Sconcerto e dolore. Come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non servono altre parole per raccontare l’esplosione del casolare in via San Martino, avvenuta nella notte di martedì 14 ottobre 2025 a Castel d’Azzano, che ha causato la morte dei Carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello.
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Venticinque, invece, sono stati gli accessi totali all’ospedale (per traumi e ustioni), tra cui quattro codici rossi: si tratta di tre Carabinieri e una civile, cioè Maria Luisa Ramponi (nel riquadro in copertina), la 59enne asserragliata in casa coi fratelli Franco e Dino, che hanno aperto le bombole di gas nel momento in cui ha avuto inizio l’operazione di polizia giudiziaria.
“Abbiamo assistito a una follia – ha dichiarato il comandante provinciale dei Carabinieri di Verona, Claudio Papagno – una donna che ha fatto esplodere una bombola di gas mentre i nostri stavano entrando”.
Già due volte i Ramponi si erano opposti allo sfratto col gas
In quel frangente, i Carabinieri impegnati nello sgombero sono stati travolti dalla deflagrazione e dalle macerie del casolare. Per Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello fin da subito non c’è stato nulla da fare.
Maria Luisa e Dino Ramponi sono stati arrestati nell’immediato, mentre Franco è stato catturato poco dopo in una campagna di sua proprietà.
“Dovevamo eseguire un decreto di perquisizione, si cercavano anche delle bottiglie molotov – ha dichiarato il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito – Carabinieri e Polizia hanno cercato di agire in massima sicurezza e con tutte le attrezzature necessarie. Ma l’esito è stato inaspettato e molto doloroso”.
A questa perquisizione si aggiunge la procedura di sfratto che pendeva da anni sui tre fratelli. Proprio su questo aspetto, fin dalle ore successiva all’esplosione, è emerso che già in passato, durante due operazioni di sgombero del casolare in via San Martino, i tre fratelli avevano tentato di evitarlo alla stessa maniera.

Lo scorso anno, era stata la stessa Maria Luisa Ramponi a raccontarlo. Queste le sue parole in un filmato mandato in diretta al Tg1 delle 13:
“Oggi volevano fare lo sgombero e ci siamo opposti in tutti i modi. Abbiamo riempito la casa di gas“.

Si valuta la strage
Come riferito dal Tgr Veneto, i vicini di casa dei Ramponi li hanno definiti “problematici“:
“Da quello che so non volevano abbandonare la casa. Avevano già avuto degli sfratti, la situazione era conosciuta, purtroppo in negativo. E la cosa si è risolta non bene”.
Nella casa, a seguito della deflagrazione, sono state trovate molotov e sei bombole di gas.
“Sicuramente è un omicidio volontario plurimo, su questo non ci sono dubbi – ha aggiunto il procuratore Tito – Valuteremo con i vertici investigativi dell’Arma se contestare anche la strage. Abbiamo le bodycam, aspettiamo di avere qualche dettaglio”.
Mentre il Presidente di Regione Veneto, Luca Zaia, ha proclamato il lutto regionale per tre giorni e per il giorno in cui saranno fissate le esequie dei Carabinieri caduti, anche a livello nazionale la Premier Giorgia Meloni ha dichiarato per oggi e per il giorno dei funerali il lutto nazionale. Un minuto di silenzio è stato osservato in Senato in onore dei tre carabinieri morti.
In una nota diramata tramite il canale stampa ufficiale, il comando regionale dei vigili del fuoco fa sapere che stanno bene i sette pompieri coinvolti nell’esplosione.
“Dopo gli accertamenti sanitari, sono stati tutti dimessi dal pronto soccorso. Il Corpo nazionale è vicino ai feriti di Carabinieri Polizia di Stato, con l’augurio che le condizioni di tutti loro possano migliorare in fretta”.