Un mese dalla morte di Moussa Diarra: giallo sulle telecamere, si cercano testimoni
Il 26enne del Mali, armato di coltello, è stato ucciso da un proiettile sparato da un agente della Polfer. Il "Comitato Verità e Giustizia per Moussa" insieme alla famiglia sollevano dubbi sul funzionamento delle telecamere della stazione
Nuovi manifesti sono stati affissi alle vetrate dell’ingresso della Stazione di Verona Porta Nuova alla ricerca di testimoni sulla morte del 26enne del Mali Moussa Diarra, ucciso con un colpo di pistola da un poliziotto lo scorso 20 ottobre 2024.
Un mese dalla morte di Moussa Diarra
Un mese fa, domenica 20 ottobre, la morte di Moussa Diarra: il 26enne del Mali è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente della polizia ferroviaria, minacciato con un coltello da cucina, dopo due colpi di avvertimento.
L’agente avrebbe poi provato a rianimare Moussa fuori la stazione di Verona Porta Nuova, teatro della tragedia, ma non c’era più nulla da fare.
Da allora non si placano le polemiche: si parla di un video che confermerebbe la versione della polizia. Con la lama il giovane avrebbe tentato di aggredire il poliziotto e la distanza tra i due è stata definita "ravvicinata al momento dello sparo".
Il caso approda in Senato
Il caso di Moussa approderà ora anche in Senato: il prossimo venerdì 22 novembre la senatrice di Sinistra Italiana Ilaria Cucchi annuncerà infatti la presentazione di un’interrogazione parlamentare per sollecitare un’indagine rigorosa e imparziale sull’omicidio di Diarra.
Interverranno anche gli avvocati della famiglia Diarra, i rappresentanti del Comitato Verità e Giustizia per Moussa e i membri delle comunità maliane, uniti nella richiesta di una ricostruzione completa, trasparente e veritiera dei fatti.
Nuovi manifesti in stazione per chiedere testimoni
La gestione delle indagini ha finora sollevato diverse perplessità e riservato anche qualche colpo di scena. A cominciare da quella fatidica telecamera di sorveglianza che proprio quella mattina era spenta.
Nonostante le istanze presentate dalle legali della famiglia per accedere a questa fondamentale prova e dopo la richiesta pubblica avanzata anche dal Comitato Verità e Giustizia per Moussa, la stessa Procura ha infatti dichiarato che la telecamera centrale della stazione di Verona era spenta e che le immagini di una telecamera molto più lontana, di scarsa qualità, sono state inviate alla scientifica per migliorarne la definizione.
“L’andamento delle indagini – sostiene in una nota il Comitato – solleva il sospetto di un tentativo di insabbiamento. Ed è per questo motivo che chiediamo a chiunque abbia assistito ai tragici fatti, che abbia filmato con il proprio telefono o che sia in possesso di informazioni utili di contattarci per contribuire a ricostruire la verità su una persona descritta fin dall’inizio come violenta e pericolosa, e che altro non era che un giovane uomo migrante in una condizione di estrema precarietà, segnato da un profondo disagio psicologico.
In stazione e nelle zone limitrofe sono stati affissi diversi avvisi in tutte le lingue per la ricerca testimoni, avvisi debitamente autorizzati che pretendiamo non vengano rimossi e vengano anzi salvaguardati dai responsabili delle ferrovie. Indichiamo un numero di telefono 3510921865 e un indirizzo email permoussadiarra@gmail.com per contattarci, garantendo la massima riservatezza”.
Il fratello Diemagan, con il comitato, vuole vederci chiaro sul decesso del 26enne del Mali. Chiede quindi a chi ha visto di farsi avanti.