Verona

Bigon (PD): “A Borgo Trento emergenza frutto della mancata programmazione”

La consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità, va all’attacco su quanto accaduto nel weekend al nosocomio veronese, con pazienti lasciati per giorni sulle barelle nei corridoi in attesa che si liberassero posti letto.

Bigon (PD): “A Borgo Trento emergenza frutto della mancata programmazione”
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Bigon torna sulla situazione del Pronto Soccorso di Borgo Trento che è in crisi e, in mancanza di posti, i pazienti vengono "parcheggiati" in corridoio in attesa che si liberi un posto in reparto.

Borgo Trento emergenza frutto della mancata programmazione

La Cgil Verona ieri aveva reso noto che al Pronto Soccorso di Borgo Trento in questi giorni c'è stato un boom di accessi e ci sono pazienti, spesso anziani, "parcheggiati" per giorni nei corridoi in attesa che si liberi un posto in reparto. La consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità, va all’attacco su quanto accaduto nel weekend al nosocomio veronese, con pazienti lasciati per giorni sulle barelle nei corridoi in attesa che si liberassero posti letto e spiega:

“Quanto denunciato nel fine settimana a Borgo Trento è gravissimo, un ospedale di riferimento nazionale deve avere un’organizzazione in grado di affrontare le emergenze. I troppi accessi al Pronto soccorso diventano inevitabili se mancano i medici di famiglia a fare filtro e prevenzione, un problema ben lontano dall’essere risolto: in Veneto sono ben 562 le zone carenti, di cui oltre 120 in provincia di Verona”.

Aggravato un quadro già molto critico

Bigon ha proseguito:

“La pandemia, con la chiusura di reparti ‘convertiti’ all’assistenza di malati Covid e la recente e doverosa sospensione di sanitari ‘no vax’, ha aggravato un quadro già molto critico. Lo scorso mese abbiamo presentato una mozione chiedendo alla Regione, oltre ad attivarsi con il Governo visto che serve un intervento nazionale, di investire maggiori risorse proprie per incentivare la professione nelle zone disagiate, le forme associative e, ancora, un lavoro usurante come quello del Pronto soccorso”.

Bigon ha poi concluso:

“Nei prossimi anni, visti i molti medici di famiglia prossimi alla pensione e l’aumentare di patologie croniche per l’invecchiamento della popolazione, la situazione rischia di andare definitivamente fuori controllo. Due anni fa l’attuale ministro Giorgetti, allora sottosegretario, sminuiva il problema dei 45mila medici di famiglia che sarebbero mancati da lì a cinque anni, dicendo che ‘nessuno ormai ci va più. Parole offensive per tanti professionisti e non solo: l’alternativa per chi non può permettersi visite private a pagamento è andare in ospedale, creando intasamenti, pericolosi in tempi di Covid e probabilmente evitabili se negli anni ci fosse stata una corretta programmazione”.

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