Nomina del nuovo Cda di Veronafiere ma non c’è nessuna donna ai vertici: impazza la polemica
Non è di certo sfuggita l’assenza della figura femminile nel consiglio di amministrazione.
Il Comune di Verona è socio di Veronafiere insieme ad altri dieci soci, sia pubblici che privati. La recente assemblea ha nominato senza voti contrari i 7 nuovi membri del Cda e sostituito un membro dimissionario del collegio dei revisori.
Nomina del nuovo Cda di Veronafiere ma non c’è nessuna donna ai vertici
Federico Bricolo è il nuovo presidente di Veronafiere SpA per il triennio 2022-2025. Oltre a Federico Bricolo, il Consiglio di Amministrazione è composto da: Romano Artoni, nominato vicepresidente, già consigliere della società fieristica dal 2017 e vicepresidente dal 2017 al 2019 e presidente di UniT, società informatica del Gruppo Unicredit; Maurizio Danese, alla guida di Veronafiere SpA dal 2015 e per due mandati, presidente AEFI (Associazione Esposizioni e Fiere italiane) e vice presidente Pregis SpA; Matteo Gelmetti, confermato vicepresidente e vicepresidente PTSCLAS SpA; Alberto Segafredo, Ad di Ven-to, analista finanziario e membro del Comitato finanza di Fondazione Cariverona; Alex Vantini, presidente Coldiretti Verona; Mario Veronesi, presidente del Gruppo Veronesi SpA.
Non è di certo sfuggita l’assenza della figura femminile nel consiglio di amministrazione e Alessia Rotta (Pd) ha puntualizzato:
“Sulla nomina del nuovo CdA della Fiera abbiamo assistito all'ennesima prova dell'arroganza politica dell'amministrazione Sboarina e dei partiti che la sostengono.
Con la Lega che ha fatto merce di scambio della candidatura a sindaco, accettando di sostenere Sboarina in cambio della presidenza a Bricolo. Una pratica spartitoria inaccettabile tipica di chi predilige logiche di potere all'interesse generale, che in questo caso è ancora più odiosa perché esclude la rappresentanza femminile da un ente così importante. Il principio della pari rappresentanza di genere dovrebbe essere garantito a prescindere dall'esistenza di normative specifiche”.
E ha concluso:
“Su una scelta strategica per la città, si è giocata una partita a scacchi dove ognuno ha cercato di posizionare le proprie pedine. E i giocatori sono tutti uomini in cerca di poltrone.
Anche per questo auspichiamo che Verona possa finalmente voltare pagina scegliendo Damiano Tommasi come alternativa alla destra che, per troppi anni, ha amministrato la città in nome delle poltrone”.
“Sconcertanti sia l'inciucio che la nomina del gruppo dirigente tutto al maschile”
Tommaso Ferrari, consigliere comunale e Beatrice Verzè, vicepresidente di Traguardi hanno affermato:
“Una forzatura, un inciucio. Non c'è altro modo per definire la nomina del nuovo gruppo dirigente di Veronafiere a venti giorni dalle elezioni amministrative. Non si è mai assistito a una maggioranza che assegna incarichi ai vertici di uno dei suoi enti strategici in chiusura di mandato, senza aspettare il responso delle urne. E il bello è che l'Amministrazione Sboarina non tenta nemmeno di mascherare questa operazione di mera spartizione delle poltrone, culminata con la nomina a presidente di Federico Bricolo, responsabile della campagna elettorale della Lega e artefice dell'accordo – tutt'altro che scontato fino a qualche settimana fa – per il sostegno al sindaco uscente Sboarina”.
E hanno proseguito affermando:
“Come al solito non si parla di piano industriale né di strategie di sviluppo, eppure, dopo la crisi causata dal Covid, il settore fieristico sta attraversando una fase di profonda trasformazione e questo processo può essere affrontato solo attraverso l'impiego delle migliori competenze, non certo in base alla logica della convenienza di partito, che non tutela gli interessi della comunità né dell'ente stesso. Siamo inoltre sconcertati dalla decisione di nominare un Consiglio d'Amministrazione composto da soli uomini. Ci chiediamo se sia questa l'immagine inaccettabile che la Fiera di Verona vuole mostrare agli stakeholder di tutto il mondo. Oggi, nel 2022, il mancato rispetto della parità di genere è a dir poco discutibile in qualsiasi forma di organizzazione, sia sul piano della legittimità che su quello dell'opportunità, ma in quanto socio politico e con maggioranza relativa, il Comune di Verona aveva il dovere di effettuare per Veronafiere delle nomine che rispecchiassero la parità di genere, tracciando l'esempio anche per gli altri soci. Pure di questo chiediamo conto all'Amministrazione uscente”.
“ Bagarre politica”
Sulla questione si è espresso il sindaco di Verona, Federico Sboarina sottolineando:
“Bagarre politica solo per far dimenticare tutte le volte che il Pd ha scolorito le quote rosa. Basta vedere che, senza i riflettori delle campagne elettorali, il partito ha indicato solo maschi per le nomine delle partecipate comunali: Consorzio Zai, Amt e collegio sindacale di Veronamercato e Solori. Anche in Consiglio comunale, ancora uomini per il vicepresidente e il capogruppo. Non avevano donne all’altezza? La parità di genere è buona solo quando serve a fare polemica, non quando va applicata”.
Il primo cittadino parla di strumentalizzazione:
“La professionalità delle donne è una cosa seria, che esiste e non va strumentalizzata. Invece la sinistra ci costruisce una speculazione priva di fondamento e piena di svarioni. Non sanno nemmeno di cosa stanno parlando. Le nomine fatte dall’assemblea non sono state 14 ma 7, tanti i componenti del nuovo cda più la sostituzione di un componente dimissionario del collegio dei revisori che non è in scadenza. Sempre a casaccio è stato citato il presunto mancato rispetto delle regole. Per Veronafiere la regola è che, non essendo a controllo pubblico, le quote rosa non sono un obbligo, la composizione del cda è libera come per qualsiasi Spa. Infatti, nel caso di Veronafiere, ognuno degli 11 soci ha individuato le competenze ritenute migliori per gestire questa fase della vita aziendale. La lista unitaria di tutti i soci, compresi quelli privati, è stata composta pensando all’interesse aziendale non ai consensi elettorali di qualche lobby. Lo stesso vale la tempistica. Il rinnovo dei vertici è stato fatto adesso nel nome della continuità aziendale e dell’efficienza della società, che deve stare sul mercato nella ripresa post Covid e non può attendere i tempi della politica. Con buona pace di chi, invece che alle performance economiche, si frega le mani pensando alle lottizzazioni”.