittura ci nega la possibilità di ricorrere in appello", è stata la reazione a caldo del marito e papà, intervistato da Laura Tedesco del Corriere Veneto.
La tragedia in sala parto
Per contestualizzare l'accaduto bisogna tornare indietro di sette anni, appunto, al mese di dicembre del 2015. La coppia, residente nel Vicentino, a causa di una caduta in casa della donna, si recò al San Bonifacio. Ma le condizioni di salute erano gravissime e la tragedia poi si consumò al nosocomio cittadino di Verona Borgo Trento dove vennero trasferiti d'urgenza la donna e il piccolo che portava in grembo. Purtroppo per loro non ci fu niente da fare. Ora, sulle spalle del compagno della donna, Zambotto, oltre alla ferita insanabile di una così grave perdita, pesa anche una sentenza che non lascia alcun margine di manovra.
La sentenza: "Assoluzione, il fatto non sussiste"
Una sentenza, questa, che ha lasciato un solco nel cuore di Zambotto, che si è visto così portare via, come detto, la speranza di ottenere un minimo di giustizia dopo una tragedia di questa portata. Per quanto riguarda eventuali risarcimenti ci sarà modo e tempo di proseguire l'iter, visto che in sede civile le valutazioni sui comportamenti di medico e ostetriche, saranno diametralmente diverse, in questo caso, infatti, le condotte avranno una rilevanza. Ma per quanto riguarda il penale la "partita" è finita.
Le motivazioni della sentenza, infatti, verranno come è norma, depositate tra 90 giorni. Peccato che il termine ultimo per la prescrizione del reato sia precedente a quella data. Questo comporta l'impossibilità di impugnare la sentenza.
"Sette anni e quattro mesi in primo grado con sei giudici. Forse è un po' tanto - ha dichiarato l'avvocato Longhi, contattato telefonicamente dalla redazione di Prima Verona - Due giudici per la fase preliminare e quattro per il primo grado, forse abbiamo davvero superato il limite. Un processo di questo tipo si sarebbe dovuto chiudere entro tre anni al massimo. E' questa l'attenzione che si pone per un caso di omicidio colposo?".