Cpr per migranti in Veneto: sopralluoghi anche a Verona
Il presidente Zaia: "È come pretendere di svuotare l’oceano con un cucchiaino”
Dal Consiglio dei Ministri di lunedì scorso, 18 settembre 2023, arriva la decisione di aprire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio in ogni regione, ad oggi sono 12 quelle sprovviste sul territorio italiano, tra cui il Veneto. Ci si interroga quindi su dove verrà aperto il Cpr veneto, tra le proposte c'è anche Verona. Ma non mancano i dissensi...
Cpr in Veneto: sopralluoghi anche a Verona
I Cpr, a differenza dei centri di prima accoglienza, sono, secondo la definizione del Viminale, strutture in cui
"sono trattenuti i cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento, quando non è possibile eseguirne con immediatezza il rimpatrio a causa di situazioni transitorie. Nei Cpr possono essere inoltre trattenuti anche i migranti richiedenti asilo, ad esempio quando costituiscono un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, quando risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati o percolo di fuga".
E’ stato inoltre deliberato di estendere a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza nei Cpr degli stranieri non richiedenti asilo. Per i richiedenti asilo il limite è 12 mesi.
Verona, Venezia o Treviso?
Nel CdM di lunedì 18 settembre è stato deciso che ce ne sarà uno in ogni regione, attualmente in Italia se ne contano 10, ma nessuno in Veneto. Occorre quindi cercare una struttura adatta dove far nascere il nuovo Centro di Permanenza per il Rimpatrio.
Tra le ipotesi ci sono le province di Verona, Venezia e Treviso. In questi giorni sono stati avviati i sopralluoghi: al vaglio le ex caserme e le basi militari dismesse, è necessario infatti trovare un luogo con una bassa densità abitativa, facilmente recintabile e sorvegliabile, situato nelle vicinanze dell'aeroporto, per questa la scelta è ricaduta su una delle tre province.
La posizione di Zaia
Tranciante, sul tema, anche il commento del presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia:
“Su un Cpr in Veneto io non ho mai parlato con nessuno. Noi non siamo stati contattati. I numeri confermano la preoccupazione che avevo posto a inizio estate, che saremmo andati incontro al doppio di arrivi di migranti rispetto all'anno scorso, con tutti gli annessi e connessi. Solo l'8,3% di 200mila avrà lo status di rifugiato. Almeno 150mila sono migranti economici, che non hanno titolo di richiedere alcuna protezione in Italia, perché non scappano da fame e morte. Così rischiamo di rubare letti a chi ne ha diritto. È come pretendere di svuotare l’oceano con un cucchiaino”.
Si oppone anche il sindaco di Verona Tommasi
Anche il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, si è espresso in maniera contraria alla decisione del Governo, confermando la propria posizione a favore dell'accoglienza diffusa.
"L'accoglienza diffusa è l'unico modo per dare qualità alle presenze sul territorio e funzionalità al sistema locale e alla convivenza", ha dichiarato Tommasi al Tgr Veneto.
Cpr a Legnago? Il commento del PD
“Cercare di far credere che i flussi migratori si possano arginare con i rimpatri forzati è la mossa della disperazione da parte di una forza politica come Fratelli d’Italia di Legnago che in quattro anni di amministrazione locale non ha costruito niente e ora cerca scorciatoie per coprire il vuoto che lascia sul territorio”.
Così il segretario provinciale Pd Franco Bonfante e la segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon commentano la proposta degli esponenti del partito di Giorgia Meloni Longhi e Cavedo di istituire un Cpr nella capitale della Pianura veronese.
“Non a caso hanno trovato il gelo non solo da parte del loro Sindaco Lorenzetti ma anche dal coordinatore provinciale del loro partito” puntualizzano.
“I Cpr portano degrado e insicurezza per le comunità che li ospitano perché sono stati trasformati in centri di detenzione, popolati da immigrati irregolari che talvolta si sono macchiati di reati, la cui permanenza si protrae a tempo indefinito a causa dell’assenza di accordi internazionali con i Paesi di origine che ne favoriscano il rimpatrio” precisano.
“Dal lato numerico, poi, le proporzioni sono schiaccianti: a fronte dei 116.028 sbarchi certificati dal Ministero dell’Interno all’11 settembre 2023, in Italia esistono una decina di Cpr con un migliaio di posti disponibili. La proposta di incarcerare l’immigrazione è fuori da ogni logica praticabile: all’inizio saranno centinaia e poi arriveranno a migliaia. Un nuovo guizzo di propaganda di questa forza politica che aveva spergiurato di essere in grado di arginare il fenomeno epocale dell’immigrazione ma ne è rimasta travolta”.
“Di questa incapacità – concludono Bonfante e Zappon – fanno le spese i cittadini veronesi e veneti, in termini di degrado e insicurezza: sempre secondo i dati del Viminale, aggiornati al 31 agosto 2023, su 8.457 immigrati in accoglienza sul territorio Veneto, meno del 10% (solo 750 persone), a fronte della media nazionale del 25%, sono presenti nei centri di accoglienza e integrazione Sai, mentre la stragrande maggioranza è ancora parcheggiata nei centri di accoglienza. L’accoglienza diffusa (poche persone in ogni comune in proporzione al numero di abitanti) è l’unica via per gestire secondo criteri di umanità e sicurezza un fenomeno epocale che la propaganda delle destre non è riuscita nemmeno a scalfire, né in Italia né altrove. Vanno piuttosto cambiate le norme che impediscono di trovare lavoro così da favorire l’integrazione e prevenire l’emarginazione che a volte porta anche alla criminalità”.