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Caso “famiglia nel bosco”: sotto la lente di Selvaggia Lucarelli i veronesi andati a vivere sul mare in Puglia

Selvaggia Lucarelli racconta la storia di Nicholas e Francesca, che da Verona hanno lasciato tutto per ricostruire un rudere sul mare e vivere in autosufficienza con i figli Oceano e Cali

Caso “famiglia nel bosco”: sotto la lente di Selvaggia Lucarelli i veronesi andati a vivere sul mare in Puglia

Una famiglia che rappresenta un cambiamento sempre più diffuso in Italia: quello di tornare alla natura. Sono Nicholas, di 32 anni, Francesca, e di 29 e i loro bambini Oceano e Cali, conosciuti online come “The Ocean Family“.

La famiglia veronese

Fino al 2022 vivevano a Verona, con una casa appena acquistata, due lavori stabili e una routine quotidiana rassicurante.

“Ma non eravamo felici. Sentivamo di vivere una vita che non era la nostra”.

Così la coppia prende una decisione radicale: vendere tutto, liberarsi dell’80% dei vestiti e degli oggetti superflui, caricare ciò che resta in una piccola auto e partire per la Puglia, terra d’origine di Francesca.

A Marina di Manduria, in provincia di Taranto, acquistano un vecchio rudere vicino alla spiaggia, da ristrutturare completamente. È l’inizio di una nuova vita.

La loro storia, in questi giorni, ha avuto grande visibilità per le analogie con la vicenda della “famiglia nel bosco” di Palmoli (Chieti – Abruzzo), composta da genitori anglo-australiani a cui il Tribunale dell’Aquila ha deciso di togliere i tre figli.

In particolare, la popolare giornalista Selvaggia Lucarelli ha fatto un approfondimento sulla famiglia di Nicholas e Francesca nella sua newsletter, intervistandoli in un video-podcast e mostrando come sia possibile vivere in autosufficienza vicino al mare e riconnettersi con la natura.

 

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Rispetto a quanto la giornalista romana aveva detto sul caso di Palmoli, per cui aveva criticato certe modalità messe in atto dai genitori nella gestione dei figli, per quanto riguarda Nicholas e Francesca si è espressa sottolineando il fatto che la loro scelta di andare a vivere con i figli in un rudere sul mare è avvenuta nel rispetto di determinate regole di civiltà.

Dal rudere alla vita autosufficiente

Giorno dopo giorno, la casa prende forma. Grazie ai pannelli solari, la famiglia ha acqua calda ed energia elettrica; un pozzo recuperato e un impianto di depurazione autocostruito assicurano acqua potabile. L’orto, il pollaio, le conserve fatte in casa e i frutti spontanei dei loro alberi completano il percorso verso l’autosufficienza.

Non lo siamo ancora al 100%, ma ci stiamo arrivando“, spiegano.

La loro storia è tornata di attualità dopo il caso della famiglia che vive in un bosco in Abruzzo.

Molti ci hanno scritto preoccupati, temendo che potessero portarci via i bambini. All’inizio ci siamo spaventati davvero.
Ma ogni famiglia è diversa e noi viviamo una realtà a contatto con la comunità: portiamo i bambini al parco, in paese, al mercato
“.

Nicholas lavora in smart working per un’azienda del Nord; Francesca è pronta a tornare a insegnare ginnastica artistica.

La casa di Nicholas e Francesca

Una vita semplice, ma ricca di significato.

Volevamo allontanarci dall’apparenza, dalla corsa al superfluo. Qui respiriamo, qui siamo sereni“, raccontano.

Progetti futuri e sogni sul mare

Guardando al futuro, la famiglia sogna di ampliare il terreno con più animali, creare una piccola fattoria didattica e, forse, un glamping sul mare con casette in legno o tende.

“Vogliamo che chi viene possa vivere, anche solo per qualche giorno, quello che abbiamo scelto: natura, orto, animali e il mare a pochi passi”

Spiegano.

Una vita lenta, scelta consapevolmente, che restituisce emozioni vere e una quotidianità più autentica, lontana dai desideri effimeri della città.