Convegno a Verona

Africa, il 24% della superficie agricola mondiale

I principi di base della Politica agricola comune saranno semplificazione, sussidiarietà e sostenibilità

Africa, il 24% della superficie agricola mondiale
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Africa, il 24% della superficie agricola mondiale.

Africa, il 24% della superficie agricola mondiale

L’Africa è un Continente in ritardo strutturale anche in campo agricolo, con
problemi organizzativi e tecnologici. Ne deriva una crisi di sistema della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile (Sau) mondiale, in termini di valore si ferma al 6%. È il combinato disposto di un’area gigantesca dalle forti  contraddizioni, in cui le grandi potenzialità, frutto anche di una notevole ricchezza naturale, e le sconfinate
aree rurali fanno a pugni con l’emergenza denutrizione e con un’agricoltura di pura sussistenza, mentre vola il deficit commerciale dell’agroalimentare e, paradossalmente, aumentano gli sprechi alimentari (al 15%) a causa di perdite lungo la filiera produttiva e distributiva. Un Continente, infine, che rappresenta comunque
il futuro in termini demografici (con oltre 1/4 della popolazione mondiale entro trent’anni), ambientali e commerciali. È il quadro di sintesi offerto dal report dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma “Agribusiness in
Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia”, presentato oggi a Veronafiere in apertura della 114esima edizione della manifestazione agricola scaligera. Al convegno, moderato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, hanno partecipato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, la ministra dell’Agricoltura della  Croazia Marija Vučković, che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue nel primo semestre 2020, il professor Giulio Tremonti, giurista, già ministro dell’Economia e delle Finanze; padre Mauro Gambetti,  custode del Sacro Convento di Assisi, Denis Pantini, responsabile Area Agricoltura e Industria alimentare di  Nomisma, e in collegamento da Bruxelles l’europarlamentare Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e relatore per il Parlamento europeo della proposta di riforma della Pac post 2020.

La morfologia

Pur con un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo, nonostante i trend positivi della
ricchezza prodotta in particolare in alcune aree del Nord e del Sud, l’Africa è in assoluto l’area a maggior  potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della produzione  discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre  le colture a maggior valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie
coltivata (1,1 miliardi di ettari la Sau complessiva). Anche l’allevamento, pur rappresentando il 20% della produzione mondiale di carne ovina e bufalina, non riuscirà a tenere il passo del fortissimo incremento  demografico, facendo sempre più del Continente africano un importatore netto di alimenti di origine
animale. Infine, anche sul piano dei macchinari – evidenzia il report – i margini sono enormi. A oggi infatti il
rapporto tra macchine agricole e trattrici per ettaro coltivato è infinitesimale: un macchinario ogni 31 in  Europa e addirittura uno ogni 50 in Italia.

Verona fiere in prima fila

Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: «Nel 2000 “The Economist” definì l’Africa il  continente senza futuro. Non è così. Oggi l’Africa è considerata ricca di speranze e di risorse ed è al centro  di un rinnovato dialogo con l’Unione europea attraverso la Task Force for Rural Africa, che ha creato una partnership operativa tra Ue e Unione africana. Ed è importante oggi poter fornire indicazioni utili a  inquadrare il sistema agricolo italiano nel contesto europeo e le relative opportunità di interscambio  commerciale». «L’Europa – è il commento del direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovanista capendo
l’importanza di lavorare su un rapporto complementare con l’Africa. Una partnership di prospettiva in termini
commerciali e sociali che nel lungo periodo si rivelerà fondamentale e che non ci possiamo permettere di perdere, come sta accadendo, in favore di un nuovo baricentro spostato a Est. Come Fieragricola, anche assieme a Ice e FederUnacoma, abbiamo avviato articolati percorsi di internazionalizzazione basati su attività
promozionali e incoming – delle 30 delegazioni commerciali, invitate, 17 sono di stati africani –, mentre da tempo coltiviamo relazioni con importanti Paesi, dal Marocco al Sudafrica, dove siamo già presenti con nostre manifestazioni legate all’agricoltura".

Il mercato

Negli ultimi dieci anni lo scenario delle importazioni agricole verso l’Africa ha infatti subito modifiche sostanziali, con la Russia che è diventata il principale fornitore di derrate agricole forte di una quota di mercato che dal 5% del 2008 è passata al 12%, grazie all’export cerealicolo. Per contro, perdono quote sia i Paesi europei che gli Usa a fronte di un nuovo player, l’India, che si sta prepotentemente facendo largo. I principali prodotti importati riguardano cereali (64% del totale), pesci e crostacei (13%), semi e frutti oleosi (8%). E se sulle derrate l’Italia gioca un ruolo marginale e in calo (l’1% del totale), nei macchinari vanta una storica posizione di leadership sempre più minata anche qui da fornitori orientali: l’India (al 23%), che precede il Belpaese (15%) nell’export di trattrici; la Cina, che domina (27%) sempre sull’Italia (9%) nelle macchine
agricole. Ed è proprio quest’ultima la voce più promettente nel breve periodo, con una crescita complessiva della domanda del 65% in 10 anni, da 1,4 a 2,3 miliardi di dollari. Anche l’Africa non è esente da una tendenza che si sta affermando su scala globale, che vede economie emergenti rafforzare le relazioni bilaterali tra di loro.

Per il responsabile di Nomisma Agroalimentare, Denis Pantini:

"In considerazione del progressivo aumento demografico e della relativa domanda alimentare, si comprende come la necessità per il Continente africano di un maggior sviluppo del proprio settore primario diventi fondamentale. Uno sviluppo che non può non passare da un contestuale incremento tecnologico e di dotazione di macchine in grado di aumentare la
produttività in ottica sostenibile. Scendendo nel dettaglio del commercio di prodotti agricoli ed alimentari, si
evince come la nostra bilancia commerciale presenti un saldo negativo di quasi 650 milioni di euro, determinato soprattutto dagli acquisti di derrate agricole africane riguardanti principalmente pesci (59%  dell’import agricolo a valore), frutta e verdura (27%), per oltre un terzo rappresentati da agrumi, in gran parte
provenienti dal Sud Africa".

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