Il mistero di Maria Cristina Pugliese: l’autopsia svela la causa del decesso
Il corpo della 27enne fu trovato nel box doccia della casa di Caldiero. L’autopsia conferma l’asfissia meccanica, ma resta il mistero

A distanza di mesi dalla tragica scomparsa di Maria Cristina Pugliese, 27 anni, i referti dell’autopsia depositati presso la Procura di Verona confermano che la causa del decesso è stata l’asfissia meccanica: una compressione violenta del collo ha causato l’arresto cardio‑respiratorio. L’asfissia meccanica è una condizione in cui il corpo non riesce più a ricevere ossigeno a causa di un ostacolo fisico esterno che impedisce la normale respirazione. A differenza di altri tipi di asfissia, in quella meccanica c’è una forza o un oggetto che blocca il passaggio dell’aria.
Ritrovamento e tempistica
Il corpo è stato rinvenuto il 1° dicembre 2024 nel box doccia dell’appartamento condiviso con il compagno in via Marinetti a Caldiero.

Tuttavia, le analisi termometriche hanno stabilito che la morte risale probabilmente alla sera del 30 novembre, circa 23 ore prima del ritrovamento. Un tubo flessibile da doccia era avvolto attorno al collo: può essere compatibile con un suicidio, un incidente o uno strangolamento volontario, ma l’autopsia non ha chiarito la dinamica esatta.
Esiti tossicologici e rilievi forensi
Gli esami tossicologici hanno rilevato valori alterati, sebbene non tali da compromettere la lucidità della vittima. I carabinieri hanno inoltre riscontrato tracce ematiche sul pavimento del bagno, oggetto di ulteriori indagini scientifiche per verificare il DNA e la presenza di terzi.
I medici legali, Ausania e Gottardo dell’Istituto di Borgo Roma, non hanno riscontrato segni di colluttazione o ferite da difesa. I consulenti, nominati dal PM Labate e dai familiari, e i RIS hanno eseguito sopralluoghi, raccogliendo impronte digitali e analizzando campioni biologici per ricostruire le ore precedenti alla tragedia.
Indagato e contesto familiare
L’unico iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario è il compagno, Marco Cristofori, 40 anni, che ha trovato il corpo e ha dato l’allarme. Non ha subito misure cautelari. Difeso dall’avvocato Filippo Vicentini, secondo la sua versione Maria Cristina si sarebbe uccisa nella doccia.
I genitori – Rosa, Natale – e il fratello Rocco ritengono invece la pista del suicidio altamente improbabile. La coppia, secondo testimonianze, aveva rapporti tesi: nella stessa serata del 30 novembre sarebbe scoppiata un’accesa lite, iniziata in un locale e proseguita in casa, dove è stato rinvenuto anche un tavolino rotto.
Nuove testimonianze e svolte investigative
Una testimonianza avanzata da un vicino sostiene che Cristofori avrebbe chiuso in casa un amico che poi ha trovato il corpo, uscendo successivamente per andare al bar. Una barista del paese avrebbe osservato una vistosa ferita sanguinante sulla mano dell’uomo quella mattina.
Nel frattempo, il corpo di Maria Cristina è stato restituito alla famiglia; i funerali si sono svolti il 25 gennaio 2025, a Soave, alla presenza di circa 200 persone, in segno di dolore e per chiedere verità e giustizia.
Situazione attuale dell’inchiesta
Le indagini dei carabinieri di Colognola ai Colli proseguono in modo approfondito: sono state audite nuove persone informate sui fatti, mentre la scientifica continua le analisi su campioni biologici, impronte e tracce ematiche.
Nonostante il quadro patomorfologico sia ora ben definito, il giallo rimane aperto: non è ancora possibile escludere o esprimersi con certezza sulla natura del fatto, se si tratti di suicidio, tragico incidente o delitto.