Maltempo

Stato d'emergenza in Veneto: 80 interventi nel Veronese e bacini di contenimento attivati per fermare la piena

Evitata una tragedia più grande grazie ai bacini di laminazione. Due morti nel Vicentino, 80 richieste di soccorso a Verona

Stato d'emergenza in Veneto: 80 interventi nel Veronese e bacini di contenimento attivati per fermare la piena
Pubblicato:

Oltre 80 le richieste di intervento arrivate nella notte ai vigili del fuoco del Veronese per allagamenti, smottamenti e criticità legate al maltempo che ha colpito il territorio tra il 17 e il 18 aprile. In diversi comuni della provincia si sono registrate forti piogge e innalzamenti dei corsi d’acqua. Le situazioni più delicate si sono verificate in zona Val d’Alpone e nella Bassa Veronese, dove il sistema di drenaggio ha retto anche grazie all’apertura parziale dei bacini di laminazione.

La Protezione civile regionale ha dispiegato sul territorio 16 squadre e 80 volontari, impegnati nella notte anche a supporto degli interventi nel Vicentino.

“Questa notte abbiamo rischiato molto anche nel Veronese — ha dichiarato Luca Zaia — ma grazie alle opere idrauliche e all’efficienza del sistema regionale siamo riusciti a evitare danni maggiori”.

Due morti nel Vicentino. Padre e figlio travolti da una voragine mentre andavano a soccorrere

La situazione più grave si è verificata nel Vicentino, dove il fiume Agno ha superato i livelli di guardia. A Valdagno, Leone e Francesco Nardon, padre e figlio, sono morti precipitando con l’auto in una voragine stradale mentre, secondo quanto ricostruito, stavano andando a prestare aiuto ai soccorritori. I loro corpi sono stati ritrovati a Trissino, 10 chilometri più a valle.

Le precipitazioni hanno raggiunto i 191 mm a Staro, 134 mm a Valli del Pasubio e un livello storico di 273 cm all’altezza del ponte di Brogliano. Per contenere la piena sono stati aperti i bacini di Montebello, Trissino, Caldogno e parzialmente quello sull’Orolo a Costabissara, riuscendo a trattenere oltre 7 milioni di metri cubi d’acqua.

Zaia: “I bacini ci hanno salvato. Ora Roma investa nella difesa del suolo"

Dalla sede della Protezione civile del Veneto, il presidente Zaia ha annunciato la firma della dichiarazione dello stato di emergenza e ha chiesto al governo un piano strutturale nazionale per la difesa idraulica.

“Dopo l’alluvione del 2010 abbiamo costruito 13 bacini, ora bisogna accelerare su quelli previsti nel Trevigiano, a Breganze-Sandrigo, a Vighizzolo d’Este e sul Piave”, ha dichiarato.

 

Tra le criticità sottolineate anche quelle legate alle arginature, sempre più vulnerabili per via delle tane degli animali:

“Abbiamo 5.000 chilometri di argini, servono più fondi per mantenerli in sicurezza”, ha concluso Zaia.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali