La recente sentenza del Consiglio di Stato del 21 novembre 2025 ha stabilito che nelle strutture ricettive il check-in non potrà più essere eseguito esclusivamente tramite invio digitale dei documenti.
Verona, città a forte vocazione turistica, si prepara a recepire le nuove disposizioni che introducono lo smart check-in con controllo visivo, cambiando il volto degli affitti brevi.
Stop alle key box: più sicurezza per ospiti e residenti
La decisione del Consiglio di Stato ribalta quanto stabilito dal Tar del Lazio e torna a rafforzare la linea del Ministero dell’Interno: la verifica dell’identità degli ospiti deve avvenire di persona o tramite sistemi tecnologici che garantiscano il riconoscimento visivo.
Per le strutture che operano con affitti brevi, questo comporta la fine della semplice consegna delle chiavi tramite key box o codici digitali. Sarà comunque possibile ricorrere a strumenti tecnologici avanzati, purché permettano di accertare con sicurezza la corrispondenza tra persona e documento d’identità, aprendo così la strada allo smart check-in.
Impatto sulla città e opinioni delle associazioni di categoria
La sentenza avrà effetti rilevanti anche a Verona, dove il settore degli affitti brevi ha registrato una crescita importante negli ultimi anni. Gli albergatori locali e le associazioni di categoria vedono nella decisione un passo avanti per riequilibrare le condizioni tra hotel tradizionali e strutture extra-alberghiere.
Maurizio Russo (Federalberghi Verona): “Accogliamo la decisione”
“Accogliamo con grande soddisfazione la decisione del Consiglio di Stato, che ristabilisce con chiarezza l’obbligo del riconoscimento de visu degli ospiti. Per noi albergatori non si tratta di un adempimento burocratico in più, ma di una responsabilità che esercitiamo da sempre con senso civico e professionalità. La sicurezza degli ospiti, dei cittadini e dei territori in cui operiamo viene prima di tutto.
Il sistema Alloggiati Web, come dimostrano anche i numerosi casi recenti di arresti effettuati grazie alle segnalazioni, è uno strumento fondamentale di prevenzione e controllo. Questa sentenza restituisce certezza normativa a un principio che fa parte della nostra storia e del nostro lavoro quotidiano: l’ospitalità deve andare di pari passo con la legalità e la sicurezza.
Da notare che il Consiglio di Stato non ha affermato che l’identificazione del cliente al check-in è ‘a norma’ solo se fatta in presenza: i giudici hanno invece osservato che, grazie alle nuove tecnologie oggi disponibili, l’identificazione può essere effettuata a norma anche da remoto, purché tramite dispositivi di videocollegamento idonei ad accertare in tempo reale la corrispondenza tra l’ospite e il titolare del documento.
Quindi, contrariamente a quanto lamentato dai ricorrenti, non è vero che alle strutture alberghiere sia stato regalato un vantaggio competitivo perché dotate di reception: anzi, sono le strutture extra-alberghiere a poter ottenere un vantaggio svolgendo i check-in tramite videochiamata. Considerato anche che molti locatori sono ormai organizzati con uffici e servizi di ricevimento, non sussiste alcuna disparità. Ciò che non si può pretendere è mantenere la prassi, ormai inadeguata, del semplice invio via WhatsApp della foto del documento, seguito dall’accesso tramite tastierini automatici o key box”.
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Le piattaforme digitali e i proprietari di immobili per affitti brevi, invece, temono possibili rallentamenti operativi e richiedono indicazioni più chiare su quali tecnologie siano pienamente conformi. L’obiettivo comune resta comunque quello di coniugare sicurezza, tracciabilità e innovazione.