Don Ciresola, un parroco sulla via della santità

Oggi è nel novero dei servi di Dio. Nel 1927 scriveva: «O prete santo, o nulla, Signore! Oh sì! Ch’io sia nel numero dei pochi!»

Don Ciresola, un parroco sulla via della santità
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Oggi è nel novero dei servi di Dio. Nel 1927 scriveva: «O prete santo, o nulla, Signore! Oh sì! Ch’io sia nel numero dei pochi!»

Don Giovanni Ciresola, fondatore di un ordine monastico femminile a Quinto di Verona e avviato al processo di canonizzazione, ovvero il percorso attraverso cui vengono riconosciuti i nuovi santi, fu originario di Quaderni e, nonostante se ne allontanò presto, rimane con la frazione un forte legame, come racconta Ugolino Franchini, che si è occupato di allestire una mostra fotografica a lui dedicata nella parrocchia di San Matteo in occasione della celebrazione voluta nel suo paese d’origine dalle suore della sua congregazione nel maggio 2012, a 110 anni anni di distanza dalla sua nascita. 

«I Ciresola di cui faceva partedon Giovanni sono soprannominati qui a Quaderni i Similiani, probabilmente dal nome Massimiliano, che deve aver portato un loro avo. Giovanni fu il dodicesimo figlio di Francesco e Francesca Maria. La famiglia purtroppo ebbe gravi problemi economici e si ridusse in povertà, tanto che il padre, dopo tre anni dalla nascita del figlio, nel 1905, si trasferì a Genova Sampierdarena per fare il carrettiere. La madre e i figli che ancora vivevano con la famiglia andarono invece ad abitare l’anno successivo a Montorio. Il legame con i parenti di Quaderni tuttavia non si spezzò, infatti molti anni dopo la nonna di mia moglie, che era cugina di Giovanni, andava fino a Quinto a trovarlo con il biroccio, il carretto, quando era ancora in vita e già aveva fama di santità».

Fu proprio questa fama, accresciutasi spontaneamente dopo la sua morte, a indurre l’inizio dell’iter necessario per arrivare alla dichiarazione di un uomo santo. Attualmente don Giovanni Ciresola è servo di Dio, il primo gradino che può portare alla canonizzazione. Se il processo proseguirà fino all’ultimo riconoscimento non si può sapere, ma sembra che per don Ciresola la santità sia stato un obiettivo chiaro, una regola di vita, come esplicitano le parole che scrisse nel suo diario personale l’8 luglio 1927, due giorni prima di essere ordinato sacerdote nella cattedrale di Verona: «O prete santo, o nulla, Signore! Oh sì! Ch’io sia nel numero dei pochi!».

Come riporta la sua biografia, scritta da Dario Cervato, il giovane riuscì a coronare il sogno di diventare bresbitero, che aveva serbato fin da bambino ed era stato più volte ostacolato da una salute cagionevole, grazie al sostegno e all’incoraggiamento di san Giovanni Calabria, che fu il suo padre spirituale e che negli anni successivi gli ripeté più volte: «Sento che il Signore ha dei speciali disegni sopra di te, stai attento a quanto senti nel tuo cuore».

Ispirato dalla fede del padre spirituale si occupò con dedizione delle persone delle parrocchie a cui fu assegnato, in particolare dei giovani, e a Cancello di Mizzole le sue prediche furono feconde. Fu proprio qui che ebbe inizio l’ordine religioso di cui fu il fondatore, il Cenacolo della Carità, quando il 25 marzo 1936 un gruppo di ragazze del luogo si consacrò in modo indipendente alla vita religiosa, facendo voto di castità. Questo fu l’atto ufficioso di nascita della congregazione delle Povere ancelle del preziosissimo Sangue. Cinque di loro iniziarono alla fine del 1948 la vita religiosa in comune, ma si dovettero attendere dieci lunghi anni fino all’8 dicembre 1948 perché il cenacolo fosse riconosciuto ufficialmente con un decreto, e nello stesso giorno fu inaugurata la casa generalizia di Quinto, sede dell’ordine di suore missionarie oggi sparse ai quattro angoli della terra per sostenere i più poveri, come desiderato da don Ciresola, morto proprio a Quinto nel 1987.

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