Linee guida riapertura scuole, Zaia: "Sono andati col bazooka dove bastava una cerbottana"
Bisogna pensare a linee guida fattibili, come è già stato per spiagge e ristoranti.
Ospite della conferenza stampa di oggi, 8 giugno 2020, è il dottor Paolo Rosi, direttore del 118 dell’Asl veneziana e coordinatore del 118 veneto.
Il bollettino aggiornato
Il bollettino di oggi prevede: 750.248 tamponi effettuati, positivi 19.187 e ricoverati 319. Solo 15 in terapia intensiva di cui solo un positivo. I morti in totale sono 1.955 di cui in ospedale 1.401. Dimessi 3.447. Nati 68.
Il capitolo scuola
Rispetto a quello che sta accadendo nel mondo della scuola, c’è molta preoccupazione perché avere l’apertura delle scuole dopo le elezioni vuol dire riaprire a fine settembre:
“Tutto ciò premesso, è anche vero che le linee guida vanno adottate ma noi crediamo che debbano essere interpretate anche per una loro sostenibilità. Oggi c’è una giornata di protesta ed è giusto che si riaccendano i riflettori sulla scuola che, in questi mesi, ha vissuto della buona volontà dei docenti che senza attrezzature e senza dispositivi sono riusciti a mettere in piedi la formazione a distanza. Merito anche della tenacia dei ragazzi e delle famiglie che hanno raccolto questa sfida.”
A plexiglass, box “e altre menate del genere” il presidente risponde decisamente no: c’è bisogno di interazione, soprattutto con i bimbi. Bisogna pensare che alle linee guida (quelle che il CTS ha ipotizzato) possano essere reinterpretate, proprio come era accaduto per spiagge, ristoranti e attività che avevano linee guida Inail non praticabili.
“Se mi chiedete quale sia la posizione del Veneto, è quella di costruire nuove linee guida alternative, di tenere aperto il dialogo con il Governo in maniera costruttiva e non pensare a prove muscolari ma cercare di mettere ragazzi e docenti in condizione di lavorare in un ambiente che non sia confinato, dove ognuno vive sotto la sua campana di vetro perché non c’entra nulla con la scuola.”
Serve che le linee guida siano più sostenibili: le modalità descritte nel CTS vanno bene per un’infezione importante ma in quel caso le scuole vanno chiuse. “Non sta in piedi il ragionamento” conclude Zaia “anzi, ho l’impressione che siano andati col bazooka dove bastava una cerbottana”.
Il corso di laurea in medicina a Treviso
Si era già parlato dell’impugnativa da parte della Regione. Oggi, si torna sulla questione:
“Sono fiducioso del dialogo con i ministri Speranza, Boccia e Gualtieri: nelle prossime ore bisogna trovare una soluzione all’impugnativa che è un’onta in questo momento. La creazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Treviso, voluto dalla Regione Veneto e dall’Università di Padova, se da un lato vi confermo che da parte nostra non ci sarà un attimo di arresto, dall’altro lato vi dico anche che auspico che questa citata impugnativa (ancora non paventata) possa trovare una soluzione. Abbiamo osato delle risposte, le consideriamo esaustive, spero che si risparmino risorse economiche e si risparmino avvocati altrimenti andremo con l’artiglieria pesante perché siamo certi di avere ragione.”
L’intervento del dottor Rosi
Il dottore inizia spiegando il ruolo del servizio 118 in generale:
“Abbiamo dato e voluto mantenere al 118 un carattere provinciale: non un call center ma una struttura che ha un ruolo importante per coordinare le attività di urgenza ed emergenza. La valenza provinciale fa sì che il 118 abbia contatti con tutte le strutture che gestiscono il paziente: non sempre l’ospedalizzazione è la soluzione ma spesso l’utente chiama il 118 perché non sa che il suo percorso può essere migliore attraverso il medico di medicina generale o l’intervento di altri soggetti.”
Secondo la stima effettuata, circa 200 persone tra quelle che hanno contattato il 118 sono state poi dirottate verso altri servizi, evitando così di intasare gli ospedali. Un lavoro in prima linea che ha anche permesso di giocare d’anticipo, prima ancora che si conoscesse la gravità del Covid.