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Associazione Luca Coscioni diffida le ASL di tutto il Veneto: "La salute in carcere è un diritto"

Gli attivisti chiedono alle aziende sanitarie di verificare il rispetto delle norme igieniche delle celle e delle carceri dove sono ristretti i detenuti

Associazione Luca Coscioni diffida le ASL di tutto il Veneto: "La salute in carcere è un diritto"
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Le Asl competenti per legge devono verificare il rispetto del diritto costituzionale alla salute nelle carceri. Questo l'appello, che è tecnicamente una diffida, scritto dagli avvocati dell'Associazione Luca Coscioni attiva sui temi della salute e in quanto tale portatrice di interessi collettivi. Tra le strutture interessate, anche il Montorio di Verona

Associazione Luca Coscioni diffida le ASL di tutto il Veneto

Il concetto è semplice: se l'Asl quando trova un esercizio commerciale fuori norma (rispetto alle condizioni sanitarie) lo chiude, allora dovrebbe farlo anche per un carcere.

Non è una provocazione, ma una questione di responsabilità: nei confronti dell'ente inadempiente vanno prese adeguate misure, senza che vi siano due pesi e due misure.

L'Associazione Luca Coscioni, di promozione sociale (la sua figura simbolo è Marco Cappato, in prima linea con la sua battaglia sul fronte di un Fine vita dignitoso e coinvolto in prima persona sul tema del suicidio assistito), punta il dito contro il sovraffollamento nelle carceri italiane e richiama al rispetto del diritto alla salute delle persone detenute.

Per questo, ha inviato 102 diffide alle direzioni generali delle Asl che sorgono nelle città in cui si trovano i 189 istituti penali italiani.

"Alle aziende sanitarie - ricorda l'associazione - spettano per legge sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di competenza per accertare igiene e relative profilassi nonché la fornitura di tutti i servizi sociosanitari.

Valutare se le celle siano pulite, se le finestre siano apribili, il tasso di areazione, la luce, l'ombra, l'acqua calda, l'acqua fredda. Anche la copertura per le zone di passeggio deve essere fornita per garantire il diritto alla salute anche in carcere”.

I dati del sovraffollamento

Secondo i dati pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con 24 figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni.

In particolare, nella Regione Veneto 2.513 uomini e 131 donne, per un sovraffollamento del 135%. 

Una questione che riguarda anche il Montorio di Verona con una capienza regolare di 335 posti, ma con 591 detenuti effettivi di cui 39 donne.

Dati allarmanti anche sul fronte suicidi: negli ultimi 12 mesi nel penitenziario scaligero ben sei detenuti si sono tolti la vita. Secondo l'osservatorio curato dall'associazione Ristretti Orizzonti, sono già 56 i suicidi quest'anno nelle carceri italiane. Quasi 120 i decessi totali.

Sovraffollamento, condizioni di abitabilità precarie: un’illegalità denunciata anche dalla Camera penale veronese.

La nota ufficiale

"La pressoché totale mancanza di alcuna misura strutturale per garantire il diritto alla salute nei 189 istituti di pena in Italia e considerato che al direttore generale dell’azienda sanitaria spetta il compito di riferire al Ministero della salute e quello della giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare, l’Associazione Luca Coscioni ha predisposto delle diffide per tutte le ASL d’Italia ad adempiere al proprio compito stabilito dalla Legge e quindi procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza con il fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari a esse imputati e di agire di conseguenza qualora esse non siano a norma.

L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di promuovere questa iniziativa - hanno dichiarato l’avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione e l’ex senatore Marco Perduca che coordina l’iniziativa, - perché la totale mancanza di alcuna attenzione dedicata alla salute dell’ultimo decreto del Governo in materia di carceri, oltre che quanto denunciato sistematicamente dai rapporti dei Garanti cittadini e regionali, da notizie di stampa e resoconti di visite ispettive parlamentari fanno emerge una situazione di patente violazione strutturale, tra gli altri, del diritto alla salute delle persone ristrette nel nostro paese.

In quanto organizzazione della società civile, pur concordando con le rare proposte di depenalizzazione e decarcerizzazione e sostenendo la necessità e urgenza di misure deflattive come indulto o amnistia, mai evocate nel dibattito parlamentare, potevamo “solo” attivare quanto previsto dal nostro ordinamento e non restare inerti di fronte all’illegalità diffusa contro cui le istituzioni continuano a non adottare misure all’altezza della gravità della situazione.

Nella speranza che le consuete visite in carcere intorno a Ferragosto possano aumentare la consapevolezza dei trattamenti disumani e degradanti a cui vengono sottoposte oltre 61.000 persone presenti nei 189 istituti di pena – un terzo delle quali in attesa di sentenza definitiva -, nel caso in cui le nostre diffide dovessero cadere nel vuoto torneremo a interessare le autorità competenti regionali e cittadini nelle forme previste dalla legge nazionale e gli obblighi internazionali dell’Italia affinché la salute in carcere venga fatta godere pienamente come diritto”.

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