Anticipata raccolta del riso a causa del gran caldo

“È stata un’estate anomala, che ha messo a dura prova i risicoltori" spiega Michele Rossi, vicepresidente dei risicoltori di Confagricoltura Verona e presidente della Riseria La Pila di Isola della Scala

Anticipata raccolta del riso a causa del gran caldo
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“È stata un’estate anomala, che ha messo a dura prova i risicoltori" spiega Michele Rossi, vicepresidente dei risicoltori di Confagricoltura Verona e presidente della Riseria La Pila di Isola della Scala

Come riportato da Confagricoltura Verona, anche il riso veronese ha sofferto gli effetti della grande calura che ha contrassegnato l’estate 2017. La siccità ha messo a dura prova le coltivazioni del Basso veronese, con una carenza idrica che ha portato a una sorta di competizione sull’acqua con le coltivazioni del mais, che hanno sofferto moltissimo a causa delle temperature elevate. E, come è accaduto con l’uva, anche per il riso la raccolta potrebbe partire in anticipo, presumibilmente già il 10 settembre.

“È stata un’estate anomala, che ha messo a dura prova i risicoltori – spiega Michele Rossi, vicepresidente dei risicoltori di Confagricoltura Verona e presidente della Riseria La Pila, che ha una decina di aziende associate nella zona di Isola della Scala, pari al 25 % della superficie veronese coltivata a riso -. La carenza d’acqua si è sentita soprattutto nelle zone in cui c’è molto mais e inoltre ha portato a un incremento del brusone, malattia funginea che si è manifestata verso fine giugno proprio a causa delle alte temperature. Abbiamo temuto danni, infine, a causa della tempesta dello scorso fine settimana, con il vento che ha causato qualche danno da allettamento. Gli episodi, per fortuna, sono stati marginali e di entità non significativa”.

Alla vigilia della raccolta, le previsioni sono comunque buone: “La coltivazione è abbastanza regolare. Le pannocchie sono dorate e si stanno piegando, prendendo la tipica forma del riso pronto da tagliare. Le prime mietitrebbie potrebbero già comparire nella seconda settimana di settembre. Come sarà la qualità si vedrà dai primi tagli e ci auguriamo anche che ci sia una buona produzione. Per quanto riguarda i prezzi, il Vialone Nano tiene ancora bene, con una quotazione stazionaria dal 2016 che è di 50 euro al quintale a fronte di 40-45 euro di costo di produzione. A soffrire di più sono il Carnaroli e l’Arborio, battuti a 40 euro e in costante discesa a causa della concorrenza dei Paesi a «dazio zero» come il Vietnam, la Cambogia, la Thailandia, l’India e il Pakistan, che vendono riso a prezzi stracciati nell’Unione europea mettendo in ginocchio i produttori veneti. I prezzi subiscono un brusco calo a causa della sovrapproduzione, non consentendo più ai produttori di essere competitivi”.

La provincia di Verona è la regina del riso in Veneto, con 2.453 ettari totali coltivati sui 3.615 regionali, di cui 1.597 ettari a Vialone nano (di cui circa un terzo Igp), 109 ad Arborio e 681 a Carnaroli (dati 2016 dell’Ente nazionale risi). Il mercato per il Vialone Nano è prevalentemente veneto e utilizzato nella ristorazione per risotti d’eccellenza. “Siamo un’isola felice – sottolinea Rossi -, ma se si continua a importare riso a dazio zero si rischia che anche il riso di alta qualità subisca una concorrenza sleale e porti scompensi sul mercato. Ci auguriamo che l’Ue accolga la richiesta del ministro Maurizio Martina di attivare la clausola di salvaguardia, che permetterebbe la sospensione delle concessioni tariffarie a favore dei Paesi meno avanzati”.

I numeri, del resto, parlano chiaro. Se nel 2009 l'Unione europea importava dai Paesi meno avanzati 30.000 tonnellate di riso, oggi ne arrivano 300.000. Un danno enorme per i risicoltori europei dovuto alla decisione europea, entrata in vigore nel 2009, di eliminare tutti i dazi all'import di riso dai cosiddetti Paesi meno avanzati. Oggi l'Ue consuma circa 3 milioni di tonnellate di riso all'anno. Se fino al 2009 i due terzi erano prodotti nel vecchio continente, oggi la metà arriva dall'estero. Il giro d'affari per lo Stivale si aggira attorno a 1 miliardo di euro grazie a 4.265 aziende agricole e 100 industrie risiere, che coltivano e lavorano il riso prodotto su 234.000 ettari.