Riaperta la Galleria Adige-Garda tra il dissenso delle altre Regioni
Si sono concluse ieri le operazioni di apertura per il rilascio di 340mila metri cubi d'acqua, ma la manovra riaccende la questione su un bacino idrico in mano a tre regioni
Sono partite ieri, martedì 5 marzo 2024, le operazioni di immersione di circa 340mila metri cubi d’acqua prelevati dal fiume Adige e defluiti nel Garda. Ma scoppia la polemica sulla gestione della riapertura: il Trentino non terrebbe in considerazione le altre Regioni.
La decisione da Trento
La Provincia di Trento ha comunicato che la manutenzione annuale delle quattro paratoie della galleria Adige-Garda si è conclusa ieri alle ore 18, come previsto. Il tratto parte da Mori e sbocca a Torbole, Trentino, ma non sono mancate le critiche da parte di Regione Lombardia, Comunità del Garda, Aipo, l’Autorità di bacino e la Guardia costiera, considerando discutibile l’avvio al processo annuale dopo le ingenti piogge che hanno colpito maggiormente la regione Veneto.
Tuttavia, la Provincia di Trento ha minimizzato l’impatto così, alle ore 12.45, ha avuto inizio la manovra vera e propria, durata circa quattro ore. Nel lago di Garda sono stati immessi circa 340mila metri cubi d'acqua con un conseguente innalzamento del livello del lago di soli 0,92 millimetri, quindi praticamente impercettibile.
L'Agenzia provinciale per l'ambiente (Appa) ha prelevato alcuni campioni d'acqua dell'Adige nei pressi delle paratoie e vicino alla confluenza con la Sarca, al fine di monitorare la qualità dell’acqua.
Le attività di manovra - afferma in una nota la Provincia Autonoma di Trento - prevedono dapprima l'apertura delle 4 luci, una alla volta, per circa 10/15 minuti, con portata media di circa 25 m³/s, e successivamente vengono aperte tutte e 4 le paratoie contemporaneamente per circa 10 minuti, raggiungendo la portata massima di circa 100 m³/s. Le effettive operazioni di apertura delle paratoie durano in totale circa 4-5 ore. Nel complesso le operazioni comporteranno l’immissione nel lago di Garda di una contenuta quantità d’acqua mista a limi e sabbie.
L’ultima apertura risale al 31 ottobre 2023 quando sono stati travasati nel Garda 3,5 milioni di metri cubi d’acqua provenienti dall’Adige – dieci volte superiore a quella avvenuta ieri, ma minore rispetto alle 13 aperture che hanno interessato il canale dagli anni Sessanta ad oggi.
La protesta
La Provincia di Trento ha comunque deciso di avviare i lavori nonostante le richieste avanzate anche dal presidente della Comunità del Garda, Mariastella Gelmini, la quale in una lettera inviata al presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti spiegava che le ragioni del rinvio non si legavano all’ambito tecnico, ma politico e mediatico perché la manovra ad oggi avrebbe potuto innalzare proteste e manifestazioni.
Il consiglio di Mariastella Gelmini si basava sulle eccezionali condizioni idrauliche del Garda, valide a motivare il rinvio, con un livello intorno ai 140 cm sullo zero idrometrico di Peschiera e a rischio esondazioni. L’acqua immessa non avrebbe impattato eccessivamente, tuttavia avrebbe potuto scatenare le proteste di addetti, amministratori e cittadini.
Anche la Regione Lombardia si è schierata contro il Trentino per via delle condizioni di criticità date dalla quota del lago a rischio erogazione. Inoltre, precisa come le operazioni di verifica debbano essere sempre concordate con Aipo – contraria all’esecuzione – in quanto sia autorità idraulica di Garda e gestore dell’impianto di Salione.
Qualche info sulla galleria
La galleria Adige-Garda (o galleria Mori-Torbole) è un canale scolmatore artificiale che scorre interamente in una galleria lunga circa 10 km, il cui scavo iniziò il 1º marzo del 1939 e fu terminato nel 1959. Consente a parte delle acque del fiume Adige di defluire nel lago di Garda e viene utilizzato solo in caso di pericolo di inondazioni nel Trentino meridionale e nelle parti attraversate dall'Adige della provincia di Verona.
L'imbocco è a nord del Ponte di Ravazzone nel territorio comunale di Mori e lo sbocco poco a sud di Torbole, nel comune di Nago-Torbole, entrambi in Trentino.[2] Ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici del fiume Adige a monte del Veronese, scaricando le acque in eccesso nel Benaco. Per innalzare di 1 cm il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3 700 000 metri cubi d'acqua.
Lo scolmatore, largo 7 metri di diametro, ha la possibilità di muovere fino a 500 m³/s dall'Adige verso il lago di Garda senza alcun bisogno di azioni meccaniche in quanto viene sfruttato il dislivello naturale di 100 metri esistente tra l'ingresso e l'uscita. Le apparecchiature elettromeccaniche a corredo della galleria Adige-Garda sono costituite da griglie, porte stagne e paratoie con relativi quadri di comando e controllo alloggiati in appositi locali. Le paratoie sono posizionate su quattro finestre di immissione; ogni paratoia ha una larghezza di 9,50 m ed è costituita da due pannelli sovrapposti, dell'altezza di 3 m quello inferiore e di 5 m quello superiore.
Durante le aperture della galleria si ha un intorbidimento delle acque del lago. L'improvviso ingresso delle acque dell'Adige, che sono notevolmente più fredde e limacciose di quelle del lago, provoca un considerevole shock termico e un non trascurabile peggioramento dell'habitat dei pesci. A ciò si aggiunga l'inquinamento da metalli pesanti che caratterizza l'Adige. Per tali motivi la galleria viene usata di rado ed esclusivamente in occasione di situazioni di rischio di inondazioni nel bacino atesino, fine che ha determinato la necessità della sua costruzione.
Fu il padre dei francescani e cartografo della Serenissima Vincenzo Maria Coronelli nel 1712 a proporre per primo di moderare il flusso dell'Adige utilizzando il lago di Garda come cassa di espansione. A tale scopo propose lo scavo di una galleria di circa 8 km che presso la chiusa di Ceraino collegasse il fiume Adige con il basso lago di Garda. L'idea fu accantonata alla fine per lo scarso dislivello esistente tra l'Adige e il Garda.