Liona «el ferar», lanello e lAquila Bianca
Nell’archivio del Gruppo Giovani la storia incredibile del fiume che avrebbe preso il nome dal fortunato artigiano del paese

Nell’archivio del Gruppo Giovani la storia incredibile del fiume che avrebbe preso il nome dal fortunato artigiano del paese
Nell’antichità, anche a Povegliano, nelle stalle dei contadini, varie storielle paesane sono state raccontate a grandi e piccini. Negli archivi del Gruppo Giovani è custodita una di queste, che vede coinvolto «il Liona», un artigiano «feràr», che costruiva attrezzi agricoli in ferro battuto e che abitava nell’antica via Mora, attualmente via Nogarole Rocca. Si leggi infatti dal testo che la leggenda racconta che l’artigiano avesse delle capacità straordinarie dovute non soltanto alla propria intelligenza, ma all’intervento della «Mora». Un giorno, mentre riposava davanti a casa, ebbe una visione miracolosa. Dalle montagne veronesi, sette aquile bianche gli si avvicinavano: le prime si posarono nella campagna verso Isolalta, la settima, appena toccata terra depose il vestito di aquila bianca e si trasformò in una giovane donna dalle eccezionali bellezze.
La ragazza venne vicino a lui e si offrì di essere sua sposa. Il Liona, incredulo, fu ben contento di accettare. A quel punto, la giovane donna tirò fuori da un cofanetto un anello d’oro e lo consegnò al marito, come pegno dell’unione. L’anello avrebbe dovuto custodirlo gelosamente: se fosse stato rubato o perduto, ella sarebbe dovuta ritornare ai lontani regni dei beati. Il Liona era ben deciso a non perdere quel tesoro e costruì un buon numero di anelli identici a quello consegnato dall’Aquila Bianca e li nascose in tante cassette. Nessuno sarebbe stato in grado di individuare l’anello datogli in pegno dalla moglie, ma l’impossibile venne da dove meno ci si poteva aspettare.
A Nogarole, paesino che confina con Povegliano, nella torre Rocca abitava in quegli anni il Conte che dominava tutta la zona. Questi, per mezzo dei soliti e astuti informatori, era riuscito a sapere tutta la storia dell’Aquila Bianca, e dell’anello e delle copie perfette che di questo erano state fatte. Per impossessarsene e far scomparire l’incantesimo, mobilitò uno squadrone di soldati. Venne di notte, incatenò Liona e portò via tutto, l’anello e le sette copie. Il povero Liona si vide passargli sopra la testa la moglie, ritornata Aquila Bianca. In aiuto arrivò un Angelo tutto bianco armato di arco e frecce che ne scagliò dall’alto una che spaccò il cuore al Conte malvagio. Subito Liona sentì le ali delle Aquile Bianche volteggiare sopra il suo capo. Per incantesimo le sette Aquile Bianche si trasformarono in sette gorghi che gettano acque pure e salutari.
Da questa storia, il Liona diventò il fiume che raccoglie tutte le acque dei sette gorghi della Salve Regina, situati tra il Ponte Quadruplo e la località Torneghiso.