Mercatone Uno: aperte le buste con le offerte
Sono state aperte martedì sera le buste con le offerte per l'acquisto dei 55 punti vendita.
Mercatone Uno, sono state aperte martedì sera le buste con le offerte che riguardano i 55 punti vendita tra cui anche quelli del Veneto. Otto negozi però restano esclusi dalla vendita-spezzatino.
Mercatone Uno, aperte le buste
Sono state aperte martedì sera le buste con le offerte per l’acquisto dei 55 punti vendita di Mercatone Uno sparsi in tutta Italia, dopo l’ennesima crisi nella lunga vicenda fallimentare dell’azienda, che conta 1700 dipendenti. Le offerte arrivate al Ministero dello Sviluppo economico sono state aperte martedì sera e nessuna propone un acquisto “in blocco” di un numero perlomeno consistente dei punti vendita. Si parla solo di un numero relativamente ridotto di negozi, senza quindi garanzie sul numero di addetti che potranno essere mantenuti. Sono 14 complessivamente gli investitori che hanno avanzato ipotesi di acquisizione. I nomi, come sempre in questi casi, ancora non sono stati resi noti.
C’è un aspetto importante da rilevare: tutti e quattro i punti vendita veneti (Carrè nel Vicentino, Noventa Padovana, Occhiobello in Polesine e San Pietro di Legnago nel Veronese) sono oggetto di potenziali proposte di acquisto.
Otto negozi senza offerte
Otto negozi in particolare non sono compresi in alcuna offerta: si tratta di Verdello (Bg), Crevoladossola (Verbano-Cusio-Ossola), Caltignaga (Novara), Serravalle Scrivia (Alessandria), Villafranca d’Asti, Castegnato (Brescia), Capena (Roma) e Bari. Il punto vendita di Madignano dovrebbe quindi essere incluso nelle offerte. Le manifestazioni d’interesse sono state analizzate a Roma durante un tavolo che vedeva coinvolte le Regioni interessate, i sindacati e i tre commissari che dallo scorso maggio stanno governando il gruppo distributivo di Imola in amministrazione straordinaria dal 2015 dopo il naufragio dell’ipotesi Shernon. La buona notizia, se così si può dire, è che l’amministrazione straordinaria è stata prorogata per altri cinque mesi, fino a maggio 2020, e con essa gli ammortizzatori sociali.