Elezioni regionali 2025

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto, eletto con il 69,39% di voti in provincia di Verona

Il centrodestra ha superato di oltre il doppio il centrosinistra: nella provincia scaligera la Lega ha ottenuto il 34,68% dei voti, Fratelli d'Italia il 21,83% e Forza Italia il 10,13%

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto, eletto con il 69,39% di voti in provincia di Verona

Il centrodestra conquista nettamente le elezioni regionali, staccando di oltre il doppio il centrosinistra. Ma il dato politico più evidente è l’astensione: più di un veneto su due è rimasto lontano dalle urne.

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto

Con tutte le 4.729 sezioni scrutinate, secondo i dati ufficiali del portale Eligendo, Alberto Stefani, candidato del centrodestra, ottiene il 64,39% dei consensi, pari a 1.211.356 voti, diventando così il nuovo governatore del Veneto.

“Con grande emozione ho ricevuto l’onore di rappresentarvi. Sento dentro di me una forte responsabilità e anche una grande energia. Voglio essere chiaro: metterò al primo posto i bisogni delle persone e sarò presidente di tutti, anche di chi non mi ha votato. E, insieme alle forze della coalizione, che ringrazio, da domani sarò già al lavoro. Con occhi e cuore solo per il Veneto”, ha scritto su Facebook il neopresidente.

Il candidato del “campo largo”, Giovanni Manildo, si ferma al 28,88% con 543.278 voti.

“Il centrosinistra ha invertito la rotta in veneto. Dopo oltre 15 anni di scivolamento torniamo a crescere. Abbiamo piantato il chiodo decisamente più in alto raddoppiando, di fatto, la percentuale di cinque anni fa.

Ora inizia un lavoro importante in consiglio regionale nel quale dobbiamo valorizzare al massimo questo capitale umano e politico: siamo passati da essere opposizione a essere vera e credibile alternativa. Grazie a tutti! Il lavoro inizia adesso!”, ha commentato Manildo su Facebook, dopo gli scrutini.

Più distanti gli altri sfidanti:

  • Riccardo Szumski (Resistere Veneto) raccoglie il 5,13% e 96.474 voti;
  • Marco Rizzo (Democrazia Sovrana Popolare) ottiene l’1,09% con 20.574 voti;
  • Fabio Bui (Popolari per il Veneto) chiude allo 0,51%, pari a 9.590 voti.

Come hanno votato i veronesi

Un risultato che conferma la solidità del blocco di centrodestra nella regione, mentre l’astensione è stata il vero segnale d’allarme di questa tornata elettorale. Nella provincia scaligera l’affluenza è stata del 44,75%, un calo significativo rispetto alle precedenti elezioni quando si è registrato il 61,95% .

Nella provincia di Verona il contributo decisivo alla vittoria del centrodestra arriva dalla Lega – Liga Veneta Stefani Presidente, che si afferma come prima forza politica con 106.104 voti (34,68%) e 4 seggi, risultando il motore principale della coalizione.

Fratelli d’Italia segue con 66.774 voti (21,83%) e conquista 2 seggi, mentre Forza Italia – Berlusconi Autonomia per il Veneto si ferma a 30.977 voti (10,13%), e un seggio.

Restano fuori dal consiglio anche le altre liste della coalizione: Liga Veneta Repubblica V.A. (5.790 voti, 1,89%), Noi Moderati Civici per Stefani (5.290 voti, 1,73%) e Unione di Centro (2.146 voti, 0,70%). Complessivamente, le liste a sostegno di Stefani raccolgono 217.081 voti, pari al 70,96%, e portano in consiglio 7 seggi dalla provincia di Verona.

Per quanto riguarda il centrosinistra, la coalizione guidata da Giovanni Manildo ha raccolto in provincia di Verona 86.918 voti, pari al 25,96%.

Il Partito Democratico si conferma la lista più forte della coalizione con 49.241 voti (16,10%) e conquista un seggio.

Tutte le altre liste restano invece fuori dalla rappresentanza: Alleanza Verdi e Sinistra (10.293 voti, 3,36%), il Movimento 5 Stelle (6.912 voti, 2,26%), Le Civiche Venete per Manildo Presidente (5.599 voti, 1,83%), Uniti per Manildo Presidente (2.875 voti, 0,94%), Pace Salute Lavoro – Rifondazione Comunista (1.406 voti, 0,46%) e Volt Europa (815voti, 0,27%).

Un risultato complessivo che conferma un centrosinistra competitivo ma incapace di colmare il divario rispetto al blocco di centrodestra.