Ammann Bussolengo, continuano i presidi di protesta contro la delocalizzazione in Turchia e i 64 esuberi
"Chiediamo l'immediato intervento politico della Regione Veneto e la convocazione urgente di un tavolo istituzionale. L’azienda vuole far passare nel silenzio i termini per poter procedere con i licenziamenti"

Nella mattinata di martedì 27 maggio 2025, sotto la pioggia, si è svolto il terzo presidio di protesta dei lavoratori, organizzato dalla Fiom Cgil, davanti alla sede dell'Ammann di Bussolengo.
Presidio dei lavoratori davanti all'Ammann di Bussolengo
Il motivo del presidio riguarda il fatto che l'azienda, situata in via dell'Industria, nelle scorse settimane ha aperto una procedura di licenziamento per 64 dei 157 dipendenti totali.
L'azienda si occupa principalmente della realizzazione di macchine per costruzioni, ma anche di impianti di miscelazione per asfalto. Nata in Svizzera nel 1869, col tempo si è poi allargata internazionalmente, espandendosi in più di 100 Paesi. Nello specifico, nello stabilimento di Bussolengo si producono macchinari per l'asfalto, finitrici e compattatori.
Il sito produttivo del veronese è attivo da 60 anni, ma da un po' l'azienda aveva annunciato il trasferimento verso la Turchia, anche con pesanti ricadute sul personale. Infatti, la dirigenza lo aveva ribadito anche nelle riunioni del 29 aprile e del 5 maggio, fino ad arrivare a mercoledì 14 maggio 2025 che sono state ufficialmente aperte le procedure per gli esuberi.
Tali intenti hanno immediatamente scatenato una reazione dei lavoratori, i quali, sotto la supervisione della Fiom Cgil, si sono mossi organizzando manifestazioni pubbliche di protesta davanti alla sede di Bussolengo. La richiesta del sindacato è quella di ritirare o di sospendere la procedura di licenziamento collettivo in modo da poter, insieme con la Regione, chiamata anche lei ad intervenire, provare a salvare produzione e posti di lavoro.

"Necessario aprire subito un tavolo"
La richiesta di intervento da parte della Regione è ormai imprescindibile e non procrastinabile perché l’azienda non vuole sentire ragioni da parte del sindacato e pretende che la Fiom sottoscriva le sue decisioni senza fiatare. Ovviamente questo è inaccettabile per la dirigenza della Fiom di Verona che invece ha intenzione di non demordere e di continuare a presidiare lo stabilimento insieme a lavoratori e lavoratrici per chiedere il rispetto della dignità e della professionalità di queste persone, molte delle quali sono impiegate in AMMANN quanto era ancora SIM ed era una tipica azienda familiare veneta. La multinazionale non può non tenere presente di avere a che fare con persone, esseri umani, famiglie e non con numeri senza identità.
Insieme al segretario generale della Fiom di Verona era presente anche la segretaria generale della Cgil di Verona Francesca Tornieri che ha voluto portare la sua solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici in sciopero:
“Come Camera del Lavoro siamo qui a portare solidarietà ai lavoratori alle lavoratrici di questa multinazionale che si vedono prospettare licenziamenti di 64 colleghi, senza un progetto reale neppure sul futuro di coloro che resterebbero. Come sempre, l'obiettivo delle aziende è raggiungere il massimo profitto, dopo aver sfruttato per poi scappare e andarsene via dall'Italia per cercare guadagni altrove.
Questa vertenza della AMMANN, inoltre, è l'ennesima situazione critica che si è aperta sul territorio Veronese, in cui abbiamo tantissime situazioni di licenziamenti e di crisi aperte. Tra l'altro, con la scarsa disponibilità da parte proprio delle aziende ad aprire gli ammortizzatori sociali, proprio come in AMMANN, che non ha neppure proposto alcun tipo di via alternativa ai licenziamenti e alla delocalizzazione. La CGIL sarà al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici in tutto questo percorso per ottenere il massimo dei risultati possibili a difesa dei posti di lavoro".





“Questa è la nostra terza iniziativa di sciopero con presidio, ma non crediamo possa essere l’ultima, visto le posizioni e le dichiarazioni dell’azienda - ha aggiunto Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom veronese -. Noi oggi siamo qui davanti allo stabilimento di Bussolengo, che ricordiamo è stato aperto nel 1978 dal precedente proprietario, per chiedere il ritiro della procedura di licenziamento collettivo. La dirigenza di AMMANN ha scelto di delocalizzare in Turchia per pagare meno il costo di lavoro, ha scelto la strada della delocalizzazione selvaggia per aumentare il loro margine ai profitti.
Noi non abbiamo intenzione di cedere a questo ricatto della multinazionale. E siamo qui oggi per chiedere con forza l’intervento immediato della Regione e della politica per poter tutelare l'occupazione, per nostro famoso “Made in Italy” e, soprattutto, la gente che lavora per poter vivere, da questi sciacalli della finanza a cui interessa solo il mero guadagno a discapito di tutto e di tutti".