Ecco la moschea: «Porte aperte anche a chi ci attacca»
Villafranca Week ha vistato la nuova sede del centro culturale islamico che è sorto nella zona industriale , in un anonimo capannone

Villafranca Week ha vistato la nuova sede del centro culturale islamico che è sorto nella zona industriale , in un anonimo capannone
Non c’è il minareto dal quale il muezzin ripete l'appello alla preghiera ai fedeli musulmani. E non c’è nemmeno una roccaforte dei kamikaze dell’Isis. La moschea islamica di Villafranca, a voler essere precisi, non è nemmeno una moschea, di cui ne esistono solo sei in Italia, ma un centro culturale islamico. Si trova nella zona industriale di Villafranca, in viale del Lavoro 18, in un anonimo capannone appena acquistato. Ad accoglierci troviamo Addelghani Rachih, 34 anni, presidente del centro, e Mohammed El Kanzi, 37 anni, portavoce della struttura. Il 31 marzo si è tenuta la prima preghiera nella nuova struttura da 530 metri quadrati, che è costata alla comunità islamica locale 280mila che saranno pagati in quattro anni: 50mila euro di rata iniziale, 15mila euro di spese d'acquisto, 4mila euro al mese e 38mila euro di rata finale.
Ci fanno accomodare, senza scarpe, sul tappeto della preghiera dove ogni giorno si inginocchiano decine di fedeli. Alla notizia, diffusa dal nostro sito web, dell’apertura della struttura, di cui avevamo parlato QUI, il «popolo delle tastiere» si è lasciato andare: vi aspettavate questa reazione? «Sì, purtroppo il clima esterno, la vicende di cronaca legate al terrorismo possono fare confusione tra le persone che non approfondiscono. Noi però siamo qui, la nostra porta è sempre aperta per chiunque voglia venire a vedere tutto quello che facciamo: le nostre preghiere, per esempio, sono sempre fatte in arabo e italiano, perché tutti possano capire» ci spiega El Kanzi, a cui chiediamo quanto male stia facendo l’Isis ai musulmani: «Tantissimo, ci rimette l’Islam. Nessuna religione ti dice di uccidere. Nell’Islam è grave la menzogna, la maldicenza, figurarsi l’omicidio».
A Rachih chiediamo di come si trovi sul posto di lavoro, vestendo sempre abiti della tradizione islamica: «Qualche volta fuori qualcuno mi osserva, ma i miei colleghi non lo notano più». Entrambi sottolineano come, proprio i rispettivi datori di lavori, entrambi villafranchesi, siano i più sensibili alla loro religione: «Siamo sette musulmani abbiamo il permesso di fermarci per le preghiere e un luogo che ci è stato messo a disposizione per questa ragione. Ogni venerdì abbiamo due ore di pausa e durante il Ramadan possiamo fare l’orario continuato per uscire prima» racconta Rachih. Mentre parliamo altri musulmani continuano i lavori per completare la struttura.
Non c’è ancora stato nessun incontro ufficiale con l’Amministrazione comunale, né prima di acquisire il bene c’è stato un confronto: «Non c’è stata la necessità: qui paghiamo tutto noi, i fratelli lasciano ogni mese dai 50 ai 100 euro e in quattro anni pagheremo il debito contratto per acquistare lo spazio. Nonostante le polemiche sul web, crediamo che il futuro riservi integrazione e serena convivenza più che intolleranza. Noi non siamo venuti in Italia per costruire moschee, ma per cercare un pezzo di pane. Poi abbiamo trovato un piatto di pasta. Successivamente abbiamo avvertito la necessità di ritrovarci in un luogo sacro per pregare insieme. Il nostro scopo non è colonizzare o islamizzare l’Italia, ma vivere la nostra religione rispettando il luogo in cui viviamo» ci ha detto ancora il presidente del centro islamico.
Il prossimo appuntamento sarà i primi di giugno, per la fine del Ramadan: è previsto un buffet a cui tutti possono partecipare per toccare con mano la nuova realtà. Infine chiediamo ai due responsabili come si può favorire il dialogo con la cittadinanza: «Noi dobbiamo sforzarci di presentare la nostra religione con moderazione, perché l’Islam è pace, è convivenza. Noi non dimentichiamo le nostre origini, ma siamo italiani, è il nostro paese, ci interessiamo alla politica, allo sviluppo del nostro territorio. Non ci rivolgiamo solo agli italiani di Villafranca e dintorni, ma anche ai cittadini musulmani: l’Islam ci insegna di apprezzare i rapporti tra gli uomini e a mantenere il legame con le persone a prescindere dal loro credo, siamo persone e cerchiamo di essere umani» conclude il portavoce Mohammed El Kanzi.