Vani i tentativi di salvataggio

Borromini, siglato accordo per la chiusura definitiva della sede di Colognola ai Colli

Aperto un periodo di cassa integrazione straordinaria a zero ore per 47 lavoratori. Fiom Verona: "Siamo in una valle di lacrime e si sta cercando di salvare il salvabile"

Borromini, siglato accordo per la chiusura definitiva della sede di Colognola ai Colli
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Nella giornata di martedì 22 aprile 2025, è stato sottoscritto un accordo per la chiusura definitiva della Borromini di Colognola ai Colli, come da volontà espressa dal fondo portoghese proprietario dell’azienda, già da inizio vertenza, a febbraio 2025. A nulla sono valsi i tentativi di salvataggio e le richieste della Fiom e dei lavoratori che hanno provato a contrastare questa decisione fino all’ultimo.

Cassa integrazione straordinaria a zero per 47 lavoratori

L’accordo prevede di aprire un periodo di cassa integrazione straordinaria a zero ore per 47 lavoratori, a partire dal 1° maggio fino al 31 dicembre 2025.

In questo periodo la società proprietaria potrà valutare insieme alla Regione di attivare percorsi di formazione specifici per permettere ai dipendenti coinvolti di acquisire nuove competenze per favorirne la ricollocazione nell'ambito delle misure promosse e finanziate dalla Regione stessa.

Cartellone affisso sui cancelli della sede della Borromini

Il fondo proprietario si impegna, in questo accordo, anche a ricercare acquirenti interessati all’azienda o a rami d’azienda. Per tutta la durata della CIGS saranno incentivate a livello economico le uscite volontarie del personale in base a criteri di anzianità stabiliti in sede di accordo.

"Stiamo cercando di salvare il salvabile"

Dopo la firma dell'accordo, queste sono state le parole di Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom di Verona:

“Siamo in una valle di lacrime e si sta cercando di salvare il salvabile con questa tipologia di accordo in cui si parla di CIGS per cessazione attività, con tentativi di reindustrializzazione attraverso anche cessioni di ramo di azienda per salvare qualche posto di lavoro, avviamento di politiche attive per agevolare i percorsi di ricollocazione attraverso processi formativi finanziati da soldi pubblici e, per indorare la pillola, incentivi all'esodo su base volontaria durante il periodo di copertura dell'ammortizzatore sociale.

Presidio all'esterno della Borromini

La si può raccontare come si vuole, ma resta il fatto che un altro importante pezzo della storia industriale veronese cessa di esistere per la volontà di un fondo finanziario speculativo portoghese nel silenzio assenso di chi ci governa, che dovrebbe intervenire per bloccare l'emorragia dei licenziamenti e delle chiusure e invece tace e fa finta che questo non stia accadendo o che non sia qualcosa di grave per l’economia del Paese".

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