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L'appello del comitato a sostegno della salute mentale: "A Verona mancano psichiatri"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del gruppo ma restiamo a disposizione dell'Ulss per un'eventuale chiarimento.

L'appello del comitato a sostegno della salute mentale: "A Verona mancano psichiatri"
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Ieri, venerdì 18 novembre 2022, in piazza Bra si è svolta una manifestazione organizzata dal Comitato regionale per la salute pubblica, in collaborazione con i comitati di Verona. In occasione di tale mobilitazione diamo spazio al comunicato in cui il sodalizio scaligero spiega le proprie posizioni in merito al tema. Ma restiamo ovviamente a disposizione dell'Ulss per eventuali chiarimenti, approfondimenti o dichiarazioni.

L'appello del comitato a sostegno della salute mentale: "A Verona mancano psichiatri"

"Buongiorno a tutti. Sono Cristina Ceriani, una delle referenti del Comitato a sostegno della Salute Mentale della provincia di Verona.

Oggi ho la possibilità di dare voce a tutte quelle persone che non riescono a farlo singolarmente e che sono invisibili alla società stessa. Perché di Salute Mentale se ne parla ancora poco e lo stigma è molto presente a tutt’oggi.

A maggio 2022 nell’ULSS9 Scaligera mancavano circa 20 psichiatri, il concorso è stato fatto per 6. Non capiamo la logica dietro a questa scelta. La carenza di servizi sul territorio purtroppo fa aumentare gli accessi ai pronto soccorso, e i ricoveri in ospedale con talvolta necessità di contenzione. Sono state chiuse molte strutture territoriali: dai Day Hospital, ai Centri diurni e sono diminuiti gli orari di accesso ai Centri di Salute mentale.

Secondo il testo della Legge Basaglia ( Legge numero 180 del 13 maggio 1978) gli ospedali psichiatrici dovevano essere aboliti, ritenendo che i malati con disturbi mentali avessero gli stessi diritti di cittadinanza delle persone senza disturbi. Pertanto essi non dovevano essere rinchiusi ma aiutati e curati anche mediante l’integrazione nella comunità e non (come spesso si faceva) attraverso l’esclusione e l’emarginazione. Invece nel Veneto succede che:
con la delibera della giunta Regionale 1673 del 2018 ( esattamente 40 anni dopo) si istituiscono le residenze Socio-Sanitarie Psichiatriche per i soggetti con più di 45 anni definiti cronici. Ci sembra un passo indietro di qualche decennio.

E più recentemente con la delibera DGR 94 /2022 sui Centri Diurni si tende a collocare i pazienti in un luogo per la riabilitazione che non dovrebbe superare i 10 anni.

Ma questo più che un percorso riabilitativo sembra un modo per portare alla cronicizzazione.

A seguito della pandemia e le problematiche psicologiche che ne sono derivate a causa del distanziamento sociale, dello smart working, della didattica a distanza, della perdita di lavoro, della crisi economica qualcosa in più si parla di salute mentale ma rimane tutto il sommerso delle gravi patologie ad essa collegate.

Spesso le famiglie sono lasciate da sole ad affrontare un problema più grande di loro, se un familiare sta male ne soffre tutta la famiglia che si rinchiude in se stessa. Quindi le problematiche sono anche di carattere ambientale, con relazioni che talvolta si modificano con molta sofferenza. Gli utenti vengono sì accolti in ambienti protetti, ma isolati e lontani da ogni integrazione sociale, esclusi anche da relazioni di carattere lavorativo.

Altro problema sono i disturbi del Neurosviluppo, quali: Disturbo dell’attenzione, impulsività, iperattività (ADHD) e disturbi dello spettro autistico con le varie comorbidità. Mentre i neuropsichiatri infantili trattano i bambini con gli interventi psicoeducativi e farmacologici previsti a seconda dei casi, al compimento del 18 anno, sembra che questi disturbi scompaiano e c’è il vuoto totale. Mancano gli ambulatori dedicati ai disturbi di questo tipo per la diagnosi, la cura e gli interventi specifici. (Solo in qualche provincia da poco sono stati realizzati).

Chiediamo la realizzazione di un adeguato piano dei servizi neuropsichiatrici ed educativi rivolti all’adolescenza e un adeguato passaggio dall’età preadolescenziale all’età adulta.
Il Veneto destìna alla salute mentale il 2,25% della dotazione del fondo socio-sanitario, regionale contro una media italiana del 3,05% , quando le linee guida nazionali indicano il 5%
E la spesa pro-capite è di 49,4 euro collocando la regione veneto al penultimo posto davanti alla sola Campania.

Ciò comporta: carenza di medici psichiatri, di educatori di assistenti sociali, di terapisti della riabilitazione psichiatrica, turn over di psicologi. I medici sono costretti a lavorare in costante emergenza e non hanno la possibilità di seguire con continuità i pazienti sul territorio, perché devono anche sostituire i medici che sono andati in pensione o si sono trasferiti altrove.

Ricordo l’articolo 32 della costituzione: La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e L’OMS stabilisce che la salute è uno stato complessivo di benessere fisico, mentale e sociale, e non assenza di malattie o infermità. Il paziente psichiatrico dovrebbe essere considerato come persona nella sua globalità: psico-fisica e sociale.

Purtroppo gli interventi psicologici sono limitati e gli inserimenti sociali sono molto esigui e ne risulta che spesso il trattamento è solo di carattere farmacologico. Riteniamo che sia necessario investire almeno il 5% delle risorse finanziarie, in modo da avere personale preparato, qualificato e formato in numero adeguato al fine di prevenire, curare e riabilitare il paziente. La riabilitazione deve essere considerata parte fondamentale del percorso di cura, deve seguire protocolli di sicura efficacia. Chiediamo quindi di prevenire la cronicizzazione del disturbo, di dare dignità ai disturbi psichiatrici, la dignità che si meritano e di abolire contenzioni meccaniche.

Fondamentale è il potenziamento dei servizi territoriali, con Centri di Salute Mentale aperti 12 ore al giorno, per 7 gg su 7, comprendenti un Day Hospital. Riteniamo doveroso il rispetto degli standard delle strutture dipartimentali previsti dalla normativa vigente , il ritiro della DGR 1673/2018 sull'attivazione delle residenze socio-sanitarie psichiatriche ( i cosiddetti manicomietti) e la valorizzazione dei Piani di Zona come sede di programmazione condivisa per tutti gli interventi /servizi/attività sulla Salute Mentale. La psichiatria non deve più essere considerata la Cenerentola di tutte le specializzazioni, ma deve essere messa nelle condizioni di risultare una psichiatria di eccellenza che in questi ultimi anni sicuramente non è stata!".

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