Emergenza

Aviaria, nuovi focolai: sono 11 tra le province di Verona e Mantova, scattano gli abbattimenti

Confagricoltura: "Centinaia di aziende sono ferme: per ora non c’è la prospettiva di avere un rimborso dei danni. Serve nuova strategia"

Aviaria, nuovi focolai: sono 11 tra le province di Verona e Mantova, scattano gli abbattimenti
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Per gli allevatori di polli, tacchini e galline della provincia di Verona, il nuovo anno è partito col piede sbagliato. Nel nostro territorio e in quello della vicina Mantova (Lombardia), infatti, sono stati rilevati undici focolai di influenza aviaria.

"Ci troviamo in piena emergenza" afferma Michele Barbetta, presidente della sezione avicola di Confagricoltura Veneto.

Per contenere i contagi, è scattato il piano di sicurezza che prevede anche l'abbattimento degli esemplari infatti, così come di quelli limitrofi. Ma in attesa degli indennizzi, tra cui i ristori del 2022 che non sono ancora arrivati, il comparto, che in provincia di Verona si caratterizza di 1.650 allevamenti, è esausto e chiede un cambio di strategia.

"Non possiamo ogni anno trovarci ad autunno a dire 'chissà se viene l'influenza aviaria, cosa fa o cosa non fa'. Non è possibile una cosa del genere, un settore non può lavorare sei mesi all'anno" ha dichiarato Diego Zoccante, Confagricoltura Verona, alla Tgr Rai Veneto.

Aviaria, 11 focolai tra le province di Verona e Mantova

Tacchini, e polli da carne, galline ovaiole, poco più di una decina i focolai, la maggior parte in provincia di Verona. Non è il dramma del 2021, quando si era arrivati a oltre 300 allevamenti contagiati in Veneto. Ma appena rialza la testa, il virus H5N1 torna a seminare il panico, con l'incubo dell'influenza aviaria.

"Ci troviamo in piena emergenza – ha sottolineato Michele Barbetta, presidente della sezione avicola di Confagricoltura Veneto, – con l’aggiornamento continuo delle zone di protezione e di sorveglianza, dove l’attività di allevamento viene interrotta o limitata, che solo nella provincia di Verona comprendono ben 1.650 allevamenti tra grandi, medi e piccoli".

Michele Barbetta, presidente Confagricoltura Veneto

Chi lavora nel settore vive con apprensione, soprattutto perché il grosso rischio è economico. San Martino Buon Albergo, Valeggio sul Mincio, Trevenzuolo, Villafranca e Sommacampagna: nel Veronese c'è il cuore del comparto Veneto e italiano. Le misure di contenimento sono già scattate: attorno agli allevamenti infetti, c'è il divieto di accasare nuovi animali.

"Non c’è dubbio che tutte le norme disposte dalle autorità sanitarie, cioè le biosicurezze, per limitare la diffusione della malattia devono essere messe in atto - ha proseguito Barbetta -. Da questo punto di vista, siamo certi che c’è l’impegno di tutti gli allevatori professionali. Però i danni si possono già contare e altri ce ne saranno: sia danni diretti, dovuti all’abbattimento degli animali degli allevamenti infetti che di quelli limitrofi, sia danni indiretti, dovuti ai vincoli determinati con il vuoto sanitario, con il fermo allevamento. I primi sono coperti con i fondi della legge 218/88, i secondi invece non trovano in questo momento alcuna copertura, nonostante l’allarme lanciato da tempo da parte di Confagricoltura".

"Necessario cambio di strategia"

Sicurezza al massimo e abbattimenti di capi. E nell'aria un blocco più ampio che si estende a una porzione di territorio che sconfina nel Mantovano.

"Quando si trova un focolaio, si abbatte e si smaltisce. Poi per 10 km attorno si fermano completamente tutte le attività - ha dichiarato Diego Zoccante, Confagricoltura Verona, alla Tgr Rai Veneto -. Stiamo attendendo nuove direttive, ma sembra che faranno una nuova zona di restrizione".

Diego Zoccante

Ma è tutto il sistema, dicono gli allevatori, che così non può funzionare. Fermi obbligatori della produzione e ristori dal 2022 che ancora non sono arrivati.

"Siamo molto preoccupati – ha concluso Barbetta – perché i contagi avvengono per trasmissione aerea e, nonostante lo scrupolo dei servizi veterinari e l’impegno degli allevatori, potrebbero estendersi in altre zone. Centinaia di aziende tra Lombardia e Veneto sono ferme e non possono accasare, e per ora non c’è la prospettiva di avere un rimborso dei danni. Il settore ha investito molto in questi anni, sia per l’adeguamento delle biosicurezze che delle strutture, soprattutto in tema di benessere animale. Abbiamo rate da pagare, ma come facciamo se le aziende si fermano? Chiediamo risposte urgenti alla politica, da Roma a Bruxelles".

"Vogliamo gli indennizzi, ma soprattutto che ci sia un cambio di strategia o l'introduzione di un vaccino: in Francia stanno già vaccinando sulle anatre - ha aggiunto Diego Zoccante alla Tgr -. Non possiamo ogni anno trovarci ad autunno a dire 'chissà se viene l'influenza aviaria, cosa fa o cosa non fa'. Non è possibile una cosa del genere, un settore non può lavorare sei mesi all'anno".

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