Negrar

L'Ospedale Sacro Cuore compie 100 anni e festeggia con una targa e una mostra fotografica

Ben 35 pannelli fotografici per un percorso di immagini e di vocicurato dal fotografo Renzo Udali.

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Una speciale ricorrenza del Sacro Cuore - Festa patronale dell’Ospedale di Negrar - quella celebrata all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

L'Ospedale Sacro Cuore compie 100 anni

Il tradizionale appuntamento di inizio estate si è coniugato con le celebrazioni del Centenario della struttura ospedaliera della Valpolicella (1922-2022).
Le celebrazioni hanno visto lo scoprimento della targa commemorativa del Centenario e l’inaugurazione della mostra fotografica “100 anni Sacro Cuore Don Calabria-Immagini e voci di una grande storia”, realizzata dal fotografo Renzo Udali con l’Ufficio Stampa dell’Ospedale (Elena Zuppini e Matteo Cavejari).

La mostra (35 grandi pannelli fotografici) è allestita nel tunnel di collegamento al piano terra della palazzina d’ingresso. Ogni pannello è dotato di una formella che riporta un testo esplicativo e, alcune, un QRCODE, attraverso il quale è possibile vedere filmati storici e attuali. Le foto degli anni del secolo scorso provengono dall’Archivio Storico di San Zeno in Monte (Casa Madre dell’Opera Don Calabria) e da quello dell’Ospedale, mentre le immagini della storia più recente sono state realizzate da Udali, che ha effettuato la post-produzione dell’intero materiale fotografico. Il percorso racconta attraverso l’evoluzione strutturale e tecnologica dell’ospedale di Negrar, anche il progresso della scienza medica nell’ultimo secolo.
La mostra è visitabile liberamente da tutti coloro che si recano in ospedale per motivi sanitari.

Le celebrazioni si sono concluse con la messa nella chiesa di Negrar, presieduta da mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona. Un omaggio, quello dell’eucaristia in parrocchia, al parroco don Angelo Sempreboni, che nel 1922 realizzò il Ricovero Casa del Sacro Cuore, per dare una risposta ai bisogni degli anziani del paese. Il sacerdote originario di Fumane aveva realizzato anche una struttura che nelle sue intenzioni doveva diventare un ospedale. Un sogno, questo, che prese nelle sue mani don Giovanni Calabria nel 1933, quando la Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, da lui fondata, assunse la proprietà di Casa del Sacro Cuore e degli edifici adiacenti, collocati nella zona dell’attuale Pronto Soccorso.

Oggi l’Ospedale è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali (IRCCS); è un ospedale Classificato ed Equiparato agli ospedali pubblici pur essendo di proprietà privata e Presidio Ospedaliero della Regione Veneto. Conta 549 posti letto a cui si aggiungono i 365 dell’aerea sociale, 30.661 ricoveri nel 2021 di cui il 23% provenienti da fuori regione, e oltre 22mila interventi chirurgici. I dipendenti sono 2.318 di cui 416 medici.

La targa commemorativa di marmo rosso Verona è collocata sulla facciata della chiesa dell’Ospedale Sacro Cuore, nei pressi della quale sorgeva il Ricovero Casa del Sacro Cuore e riporta la frase profetica scritta da San Giovanni Calabria in una lettera datata 17 agosto del 1948 a fratel Camillo Clementi: “L’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, che nei disegni della Divina Provvidenza occupa uno dei posti più belli e che è destinato a svilupparsi sempre più e sempre meglio”.

“L’abbandono filiale alla Provvidenza realizza grandi cose, scriveva don Calabria nel 1953 parlando dell’Ospedale”, ha detto il presidente del “Sacro Cuore Don Calabria”, fr. Gedovar Nazzari, aprendo le celebrazioni. “Se ci guardiamo attorno, se pensiamo al lavoro svolto ogni giorno per il bene dei pazienti, ai tanti di loro che attraversano l’Italia per curarsi qui da noi: questo ospedale è una grande cosa. L’abbandono filiale alla Provvidenza e ai suoi disegni quindi prosegue ancora oggi. Prosegue nel lavoro di voi collaboratori, grazie alla vostra professionalità e umanità con cui mostrate, come voleva don Calabria, che “Iddio c’è e che da Padre buono pensa alle sue creature”.

“Cento anni fa qui sorgeva un ricovero per anziani, oggi un Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) – ha detto l’amministratore delegato Mario Piccinini -. Uno sviluppo strutturale e tecnologico enorme. Ma questo non sarebbe stato possibile senza gli operatori di ieri e di oggi, senza la loro competenza e la loro capacità professionale, unite a un grande cuore. In una struttura che oggi conta 2.300 persone è difficile conoscersi personalmente. Ma io posso dire che ci conosciamo tutti, perché conosciamo il nostro grande cuore”.

Prima dello scoprimento e della benedizione della targa commemorativa da parte di don Ivo Pasa, delegato dell’Opera Don Calabria per l’Europa, don Alfonso Bombieri ha letto il messaggio augurale del nuovo Superiore generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, padre Massimiliano Parrella, eletto lo scorso 25 maggio e assente perché colpito da Covid: “Auspico a breve di poter celebrare con voi il traguardo e continuare a lodare la Provvidenza e tutti i suoi i collaboratori per le meraviglie che si manifestano anche in questo luogo provato dalla malattia e dalla sofferenza”.

Nell’introdurre la mostra il fotografo Renzo Udali ha sottolineato che:

“la storia non va dimenticata, ma documentata. A me è stato dato il privilegio di documentare la straordinaria e centenaria storia dell’Ospedale di Negrar. E’ stato un percorso entusiasmante di selezione, di restauro di immagini storiche e di realizzazione di nuove. Il risultato è un racconto su cui riflettere, lungo il quale le foto antiche descrivono l’ospedale di ieri mettendo in luce quello di oggi, un’eccellenza nazionale riconosciuta in tutta Italia”.

Tra le fotografie più significative quella della sala operatoria dove nel 1944 è stato eseguito il primo intervento, il cui confronto con le sale operatorie di oggi (dotate di robot chirurgici) rappresenta non solo lo sviluppo che in un secolo ha avuto l’Ospedale di Negrar ma anche quello della scienza medico-chirurgica. Straordinari anche i documenti ritrovati, come la riproduzione del contratto di acquisto, datato 1933, della Casa del Sacro Cuore e degli edifici adiacenti da parte della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza. A vendere la proprietà avuta in eredità dal fratello, la sorella del parroco di Negrar, Maria Sempreboni.

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