Oliosi e Salionze salutano il "prete bello"
Don Alberto Ridolfi, 41 anni: «Un arrivederci difficile, continuerò il mio percorso altrove. Lavorare con i giovani oggi è la sfida più impegnativa»

Don Alberto Ridolfi, 41 anni: «Un arrivederci difficile, continuerò il mio percorso altrove. Lavorare con i giovani oggi è la sfida più impegnativa»
Don Alberto Ridolfi, parroco di Salionze e Oliosi, ha celebrato domenica 9 le sue ultime messe. Don Alberto, 41 anni, gli ultimi sei dei quali vissuti nelle parrocchie delle due frazioni, lascia; a chiamarlo altrove una proposta accolta come opportunità.
Premessa. Don Alberto non risponde all’iconografia tradizionale del parroco, principalmente per due motivi. Uno balza subito agli occhi, l’altro alle orecchie: è indubitabilmente un bell’uomo – la bellezza è parte del creato, di quel creato che la religione cristiana rimanda a Dio. Secondo: Don Alberto è di poche parole, o meglio le sceglie con estrema cura; nessuna predica fiume, nessuna ampollosità. «A volte è meglio dire poche parole, che tante sbagliate». La frase arriva alla fine della nostra chiacchierata. Un dubbio, la dissertazione era rivolta a me? Chiedo. «No», risponde senza prendere tempo. Considerata la sua posizione, e i precetti che ha scelto di seguire, ci credo. Non dire il falso recita uno dei 10 comandamenti. Don Alberto, si appresta a lasciare Salionze e Oliosi, andrà in provincia di Reggio Emilia presso la comunità pastorale Famiglia Consortio.
Il suo trasferimento l’ha scelto o subito?
Nessuna delle due, mi è stato proposto e l’ho accolto come un’opportunità di crescita, un’occasione che mi è stata data.
Parlando con alcuni suoi parrocchiani, c’è parecchio dispiacere, tristezza.
Guardi ci sono anche quelli che sono contenti.
Don Alberto è spiazzante, la sua visione è scevra di quegli abbellimenti tipici dei commiati.
«Pensa, che si possa piacere a tutti? No, rispondo come una scolaretta interrogata dal maestro. «Quindi, ci sono persone dispiaciute , altre meno e altre ancora, per nulla, di certo queste non me lo verranno a dire».
Cosa ha trovato qui a Salionze e Oliosi?
Una grande collaborazione da parte delle persone, delle associazioni, da parte di genitori impegnati con i ragazzi, un clima da grande famiglia e di fortissima collaborazione. Lasciare la parrocchia è difficile anche da parte mia, vado per continuare e rinnovare il mio percorso a servizio delle persone. Vede, oggi la percentuale dei fedeli che vivono la chiesa è attorno al 18% della popolazione, non è più come un tempo, di certo c’è maggiore convinzione e minore ritualità.
I giovani.
Lavorare con gli adolescenti, è molto più difficile rispetto al passato, i motivi sono noti quanto evidenti, hanno mille opportunità, la chiesa però non rimane a guardare. Il Grest qui a Salionze, ad esempio, è molto partecipato.
Dall’area esterna la canonica arriva musica pop sulla quale bambini e ragazzi ballano, è una delle tante attività ludiche della parrocchia.
La chiesa secondo lei deve rinnovarsi?
La chiesa è in continuo rinnovamento. Le persone magari fanno fatica a cogliere i cambiamenti, seguire le mode del momento invece è più facile.
E’ stato ordinato prete a 26 anni, ha mai messo in discussione la sua scelta, rispondere a dei precetti importanti, come la castità?
Non è facile, è faticoso ma possibile con la fede. Anche per gli sposi che si promettono fedeltà eterna è altrettanto faticoso. Donarsi, spendersi per gli altri mi riempie la vita.
Si è mai sentito solo?
Può capitare, ho persone amici preti con i quali condividere, dialogare, posso dirle che la vita sacerdotale è bella.
Con un’iperbole semantica chiedo alla fine di un lungo preambolo: lei è un bell’uomo, non sembra un prete?
Don Alberto per la prima volta mi sorride, e con assoluta calma risponde: la bellezza non è un merito...
A questo punto unisco al suo sorriso accennato, la mia sonora risata.
Il suo è un lavoro, una missione, la chiesa ha una scala gerarchica, pensa di fare carriera?
No, questo proprio non mi interessa. DonAlberto non ambisce a diventare vescovo o cardinale.
Cosa ne pensa di papa Francesco?
E’ un uomo con una storia pastorale importante, vissuta in terre dove la povertà nelle sue tante espressioni è un dato di fatto, la carità che professa è di grande aiuto. Il nostro ruolo non è giudicare ma l’accogliere, accompagnare le persone, tutte.
Con la certezza di non essere stata giudicata ma assolta dal peccato del porre domande, saluto don Alberto e come si suole invitare alla fine della messa: vado in pace.
Sopra don Alberto con alcuni bimbi del Grest. Il sacerdote è in procinto di lasciare la comunità