Poliziotti aggrediti dai bulli in stazione a Peschiera del Garda solo "per avere notorietà"
Siulp Verona: "Nella quasi totalità dei casi vedono, tra l’altro, i poliziotti costretti a ricorrere di tasca propria alle cure e terapie necessarie".
La scena è stata ripresa e postata sui social per schernire gli agenti.
La ricerca di visibilità
Aggredire un agente per ottenere notorietà sui social? Purtroppo è proprio la “tecnica” che hanno adottato dei ragazzi di età compresa tra i 19 e i 20 anni provenienti dalla provincia di Brescia che ieri pomeriggio, domenica 21 giugno 2020, hanno deciso di provocare due poliziotti alla stazione di Peschiera del Garda. Il tutto è stato registrato con lo smartphone e pubblicato nelle stories di Instagram da parte di uno dei ragazzi che dapprima inquadrava gli agenti dicendo loro di muoversi e successivamente riprendeva gli altri giovani che hanno dato il via alla colluttazione.
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Un secondo video in caserma
Lo stesso giovane ha poi deciso di fare un video, mentre si trovava nella caserma della polizia ferroviaria dove si lamentava di essere stato preso di mira solamente per puro razzismo e ha affermato:
“Polizia dai, sono in caserma da tre ore, il treno arriva tra due minuti. Mi hanno placcato in due, sono il solito marocchino qua dentro, io ho sempre torto”.
Serve un intervento legislativo
Sulla questione interviene il Siulp Verona (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia Verona) che suggerisce di pensare, senza ulteriori indugi, ad un immediato intervento legislativo a tutela degli operatori delle Forze dell’Ordine. A tal proposito, il segretario generale provinciale, Davide Battisti ha affermato:
“Quanto accaduto nella serata di ieri alla stazione ferroviaria di Peschiera del Garda, segna – una volta ancora – l’arretramento dello Stato di fronte ad assurde ed inqualificabili forme di aggressione in danno del personale in divisa. Un gruppo di ragazzi in attesa del treno ha ben pensato di agire artatamente, al solo fine di generare lo scontro con i poliziotti in servizio di vigilanza allo scalo ferroviario, dapprima utilizzando il pretesto di alcune riprese (peraltro illegittime) operate nei confronti degli operatori della Polizia di Stato per poi, una volta sottoposti alla richiesta di fornire le proprie generalità, porre in atto una mirata serie di atti di violenza nei riguardi degli agenti, finendo per fronteggiarli fisicamente e cagionando lesioni agli stessi che, solo grazie alla pluriennale esperienza e professionalità, hanno evitato che il vergognoso predeterminato assalto ordito da questi annoiati adolescenti in cerca di emozioni, degenerasse con ulteriori e peggiori effetti. Conseguenze che, come più volte il SIULP ha denunciato anche a livello nazionale, nella quasi totalità dei casi vedono, tra l’altro, i poliziotti costretti a ricorrere di tasca propria alle cure e terapie necessarie perché, diversamente dagli altri lavoratori, non hanno una copertura sanitaria che copra le spese mediche per gli infortuni occorsi in servizio”.
Momenti di violenza...in cambio di visibilità
Il segretario Battisti ha poi concluso:
“Ne va dell’autorevolezza delle Istituzioni, che non possono permettersi d’indietreggiare rispetto ad assurde forme di degenerazione come quelle viste ieri sera, riprese dagli stessi responsabili con i loro smartphone ed immediatamente postate in rete, a riprova della strumentale ricerca di visibilità per conseguire la quale non hanno esitato a provocare momenti d’inaudita violenza in danno di lavoratori colpevoli solo di indossare un’uniforme. Non ci pare il caso di incoraggiare simili intemerate, rimettendo a discutibili interpretazioni giurisprudenziali il giudizio sul disvalore di tali aberranti condotte. Auspichiamo che, proprio grazie a quelle stesse immagini, gli investigatori individuino l’intero gruppo di facinorosi che, evidentemente, ritiene legittimo aggredire deliberatamente chi rappresenta lo Stato. Una perversa mentalità che è opportuno stroncare prima che la logica del branco, dietro cui costoro si fanno scudo per assicurarsi l’impunità, possa produrre ulteriori ed assai più gravi conseguenze. “