AMBIENTE

Macchine utensili usate e sostenibilità: come l’economia circolare sta trasformando la lavorazione della lamiera

Scopri come l’acquisto di presse piegatrici usate riduce l’impronta di carbonio e supporta la transizione industriale sostenibile in linea con le normative UE

Macchine utensili usate e sostenibilità: come l’economia circolare sta trasformando la lavorazione della lamiera

L’industria metalmeccanica italiana ed europea si trova oggi a un bivio: da un lato, la necessità di rimanere competitiva su mercati globali; dall’altro, la pressione crescente per ridurre l’impatto ambientale e allinearsi agli obiettivi del Green Deal europeo. In questo scenario, la sostenibilità non riguarda solo l’energia o i materiali di scarto, ma anche la gestione degli asset produttivi. E qui entra in gioco un’opportunità spesso sottovalutata: l’acquisto di macchine utensili usate, in particolare presse piegatrici per lamiera.

Lontane dall’essere soluzioni di ripiego, le macchine utensili usate – quando selezionate, revisionate e certificate – rappresentano una leva concreta per abbracciare i principi dell’economia circolare e ridurre l’impronta ecologica dell’industria pesante.

Meno CO₂, più valore: l’impatto ambientale evitato

Produrre una pressa piegatrice nuova richiede un’enorme quantità di risorse: acciaio, alluminio, componenti elettronici, energia per la lavorazione e per l’assemblaggio, oltre a emissioni legate ai trasporti internazionali. Secondo uno studio del Fraunhofer Institute for Manufacturing Engineering and Automation IPA (2021), fino al 70% dell’impronta di carbonio di una macchina utensile si concentra nella fase di produzione — ben prima che la macchina entri in funzione in officina.

Riutilizzare una macchina esistente significa evitare completamente questa fase. Sebbene le stime varino in base al modello e alla taglia, l’acquisto di una pressa piegatrice usata può evitare tra le 20 e le 50 tonnellate di CO₂ equivalenti rispetto all’acquisto di un modello nuovo — un risparmio paragonabile a quello generato da decine di automobili tolte dalla strada per un anno intero. In un settore in cui ogni tonnellata di CO₂ conta, questa scelta non è marginale: è strategica.

Qualità che dura nel tempo

Le macchine utensili industriali non sono dispositivi effimeri. Sono progettate per durare decenni, con robustezza meccanica, precisione millimetrica e capacità di integrarsi in linee produttive complesse. Ad esempio molte presse piegatrici prodotte negli anni ‘90 o 2000 sono ancora perfettamente operative, soprattutto se sottoposte a manutenzione ordinaria o a un processo di ricondizionamento professionale.

Oggi, il mercato dell’usato non significa “macchine scartate”, ma beni strumentali di alta qualità, ispezionati, testati e spesso aggiornati con componenti moderni (es. CNC, sistemi di sicurezza). Per un’officina o una PMI, questo rappresenta un duplice vantaggio:

  • Affidabilità tecnica senza i rischi di obsolescenza rapida legati ad alcune soluzioni “iper-connesse”;
  • Compatibilità immediata con impianti esistenti, senza costosi adattamenti.

In questo contesto, piattaforme specializzate offrono non solo visibilità sulle macchine disponibili, ma anche garanzie tecniche, certificazioni CE e supporto post-vendita. Ad esempio, chi cerca presse piegatrici usate per lamiera può trovare oggi soluzioni revisionate e pronte all’uso su portali dedicati come Mach-Trade, dove ogni macchina è sottoposta a controlli prima della messa in vendita.

Il sostegno delle politiche europee

L’Unione Europea sta spingendo con forza verso un modello economico circolare. Il Circular Economy Action Plan (2020) e il recente regolamento ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation), adottato nel 2024, impongono nuovi standard: i prodotti dovranno essere progettati per essere riparabili, aggiornabili, riutilizzabili e dotati di “passaporti digitali” che ne traccino la storia.

Anche se gli incentivi fiscali italiani (come l’iperammortamento al 150%) privilegiano ancora i beni nuovi, cresce l’attenzione sul valore del ricondizionato. Alcune regioni (es. Emilia-Romagna, Lombardia) hanno attivato bandi PNRR che includono macchinari ricondizionati tra le spese ammissibili per la transizione verde, purché accompagnati da certificazioni di efficienza energetica e sicurezza. Inoltre, aziende che adottano pratiche circolari migliorano la propria valutazione ESG, un fattore sempre più rilevante per finanziamenti, appalti pubblici e partnership internazionali.

Un esempio concreto

Immaginiamo un’azienda metalmeccanica del Nord Italia che deve ampliare la propria capacità di piegatura per rispondere a una nuova commessa. Invece di attendere 6–12 mesi per la consegna di una pressa nuova e investire 300.000 euro, sceglie una macchina usata revisionata, disponibile in pronta consegna, a un terzo del costo.
Oltre al risparmio economico e al vantaggio competitivo, evita decine di tonnellate di emissioni e contribuisce a mantenere in circolo un asset industriale di valore.

Questo non è un caso isolato: è il segnale di un cambiamento culturale nell’industria, dove l’usato non è un compromesso, ma una scelta consapevole.

Verso un’industria più resiliente e sostenibile

L’economia circolare non è un concetto astratto: si realizza ogni volta che un’azienda decide di dare una seconda vita a una macchina invece di sostituirla. Nella lavorazione della lamiera, le presse piegatrici usate rappresentano un’opportunità concreta per ridurre costi, emissioni e tempi di attesa, senza rinunciare a prestazioni o sicurezza.

In un’epoca in cui sostenibilità e competitività devono andare di pari passo, scegliere l’usato certificato non è solo una decisione economica: è un passo avanti verso un’industria più responsabile, resiliente e allineata al futuro.