Il Parco Natura Viva lancia l'appello: "3mila tigri scompariranno in 5 anni"
Le sei sottospecie che restano oggi sul Pianeta hanno sopportato una riduzione del proprio habitat originario del 93% negli ultimi cento anni
Le sei sottospecie che restano oggi sul Pianeta hanno sopportato una riduzione del proprio habitat originario del 93% negli ultimi cento anni
La Tigre di Bali a partire dal 1937, la Tigre del Caspio dopo il 1970 e la Tigre di Java negli anni ‘90: finora, è stata questa la cronologia della scomparsa di tre delle nove sottospecie del più temibile felino al Mondo, consegnate per sempre all’estinzione nel secolo scorso. Le sei sottospecie che restano oggi sul Pianeta hanno sopportato una riduzione del proprio habitat originario del 93% negli ultimi cento anni, e sopravvivono in equilibrio sulla soglia dell’estinzione con meno di 3000 esemplari.
Più che un allarme è un grido disperato quello che arriva dall’International Tiger Day, l’istituzione formata nel 2010 che decretò per ogni 29 luglio le celebrazioni per la Giornata Mondiale della Tigre. E che ammonisce: “Avanti così e tutte le Tigri viventi oggi in natura, saranno estinte nei prossimi 5 anni”.
“Non ci stancheremo mai di ripetere che ci troviamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa delle specie animali e che sui parchi zoologici del Mondo grava la responsabilità di conservare il patrimonio genetico di moltissime specie che in natura vedono la propria fine”, aggiunge Cesare Avesani Zaborra, direttore Scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo. “Se l’espansione urbana e agricola continueranno a frammentare le foreste del sud-est asiatico, se la caccia e le catture continueranno ad alimentare il conflitto devastante con le popolazioni umane e se i nostri sforzi per contrastare i cambiamenti climatici continueranno ad essere troppo deboli, l’unico strumento che avremo a disposizione sarà la reintroduzione in natura di esemplari allevati nei parchi zoologici. Tuttavia, si tratta di progetti scientifici lunghi e complessi, che coinvolgono anche le popolazioni locali e che hanno bisogno di decenni per realizzarsi. Quello che possiamo fare per il momento è garantire agli esemplari la il massimo benessere con l’espressione dei comportamenti tipici della specie per una futura reintroduzione in natura”.