Serena Loatelli: «La mia malattia? Una prigione»

«Sono arrabbiata con la Regione. L’assessore Luca Coletto continua a negarsi e questa indifferenza generale mi uccide due volte»

Serena Loatelli: «La mia malattia? Una prigione»
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«Sono arrabbiata con la Regione. L’assessore Luca Coletto continua a negarsi e questa indifferenza generale mi uccide due volte»

Spesso la vita è indulgente nei confronti dei corvi e condanna le colombe. Serena Loatelli è prigioniera di una rara malattia che la sta consumando lentamente, ma lei, malgrado le difficoltà che le impediscono di essere libera e di avere una vita normale, non perde le speranze e fa l’ennesimo appello, la millesima richiesta di aiuto: «Se non sarà possibile intervenire al più presto, il mio prossimo step sarà la morte» racconta tra le lacrime. 

Una giovane innocente reclusa, isolata da ogni possibilità di relazionarsi, di usare un cellulare, di navigare in internet, di entrare in un ufficio, in un ospedale, in un supermercato, di accendere la luce o di mangiare una pizza con gli amici. E con la grande forza di lottare che possiede, spiega: «Sono affetta da sensibilità chimica multipla, sono otto anni che convivo con dolori, infiammazioni, scosse e violenti crampi diffusi in tutto il corpo, ma solo due anni fa hanno scoperto realmente di cosa si trattasse – e prosegue nella descrizione – Reagisco in modo anomalo a farmaci, vitamine, minerali e a molti alimenti: la mia dieta quotidiana consiste nel consumo di solo quattro cibi: pollo, uova, panna e patate bio; ma pian piano la cronicità della malattia porterà il mio corpo a rifiutare anche questi, accompagnandomi verso un precoce letale destino».

Le sue parole fanno venire i brividi ma soprattutto fanno riflettere. Serena è determinata, e racconta nel dettaglio: «La mia non è un’allergia ma una malattia immuno neurotossica infiammatoria, ossia una repulsione alle sostanze chimiche che mi danneggiano il cervello, e che purtroppo si trovano ovunque». Non esistono cure di ritorno allo stadio iniziale di tolleranza dei molteplici agenti chimici presenti in ogni cosa, ma alcuni protocolli sanitari internazionali americani, inglesi, spagnoli e tedeschi, prevedono l’assunzione di integratori e farmaci privi di additivi chimici, cure di disintossicazione specifiche e terapie che potrebbero aiutare Serena ad espellere le sostanze per le quali non possiede più difese. 

«Chi si trova nelle mie stesse condizioni, vorrebbe andare a curarsi all’estero, visto che in Italia la sindrome non è riconosciuta, ma il costo è altissimo e per questo motivo chiedo la comprensione e l’aiuto di tutti – incalza agguerrita la giovane – Servono duecento mila euro da dividere in tre anni. Niente di tutto questo è coperto dal Ssn, nemmeno se le cure salvano una vita. Ho bisogno di aiuto, mi appello a chiunque». Con grande lucidità e forte speranza, Serena aggiunge: «Mi manca tutto. Mi manca una semplice vita, la mia». E’ possibile seguire la vicenda o contattare chi si prende cura di lei sulla pagina facebook: «AiutiamoSerena Loatelli».

Serena ha inoltre richiesto una pensione di invalidità: «La risposta è stata chiara: picche. In pratica se desidero avere il prepensionamento, posso solo intentare una causa contro la Sanità. E lo farò – poi abbassa la voce e dice – ho tanta paura, paura di morire. Sono tanto arrabbiata con la Regione Veneto che non mi ha mai presa in considerazione. Specialmente con l’assessore alla Sanità Luca Coletto che continua a negarsi – infine conclude – Il senso d’impotenza e di solitudine che provo di fronte all’indifferenza pubblica che agevola la mia morte, mi uccide due volte».

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