Torture in Questura a Verona, chiesto il giudizio immediato per i due poliziotti accusati di aver aggredito due senzatetto
I due agenti Alessandro Migliore e Loris Colpini sono accusati dei reati di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio
Si è dato inizio al processo dei due poliziotti che nel giugno scorso sono stati accusati di violenze e vessazioni, con aggravante razziale, perpetrate nella stanza dei fermati detta l'acquario nella Questura di Verona.
Al via il processo
Ieri, martedì 5 marzo 2024, si è presentato in aula Alessandro Migliore, ex ispettore 25enne del Corpo di Polizia, mentre non si è fatto vivo Loris Colpini, 52 anni, suo assistente.
I Pm Carlo Boranga e Chiara Bisso hanno richiesto per loro il giudizio immediato, ovvero un procedimento penale caratterizzato dalla mancanza dell'udienza preliminare. Ieri si è tenuta l’udienza filtro con la costituzione delle parti civili davanti al collegio presieduto dal giudice Raffaele Ferraro.
Episodi di violenza
I due agenti sono stati accusati di reato di tortura ai danni di stranieri senza fissa dimora, assieme a loro altri tre colleghi sono stati fermati lo scorso 6 giugno 2024. Altri 23 poliziotti sono stati trasferiti perché non hanno denunciato nulla.
Migliore, che si trova tuttora agli arresti domiciliari, è accusato di aver colpito un soggetto fermato con uno schiaffo talmente forte da averlo fatto tramortire a terra; un secondo episodio riguarda Nicolae Daju, di 56enne di origini rumene e senza fissa dimora, sul quale si sarebbe accanito, sempre secondo l'accusa, anche Colpini con uno spray al peperoncino.
L’avvocato dell’accusa ha presentato ulteriore istanza per chiamare in aula il responsabile civile, in questo caso il Ministero degli Interni:
“La richiesta del risarcimento del danno viene avanzata al Ministero in quanto gli autori imputati sono ed erano dipendenti all’epoca del Ministero in qualità di agenti di polizia. Dunque la legge consente di poter fare questo tipo di istanza, affinchè nell’eventuale risarcimento del danno ne risponda il responsabile civile, cioè il datore di lavoro”.
Immagini shock
Le telecamere di sicurezza della sala così denominata “l’acquario”, nel periodo compreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023, riprendevano scene allarmanti.
Le indagini, condotte per otto mesi dalla Squadra Mobile di Verona, su delega della Procura della Repubblica di quel capoluogo, hanno contemplato anche l’uso di supporti tecnici e hanno riguardato comportamenti presuntamente sfociati anche in atti gravemente lesivi della dignità delle persone sottoposte ad accertamenti di polizia. Ai cinque indagati, oltre al reato di tortura di cui all’art. 613 bis del Codice Penale sono stati contestati, a diverso titolo, anche i reati di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.