Protesta Coldiretti davanti alla Commissione Europea: "La tecnocrazia di Von Der Leyen costa di più dei dazi Usa"
Presente anche una delegazione di giovani veronesi: "Quella che ci stanno proponendo oggi è un’Europa che penalizza la nostra generazione e compromette la sicurezza alimentare del continente"

Coldiretti scende in piazza per denunciare il tentativo dei tecnocrati europei, guidati da Ursula Von der Leyen, di distruggere l’agricoltura, la produzione di cibo e la sicurezza alimentare in Europa, mettendo a rischio le fondamenta stesse della democrazia.
Una protesta che arriva a pochi giorni dall'annuncio della stangata sui dazi che vede ancora una volta la Von der Leyen indiziata numero uno di un immobilismo che sta affossando l'economia europea, con rischi ora per l'agricoltura dieci volte più gravi dei danni che potrebbero causare i dazi di Trump.
Protesta Coldiretti davanti alla Commissione Europea
Questi potrebbero essere gli effetti delle nuove proposte di bilancio che la Commissione presenterà mercoledì 16 luglio 2025, a partire da un fondo unico tra politiche di coesione e politica agricola. Per la prima volta dal 1962, l’Europa non avrebbe più un budget destinato con chiarezza al sostegno della produzione di cibo e alla sicurezza degli approvvigionamenti alimentari.
Così, con un messaggio chiaro – “Abbiamo bisogno dell’Europa come il pane, ma questa non è l’Europa che vogliamo” – Coldiretti ha dato vita ad un’azione coordinata da Bruxelles a Roma, per dare il benvenuto a “Vonderland”, una landa autocratica che vede un’Europa sempre più distante dalla realtà, dai cittadini e dalla terra.
In prima linea anche i giovani di Coldiretti Verona con il Delegato provinciale Riccardo Pizzoli al fianco di Marco De Zotti, rappresentante dei giovani Veneti, che da Bruxelles ha dichiarato:
“Siamo qui per difendere il nostro futuro, ma anche quello di tutti i cittadini europei. Vogliamo un'Europa che ascolti, che costruisca, che protegga chi lavora la terra e produce cibo ogni giorno. Quella che ci stanno proponendo oggi non è l’Europa dei padri fondatori, ma una deriva tecnocratica che penalizza la nostra generazione e compromette la sicurezza alimentare del continente. Non possiamo permetterlo. Saremo sentinelle della democrazia e della terra, oggi e domani".

L’iniziativa ha coinvolto centinaia di giovani agricoltori di Coldiretti, che hanno esposto striscioni raffiguranti Ursula Von der Leyen nella sua “Vonderland”, accompagnati da messaggi chiari come: “non spegnere la democrazia!”, "non spegnere la salute", "non spegnere l'agricoltura" – sempre più minacciata da una Commissione Europea che ignora sistematicamente le scelte del Parlamento europeo e agisce senza confronto democratico.
Gli striscioni, oltre ad essere stati esposti dal palazzo di Farm Europe a Bruxelles, a pochi passi da quello di Berlaymont, sede della Commissione Europea, sono stati alzati in cielo anche in alcuni luoghi iconici di Roma come il Colosseo, Fontana di Trevi e Piazza Navona, e con valore anche politico come il Senato.

“Siamo scesi in piazza perché è in gioco molto più del nostro futuro: è in gioco la democrazia e la stessa idea di Europa – dichiara da Bruxelles il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini –. Di fronte all’arroganza di una burocrazia europea che, sotto la guida della presidente Von der Leyen, calpesta ogni giorno il lavoro degli agricoltori e ignora sistematicamente la volontà dei cittadini. Un’Europa che toglie risorse alla produzione di cibo per destinarle al riarmo, che apre le porte a prodotti stranieri privi di garanzie, che firma accordi senza reciprocità e impone regolamenti scollegati dalla realtà agricola. Questa non è l’Europa che vogliamo.
Un'Europa che in questo momento si ritrova a trattare con la minaccia di dazi USA al 30% figli di un'incapacità della Von der Leyen di negoziare in prima persona e di difendere la nostra economia. Ennesimo tassello di una politica economica e produttiva totalmente fallimentare, che sta facendo chiudere interi settori europei, avvantaggiando paesi come la Cina. Oggi gli agricoltori non chiedono privilegi, ma rispetto: per chi ogni giorno garantisce sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e presidio del territorio. Non accetteremo più decisioni imposte dalla Presidente, senza confronto, senza ascolto, senza dignità”.