In arrivo nuovi medici in provincia di Verona, ma l'emergenza persiste: 156 aree scoperte
Il segretario generale Spi Cgil Verona, Adriano Filice: "Non è più possibile stare fermi"
Azienda Zero ha recentemente annunciato l'assegnazione di 225 nuovi medici per la copertura dei posti vacanti nell'ambito della medicina generale in tutta la regione. Questa iniziativa, rivolta agli allievi del primo, secondo e terzo anno del corso di specializzazione in medicina generale, ha portato 43 giovani professionisti in provincia di Verona: 10 del terzo anno, 15 del secondo anno e 18 del primo anno.
In arrivo nuovi medici in provincia di Verona
Nonostante questo impegno, il problema persiste. Alla fine di settembre, le zone senza medico di base erano 197, circa il 30% delle 705 presenti nell'intera regione. Anche considerando l'assegnazione di nuovi medici, si prevede che le aree scoperte nella nostra provincia scenderanno a 156, un numero ancora elevato.
Le Circoscrizioni Prima, Seconda e Terza del capoluogo Verona hanno ricevuto tredici nuovi medici, alleviando parzialmente la situazione, ma persiste la carenza a Parona. Altrettanti medici sono stati assegnati all'ambito della Sesta e Settima Circoscrizione, compresi i Comuni di San Martino Buon Albergo e Lavagno, ma manca ancora un sostituto per Porto San Pancrazio.
Sei nuovi medici sono stati destinati alle aree lacustri e dell'entroterra gardesano, riducendo le caselle vuote da 23 a soli 6. Tuttavia, alcune località, come Sona, rimangono senza soluzione. Altrettanti professionisti sono stati assegnati al Sud Ovest veronese, contribuendo a risolvere la situazione a Villafranca, ma molte zone rimangono ancora carenti.
La Valpolicella e la Valdadige hanno beneficiato di cinque nuovi medici, ma le criticità persistono a Caprino Veronese e Dolcé. Questo quadro evidenzia le principali emergenze nel settore, sottolineando la necessità di soluzioni sostenibili nel tempo.
Ogni anno il bando di dicembre, solitamente dedicato proprio a loro, produce un abbassamento delle zone carenti che tuttavia riprendono a livelli ancora più elevati dopo il primo bando dell’anno successivo, che termina tra aprile e maggio ed è dedicato ai medici di ruolo. Di qui l’andamento a “gradini” del grafico che descrive l’evoluzione delle zone carenti negli ultimi anni nel veronese: una emergenza montante che prosegue inarrestata. E per un motivo semplicissimo: mancano medici.
Ma l'emergenza persiste: 156 aree scoperte
Il segretario generale Spi Cgil Verona, Adriano Filice, commenta la situazione, criticando la risposta politica che non affronta in modo adeguato la carenza di medici. Propone di incentivare le aggregazioni di medici, mettendoli in rete e fornendo supporti amministrativi efficaci per alleviare il carico burocratico.
“A fronte di questo andamento la risposta della politica, sia del Governo che della Regione è aberrante: da Roma gli stanziamenti per la sanità non sono nemmeno sufficienti a coprire l’aumento dei costi generato dall’inflazione, e nemmeno i rinnovi dei contratti del personale sanitario. Da Venezia si prova ogni genere di palliativo senza decidersi ad affrontare la questione”, commenta Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona.
“Le soluzioni sono note da anni: si tratta di incentivare le aggregazioni di medici nella sostanza e non solo sulla carta, quindi mettendo in rete i medici e fornendo loro adeguati supporti amministrativi per sgravarli almeno della componente burocratica del lavoro”.
Filice sottolinea che l'emergenza non riguarda solo il medico di base, ma impatta anche sulle liste d'attesa, evidenziando una deriva che spinge il servizio sanitario verso il privato. La soluzione richiederebbe un cambiamento di rotta politica che finora è mancato.
“Ma la quotidiana emergenza che investe anche a soprattutto le persone anziane non riguarda solo il medico di famiglia ma anche le liste d’attesa” prosegue il segretario. “Una deriva che vede di fatto uno del servizio sanitario verso il privato e che pertanto richiederebbe un forte cambio di rotta politica che oggi non vediamo”.
Inoltre, il segretario esprime preoccupazione per il previsto aumento dei ticket e delle rette delle case di riposo, sottolineando la necessità di una mobilitazione e di una forte presa di posizione da parte delle amministrazioni locali.
“Come se non bastasse, a tutto questo si aggiunge il previsto aumento dei ticket e delle rette delle case di riposo. Penso che su questo tema sia necessaria una grande mobilitazione e una presa di posizione forte anche da parte dalle amministrazioni locali, le più vicine ai cittadini”.
Concludendo, il segretario Spi Cgil invita tutte le istituzioni, compreso il Comune di Verona, a alzare un grido di allarme sulla situazione sanitaria attuale, evidenziando che coloro che pagano il prezzo più alto sono i più deboli e vulnerabili, che si trovano in una situazione di grande esposizione senza i mezzi per rivolgersi al settore privato.
“Registriamo un sostanziale silenzio come se la deriva e la condizione odierne fossero inevitabili. Sul tema centrale della sanità non è più possibile stare fermi. Tutti i soggetti, comprese le amministrazioni pubbliche, a cominciare dal Comune di Verona, hanno il dovere di alzare forte un grido di allarme perché oggi chi paga, in termini di salute mancata ed in termini economici, sono i più deboli, i più fragili, che si trovano enormemente esposti e non hanno i soldi per rivolgersi al privato” conclude il segretario Spi Cgil.