La storia di Don Franco Torresani: il "prete volante" che non si è mai ritirato dalla corsa
Il suo amore per la corsa e la montagna nasce nella Val di Non
(Foto di copertina dal profilo di Maurizio Leonardi)
Don Franco è un prete con una doppia vocazione: quella religiosa e quella per la corsa. Nel corso della sua vita, però, non sempre queste due anime hanno potuto avere lo stesso spazio.
La storia di Don Franco Torresani: il "prete volante"
L'appellativo di "prete volante" don Franco Torresani se l'è conquistato grazie ai record raggiunti nella corsa. Ad oggi è ancora l'unico religioso nel comitato olimpico ad aver indossato la maglia azzurra di corsa in montagna. Nonostante le difficoltà iniziali nel conciliare passione e vocazione, don Franco a 61 anni non si è mai ritirato da una gara.
La sua passione inizia nella val di Non, dove don Franco è cresciuto e ha imparato sin dalla giovane età a sopportare la fatica a contatto con la natura. E' qui che nasce anche il suo amore per la corsa e a 15 anni inizia con le competizioni ufficiali.
Ma l'attività agonistica nel mondo clericale non era ben vista, così arriva il primo stop. Lo sport era considerato una distrazione che allontanava dalla vocazione spirituale: tra i 18 e i 25 anni rinuncia così alla propria preparazione atletica, limitandosi all'attività fisica con i ragazzi in parrocchia.
La svolta avviene a Bolghera, a Trento, quando, divenuto viceparroco, decide di rimettere su una vecchia manifestazione la Bolgherada: un'occasione per ricominciare a correre e per capire che corsa e fede potevano convivere.
"Non c’è nessun regolamento che vieta di fare attività sportiva - ha confidato al Corriere del Veneto - ma al tempo ti facevano capire che se avessi voluto andare avanti sarebbe stato meglio adattarsi. Io il mio dovere di parroco però l’avevo sempre fatto, non mi ero concesso mai nemmeno una vacanza. Negli anni sono diventato più forte mentalmente e ho capito che la cosa giusta era ricominciare, e che corsa, fede e vocazione potevano benissimo coesistere."
All'inizio però, ammette don Franco, viveva in lui un po' di timore, per questo gareggiava con nomi fittizi per non dare troppo nell'occhio. Per fortuna oggi la Chiesa ha un approccio diverso ed è riuscita ad accettare che l'attività agonistica non è in contrasto con la fede, per cui don Franco può continuare a correre senza più nascondersi.