Alice: «Alla pallavolo ho preferito l’Mma»

La giovane è tornata ad allenarsi quando ancora allattava con un obiettivo preciso: battersi da professionista in una delle discipline più violente

Alice: «Alla pallavolo ho preferito l’Mma»
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La giovane è tornata ad allenarsi quando ancora allattava con un obiettivo preciso: battersi da professionista in una delle discipline più violente

«Non faccio sport per mantenere la linea, ho degli obiettivi». A parlare con la determinazione e la passione di chi nella vita ha trovato la propria dimensione è Alice Maniccia, 25 anni, di Quaderni. L’ambizione è riuscire a fare degli incontri da professionista nella disciplina delle Mixed martial arts (Arti marziali miste), meglio note con la sigla Mma. Più che un’ambizione in realtà è un obiettivo realistico, che, sulla base dei risultati ottenuti finora, Alice sa che raggiungerà. Sebbene nella sua pratica si mescolino molti elementi provenienti dalle arti marziali, l’Mma è molto diverso: senza fronzoli filosofici, sicuramente più violento. 

«Combattiamo in una gabbia, non sul ring, e durante un incontro non è inusuale che si svenga, ci si apra un labbro o un sopracciglio e persino che ci si rompa qualche osso o un’articolazione se non si cede a una leva o a uno strangolamento. Ma si tratta comunque di uno sport, con un regolamento, un arbitro che interrompe l’incontro per evitare conseguenze gravi e lo spirito sportivo per cui gli avversari, dopo essersele date di santa ragione, si abbracciano» racconta Alice. Del resto le uniche protezioni previste sono il paradenti, il paraseno per le donne e il parapube per gli uomini. L’Mma è una passione recente per Alice, che ha iniziato a praticarla quest’anno al Fight house Verona, ma le arti marziali e la lotta fanno parte della sua vita da sempre. Dopo dieci anni di judo con annessa cintura nera, ha deciso che limitarsi a ribaltarsi e tirarsi non le bastava più, così, cercando una disciplina più fisica, è passata al muay thai, lo sport nazionale thailandese: «In Thailandia al centro dei bar a volte si trova un ring in cui i combattenti si sfidano dal vivo. La versione tradizionale è molto dura perché invece dei guantoni usano le corde, ma ormai non è quasi più praticata».

A questa disciplina, ealla sua variante europeizzata, il K1, Alice si è dedicata per nove anni, ottenendo nel 2012 il titolo italiano di K1 e arrivando seconda nel 2013. In tutti questi anni non si è mai rotta niente, e qualcosa vorrà pur dire. La sofferenza più grande è stata dover rinunciare allo sport l’anno scorso, ma per una causa che l’ha resa nel contempo felicissima. «A maggio 2016 è nato Zeno, mio figlio. Lui ora è la mia priorità, ma, anche grazie all’aiuto fondamentale del mio moroso, Daniele Biasi, sono riuscita a tornare ad allenarmi quattro volte a settimana». Alice era di nuovo in palestra a ottobre, con Zeno al seguito perché ancora allattava. Così alternati a prese e strangolamenti, fra lo sgomento dei ragazzi presenti in palestra, Alice ritagliava dei momenti di tenerezza per allattare il piccolo Zeno. «Da novembre seguivo un corso di lotta, chiamata grappling, poco frequentato, quindi a volte, quando ha iniziato a gattonare, lo lasciavo persino libero di girare per la palestra. Spero che un giorno conosca la stessa passione che provo io per uno sport». L’altra passione di Alice sono i tatuaggi. Il primo fatto a 16 anni, oggi ne ha 15. Quello a cui è più affezionata le coprirà il braccio dalla spalla al polso, non è ancora finito: un mashup fra Alice nel paese delle meraviglie della disney e Matrix,alla scoperta della tana del Bianconiglio.

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