Il Segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), Stefano Paoloni, ha espresso soddisfazione per la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Verona nei confronti dell’agente della Polfer indagato per l’omicidio di Moussa Diarra, il 26enne ucciso il 20 ottobre 2024 nei pressi della stazione di Verona Porta Nuova.
Il SAP chiede una norma contro l’automatismo
Secondo Paoloni, la decisione della Procura è “un passo importante per fare chiarezza” su un episodio avvenuto durante un intervento di servizio, nel quale l’assistente capo coordinatore della Polizia di Stato era stato aggredito con un coltello da Diarra.
“Per un anno – ha ricordato Paoloni – il collega ha vissuto sotto una vera e propria spada di Damocle: carriera bloccata e spese legali a suo carico, perché il fatto è avvenuto prima dell’approvazione del Decreto Sicurezza“.
Il segretario del SAP ha quindi rilanciato la richiesta di una riforma legislativa che eviti l’automatismo dell’iscrizione nel registro degli indagati (“atto dovuto”) per gli operatori delle forze dell’ordine, nei casi in cui siano evidenti le scriminanti come la legittima difesa, l’adempimento del dovere, l’uso legittimo delle armi o lo stato di necessità.
Paoloni ha infine ribadito l’importanza di dotare tutti gli agenti di bodycam, misura già prevista dall’ultimo Decreto Sicurezza, per garantire la massima trasparenza e tutela sia per gli operatori che per i cittadini.
La vicenda
Era la mattina del 20 ottobre 2024 quando Moussa Diarra, 26 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato ripreso dalle telecamere cittadine mentre, armato di coltello, danneggiava alcune vetrine e cercava di aggredire agenti della Polizia Locale, costretti a mettersi in sicurezza.
Poco dopo, il giovane si era spostato nei pressi della stazione di Verona Porta Nuova, dove aveva continuato a comportarsi in modo aggressivo e minaccioso. Lì si era poi scagliato contro un agente della Polizia Ferroviaria, che – secondo la ricostruzione ufficiale – aveva esploso tre colpi di pistola a distanza ravvicinata, uno dei quali risultato mortale. Il proiettile fatale lo aveva raggiunto al torace, all’altezza del cuore, mentre un altro lo avrebbe sfiorato tra spalla e collo, come emerso dall’esame medico legale.