La signora Cordioli, Cavaliere della porta accanto

"Quando ho letto il documento mi sono commossa. Non so spiegarmi la ragione di un tale riconoscimento, ho solo aiutato chi ha bisogno"

La signora Cordioli, Cavaliere della porta accanto
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"Quando ho letto il documento mi sono commossa. Non so spiegarmi la ragione di un tale riconoscimento, ho solo aiutato chi ha bisogno"

«Nel 2008 mi arrivò via posta questo diploma. Non me lo sarei mai aspettato, ma mi ha fatto un immenso piacere, quando l’ho letto mi sono commossa». La signora Nazzarena Cordioli, nata nel 1932 a Rosegaferro, racconta della cosa con semplicità, ma il diploma in questione è tutt’altro che di poco conto. Sulla pergamena in bei caratteri corsivi è riportato il titolo che le viene conferito e di cui le si dà facoltà di fregiarsi: nientemeno che Cavaliere.

L’Ordine al merito della Repubblica italiana è il più alto degli ordini dello Stato Italiano, ma Nazzarena lo mostra con umiltà, anche se è ben consapevole del suo valore. L’aspetto più curioso della storia è che, proprio a causa della sua umiltà e della naturalezza con cuila donna si è sempre dedicata agli altri, quando si trova a dover spiegare il motivo di tale onorificenza, Nazzarena sembra quasi non riuscire a spiegarselo: «Prima che mi arrivasse il diploma sono stata convocata dai Carabinieri che hanno voluto sapere tutto quello che ho fatto per gli altri. Così ho raccontato loro come ho pensato di sostenere le prime famiglie di immigrati a Rosegaferro, accompagnando i loro figli a scuola ogni giorno e le mamme alle lezioni di italiano tre volte a settimana o in qualsiasi altro modo potessi rendermi utile».

L’attenzione di Nazzarena per gli altri nasce dall’educazione ricevuta dalla madre Fabiola e dal padre Saverio, ma è diventatala sua occupazione principale soprattutto quando è rimasta sola dopo la morte del marito nel 1971. «L’avevo seguito a Milano, ma quando sono rimasta vedova sono tornata nella mia casa materna a Rosegaferro e per non rischiare di ripiegarmi sul dolore della perdita appena vissuta, ho cominciato a guardarmi attorno per capire in che modo potevo essere utile. Così ho iniziato a raccogliere indumenti per le persone bisognose e, all’inizio degli anni ‘90, ho aiutato le prime tre famiglie di immigrati a Rosegaferro come potevo».

Nazzarena è fatta così, fare qualcosa per gli altri le viene naturale, non lo fa per averne merito. Quando va al cimitero a trovare i suoi cari defunti aggiunge acqua anche ai fiori delle sepolture vicine e si prende cura delle tombe che ormai non visita più nessuno portandovi una pianta grassa. «C’è chi mi critica, dicendo che non dovrei interessarmi ai fatti altrui, e questo un po’ mi dispiace, ma non gli do peso». Per lei il volontariato non è un’attività cui dedicare un po’ di tempo libero, ma un modo di vivere.

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