1917-2017, gli Alpini veronesi in pellegrinaggio sull'Ortigara
In occasione del centenario della tragica battaglia, la sezione scaligera dell'Ana domenica ha partecipato in massa al tradizionale pellegrinaggio sull'Ortigara
In occasione del centenario della tragica battaglia, la sezione scaligera dell'Ana domenica ha partecipato in massa al tradizionale pellegrinaggio sull'Ortigara
Un pugnetto di terra da Villafranca, uno da San Bonifacio. Un altro da Isola della Scala e uno da Erbezzo. Chicchi di terreno per tenere vita un legame indissolubile: quello che lega gli alpini veronesi all'Ortigara.
«Cattedrale di alpini, monumento del sacrificio umano, monte della nostra trasfigurazione», per citare padre Giulio Bevilacqua, alpino di Isola della Scala decorato di due medaglie di bronzo al Valor Militare che in quelle trincee ha combattuto nel 1917. In occasione del centenario di quella carneficina, la sezione scaligera dell'Associazione Nazionale Alpini ha partecipato «in massa» al tradizionale pellegrinaggio di domenica 9 luglio sulla cima dove persero la vita 25.199 uomini di cui 8.465 fra morti (2.865) e dispersi (5.600) e 16.734 feriti. Le perdite austro-ungariche ammontano a 8.828 uomini, di cui 992 morti, 6.321 feriti e 1.515 dispersi.
Il tutto in appena 20 giorni di battaglia, tra il 10 e il 29 giugno di cento anni fa. Tutti e duecento i gagliardetti dei gruppi veronesi che hanno aderito all'appello del presidente sezionale Luciano Bertagnoli. Pullman, auto e minivan: ognuno si è organizzato come meglio ha potuto per non mancare al grande appuntamento con la Storia. Perché l'Ortigara, per le penne nere veronesi, è un qualcosa di intimo, di sacro. Negli anni sono stati decine e decine gli alpini scaligeri che trascorrevano i fine settimana sulle pendici scoscese della montagna alla ricerca dei resti del proprio caro disperso in combattimento. E oggi, a distanza di un secolo esatto, gli alpini hanno voluto omaggiare i propri padri caduti in battaglia, con un'iniziativa particolare: il giardino della memoria. Lì sulla vetta, accanto alla chiesetta delle Lozze voluta proprio da monsignor Giuseppe Gonzato, don Bepo (altro protagonista di quei giorni terribili), sono stati deposti piccoli pugni di terra che le penne nere veronesi hanno raccolto nei paesi d'origine delle vittime di quella battaglia.
Un lavoro di ricerca certosino, portato avanti dal Centro Studi della sezione scaligera, che ha permesso ai volontari di censire con precisione 91 delle circa 250 vittime veronesi (appartenenti ai battaglioni Monte Baldo e Verona) e a recarsi in ogni paese di provenienza per prelevare un po' di terra da portare sull'Ortigara.
«Abbiamo voluto portare una zolla "di casa" per quelli che non sono potuti tornare a casa - commenta il presidente Bertagnoli -. Questo vuole essere uno scambio intergenerazionale di memoria. Perché è solo con la memoria che riusciremo a rimanere uniti per affrontare le sfide del futuro». Organizzato dalle sezioni di Verona, Asiago e Marostica, il pellegrinaggio nazionale quest'anno ha visto il suo momento clou in cima all'Ortigara, davanti alla colonna mozza eretta proprio dall'Associazione Nazionale per non dimenticare.