A trent’anni dalla legge 109/96, che per la prima volta ha permesso all’Italia di restituire alla collettività i beni sottratti alle mafie, la città diventa luogo di consapevolezza e mobilitazione.
Trent’anni di riuso sociale: un Paese che reagisce
Dal 1996 a oggi, la legge 109/96 ha permesso la nascita di oltre 1200 esperienze di riuso sociale, trasformando immobili e patrimoni criminali in cooperative, scuole, comunità e progetti di inclusione. Spazi un tempo simbolo di oppressione sono diventati presìdi di democrazia e lavoro diffuso.
L’iniziativa veronese si inserisce nel percorso nazionale della campagna “Fame di verità e giustizia”, che richiama l’attenzione pubblica sul tema dei beni confiscati e sull’importanza della loro gestione trasparente, innovativa e orientata al bene comune.
Cartoline, firme e sostegno ai progetti: come partecipare
Durante il weekend, volontari e cittadini raccoglieranno cartoline che verranno spedite al Governo per chiedere un impegno chiaro: destinare almeno il 2% del Fondo Unico di Giustizia alla rigenerazione dei beni confiscati.
Una piccola percentuale capace però di generare un impatto enorme: quel 2% potrebbe finanziare scuole, cooperative, comunità, progetti di lavoro e spazi sociali in territori feriti dalla presenza mafiosa.
Oltre alla raccolta firme, ci sarà la possibilità di sostenere direttamente i progetti di Libera scegliendo un gadget oppure acquistando i prodotti biologici di Libera Terra. Un gesto semplice, ma che diventa un seme concreto di giustizia, corresponsabilità e speranza.
Maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.libera.it.
Due giorni per ricordare che basta poco per far rifiorire il Bene. E che ogni firma può davvero cambiare il futuro.