Il presidio

Studenti in corteo contro i tagli del Governo sull'istruzione: "La scuola motore di emancipazione e non istituzione punitiva"

Anche per le strade della città scaligera, cosi come in tutto il Veneto, si è tenuta la protesta studentesca per il diritto allo studio

Studenti in corteo contro i tagli del Governo sull'istruzione: "La scuola motore di emancipazione e non istituzione punitiva"
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Il 17 novembre si celebra in tutto il mondo la "Giornata internazionale degli studenti", ricorrenza in cui viene rivendicato con forza il diritto allo studio. Proprio in occasione di questo evento, nella giornata di venerdì 15 novembre 2024, universitari e scolari di tutta la Penisola sono voluti scendere in piazza, con lo slogan "Liberiamo il Paese", per protestare contro i problemi che quotidianamente stanno caratterizzando il sistema scolastico italiano. Anche in Veneto, gli studenti hanno fatto sentire la loro voce, manifestando il loro dissenso per le strade delle più importanti città della regione. Piazza Bra a Verona non è stata esente dal corteo studentesco.

Un centinaio di studenti in corteo a Verona

Nella mattinata di venerdì 15 novembre 2024, un centinaio di ragazze e ragazzi delle scuole superiori e dell'università di Verona hanno manifestato in corteo dalla stazione fino in piazza Bra dove, ai piedi di Palazzo Barbieri, si è svolta un'assemblea pubblica.

Gli studenti hanno protestato contro i tagli all’istruzione contenuti nell’ultima Legge di Bilancio, considerati un pericolo per la qualità dell’educazione pubblica e per il futuro delle nuove generazioni.

"Il motivo per cui abbiamo scelto lo slogan ‘Liberiamo il Paese’ è per far capire che gli studenti non staranno in silenzio sotto questo governo, ma faranno opposizione - dichiara Micol Papi della Rete degli Studenti del Veneto - Da oltre due anni viviamo sotto un governo che non accetta il dissenso, che risponde alle nostre voci con manganelli e decreti repressivi: in due anni di governo Meloni, abbiamo visto un continuo attacco alla nostra libertà di espressione e al nostro diritto di dissenso. Leggi come il decreto ‘anti-rave’, il decreto Caivano, e soprattutto il DDL sicurezza dimostrano chiaramente un intento punitivo nei confronti delle giovani generazioni che osano alzare la voce. Vogliono criminalizzare cittadini che lottano per un futuro diverso, e non accetteremo che le nostre richieste vengano represse e silenziate".

Locandina del presidio

"Pretendiamo politiche giovanili che affrontino la precarietà"

"Il tentativo di questo Governo di trasformare la scuola da luogo di formazione democratica a strumento di repressione è evidente - ha affermato Viola Carollo, della Rete degli Studenti Medi del Veneto - Con provvedimenti come la riforma della condotta, si cerca di instillare paura e controllo invece che stimolare pensiero critico e partecipazione. Noi crediamo in una scuola che sia motore di emancipazione, dove si sviluppano cittadini critici e consapevoli, non un’istituzione punitiva che vuole abituarci alla censura. Non accettiamo che la scuola venga trasformata in uno strumento di controllo sociale. Chiediamo finanziamenti adeguati per un’istruzione inclusiva e accessibile a tutti, e l’unica risposta che ci viene data sono ulteriori tagli e politiche punitive che ci privano della possibilità di esprimerci".

"Siamo una generazione cresciuta in un mondo di crisi continue: dal collasso ambientale alla precarietà lavorativa, fino all’escalation dei conflitti globali - ha concluso Serena De Marchi, della Rete degli Studenti del Veneto - Questo Governo non ha fatto nulla per garantirci un futuro stabile e sostenibile; anzi, continua a investire in armi, per finanziare guerre e genocidi, ignorando i veri bisogni di questo Paese. Pretendiamo politiche giovanili che affrontino la precarietà, investimenti per un'istruzione di qualità e un reale ascolto delle nostre istanze. Il messaggio che lanciano gli studenti è di unirsi, per costruire un’opposizione forte, capace di riportare al centro istanze democratiche e che valorizzino tutti i cittadini, non solo quelli più privilegiati: dobbiamo liberare questo Paese".

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