L'iniziativa

Percorsi psico-educativi per detenuti con reati di violenza di genere, c'è l'accordo tra Comune e carcere Montorio

Scopo di questi percorsi, gestiti dal Centro N.A.V. del Comune, è di responsabilizzare la persona riguardo agli atti violenti commessi e stimolare una riflessione sulle conseguenze del reato

Percorsi psico-educativi per detenuti con reati di violenza di genere, c'è l'accordo tra Comune e carcere Montorio
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Tra i principi fondamentali dell'ordinamento penale riportati dall'articolo 27 della Costituzione italiana, viene elencato anche l'obiettivo della rieducazione del condannato.

Ed è proprio in riferimento a questo aspetto, unito a quanto sancito nella Convenzione di Istanbul, che si muove l'iniziativa siglata dall'accordo tra Comune di Verona e Casa Circondariale di Montorio e che intende dare il via, all'interno del carcere veronese, a percorsi psico-educativi rivolti a detenuti condannati per reati di violenza di genere, tra cui reati sessuali, maltrattamenti contro familiari e atti persecutori.

Accordo su percorsi psico-educativi per detenuti con reati di violenza di genere

L'approvazione dell'accordo tra Comune e carcere, su proposta della vicesindaca e assessore alla Parità di genere Barbara Bissoli, è avvenuta nella giornata di martedì 5 agosto 2025.

Carcere di Montorio

La Giunta comunale ha infatti dato il via libera allo schema per l'attivazione di percorsi psico-educativi rivolti agli uomini detenuti, condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari e conviventi e per atti persecutori, per i quali sia stato formulato un programma di trattamento individualizzato con finalità di recupero e di sostegno a carico del sistema penitenziario.

La gestione di questi percorsi sarà ad opera di Servizi Antiviolenza del Comune, in particolare del Centro N.A.V. - Non Agire Violenza, rivolto agli uomini che agiscono violenza nei confronti delle donne.

“D’intesa con la Direttrice della Casa Circondariale di Montorio, dott.ssa Bregoli, che ringrazio per la sensibilità e per la disponibilità che ha dimostrato nell’aver accolto la proposta del nostro Centro Non Agire Violenza N.A.V., che offre percorsi di recupero per uomini autori di violenza nei confronti delle donne – ha sottolineato la vicesindaca Barbara Bissoli – sarà ora possibile per il Comune di Verona partecipare attivamente all’azione rieducativa dei condannati per reati di violenza di genere.

Barbara Bissoli, vicesindaca di Verona e assessora alla Parità di genere

Un'iniziativa che rientra in quanto affermato nell’ordinamento penitenziario in attuazione dell’art. 27 della Costituzione, che assegna alla pena un ruolo rieducativo del condannato e della Convenzione di Istanbul che chiede agli Stati aderenti di attivare programmi di trattamento per chi abbia agito violenza di genere, con l’obiettivo di prevenire la recidiva e proteggere l’integrità delle donne vittime della violenza".

Come funziona il servizio di rieducazione

Nel dettaglio, il Comune di Verona parteciperà attivamente all’azione rieducativa dei detenuti condannati per reati di violenza di genere, tramite il servizio del Centro N.A.V, impegnandosi a svolgere attività di sostegno psico-educativo negli spazi individuati dalla Direzione del Carcere.

Il tutto avverrà tramite un diretto contatto informativo col carcere e con gli operatori penitenziari e attraverso riunioni periodiche del Gruppo allargato di Osservazione e Trattamento (G.O.T.), così come disciplinato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, al fine di discutere il percorso intrapreso dalla persona detenuta e di confrontarsi, attraverso un lavoro “di rete”, sull’andamento del programma di recupero.

Il percorso prevede una durata indicativa minima di 60 ore nell’arco temporale di almeno 12 mesi con gruppi di massimo 8 persone ed è proposto ai detenuti per i quali sia stata predisposta l’Osservazione scientifica della personalità (ai sensi del combinato disposto dell’art. 13 e 4-bis, comma 1-quater, l. n. 354 del 1975), attraverso un intervento psico-educativo individuale e di gruppo che mira a responsabilizzare la persona riguardo agli atti violenti commessi e a stimolare una riflessione sulle conseguenze del reato (in conformità con quanto previsto dall’art. 13-bis l. n. 354 del 1975).

"Abbiamo raccolto l’input di portare in carcere l’esperienza e la competenza dei Servizi Antiviolenza comunali dal Tavolo del Carcere, coordinato dal Comune di Verona e partecipato dal Garante dei Detenuti, offrendo con questo accordo una risposta convinta al bisogno rappresentato, anche in considerazione dello stato del percorso di ristrutturazione interna dei Servizi stessi avviato dalla nostra Amministrazione e oggi arrivato a buon punto” ha concluso la vicesindaca di Verona.