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Minacciata dai Talebani la “Soldato Jane” trova salvezza a Verona

La donna, responsabile della politica femminile dell'esercito afgano, era nella black list del nuovo governo talebano.

Minacciata dai Talebani la “Soldato Jane” trova salvezza a Verona
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Da Herat a Verona, oltre 5mila chilometri in linea d'aria. La strada che separa la morte dalla vita.

Minacciata dai Talebani la “Soldato Jane” trova salvezza a Verona

Ricercata dai Talebani, la "Soldato Jane" dell'Afghanistan, soprannome che le è stato dato per mantenere segreto il suo vero nome, ha trovato finalmente un porto sicuro e un lieto fine, per sé e la sua famiglia.

Atterrata a Milano ieri pomeriggio, la collaboratrice dell'esercito italiano, è arrivata nella città scaligera dove ora risiederà, assieme al marito e ai suoi due figli. Ad accoglierla, in piazza Bra, c'era il sindaco Federico Sboarina, emozionato davanti a quello sguardo tanto fiero quanto colmo di lacrime. Ad accompagnarla da Milano a Verona, il parlamentare Vito Comencini, membro della Commissione Affari Esteri, e il presidente della Commissione comunale Sicurezza Andrea Bacciga. Presenti anche la consigliera comunale Laura Bocchi e il presidente della Quinta Circoscrizione Raimondo Dilara.

Lavoro di squadra

Una situazione che si è sbloccata in pochissimi giorni. La donna, responsabile della politica femminile dell'esercito afgano, era nella black list del nuovo governo talebano. La sua sicurezza era minacciata. Il sito d'informazione Inside Over aveva pubblicato un suo appello, un grido d'aiuto all'Italia, Paese con cui per anni aveva lavorato fianco a fianco. Il 27 settembre la svolta. Un messaggio al giornalista Fausto Biloslavo, che l'aveva intervistata a Kabul, che diceva: "Ho appena passato il confine. Sono salva".

Lei, simbolo della collaborazione tra il popolo afgano e le missioni internazionali di pace, emblema dei vent'anni di contrasto ai Talebani, era riuscita a fuggire. Da lì la sosta a Islamabad e, finalmente, il volo per l'Italia, grazie al supporto di una associazione scaligera.

In inglese, la donna, coperta dal velo scuro, ha sussurrato "Siamo felici, molto felici di essere in Italia". Per poi lasciarsi andare ad un fiume di parole, nella sua lingua madre.

Ora è al sicuro

Ora la famiglia sarà ospite in un appartamento degli Istituti Civici di Servizio Sociale – I.Ci.S.S., ente pubblico che collabora con il Comune di Verona per le emergenze abitative. E al quale l’Amministrazione comunale ha chiesto un supporto. Lì faranno tutti la quarantena, dopodiché verranno trasferiti in un’altra residenza, pronta a diventare la loro nuova casa. Il sogno, comunque, resta di tornare in Patria, dal resto della famiglia lasciata in Afghanistan.

"Oggi siamo tutti emozionati di essere parte di questa vicenda internazionale, che si conclude con un lieto fine - ha detto il sindaco -. La città di Verona non può che essere orgogliosa di accogliere questa donna, che tanto ha fatto per il nostro Esercito e i nostri militari, mettendo in pericolo la sua stessa vita. Siamo felici di ospitare assieme a lei anche i suoi due bambini e il marito. Ringrazio i consiglieri comunali Comencini e Bacciga che si sono fatti da tramite, in poche ore abbiamo trovato una soluzione per ospitarli e consentire loro di fare la quarantena. Tra due settimane avranno a disposizione un’altra soluzione abitativa dove poter rimanere in tutta sicurezza”.

“Una vicenda internazionale, che a Verona trova il suo lieto fine - ha detto Comencini -, resa nota grazie a Inside Over e al giornalista Biloslavo, con il quale ci siamo messi in contatto. Per il momento rimarranno a Verona, in attesa dello status di rifugiati”.

“Siamo felici di aiutare quanti scappano realmente da una situazione di guerra – ha concluso Bacciga -. Erano nella lista nera dei Talebani, ora sono a Verona. Siamo orgogliosi di aver fatto la nostra parte, salvando questa famiglia e questi bambini”.

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