L'intervista

Baby gang, parla una "bambina" veronese: "Rapinavamo kebabbari in nero così non potevano denunciare"

I soldi poi servivano per comprare droghe: coca, crack, eroina, pastiglie, mdma...

Baby gang, parla una "bambina" veronese: "Rapinavamo kebabbari in nero così non potevano denunciare"
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Violenza. Follia. E gioventù. Questi, apparentemente sono gli elementi più visibili del fenomeno delle baby gang, una vera e propria piaga che ha colpito e travolto, soprattutto, il Veronese. Ma il racconto vero, dall'interno, di questo "mondo", non può che arrivare da qualcuno che ha frequentato gli ambienti, le compagnie...

Ed ecco, dunque, la testimonianza di una ragazzina, una minorenne, che fino al giorno dell'operazione delle Forze dell'ordine, nel mese di luglio, che ha di fatto smantellato le baby gang, ha condiviso le sue esperienze con quei ragazzi e quelle ragazze amanti della violenza.

Baby gang, parla una "bambina" veronese

Chiamarle baby gang, per la ragazzina, è un modo di generalizzare. E lo ha voluto dire subito al giornalista del tg regionale Rai che ha raccolto la sua intervista.

"Sì, non tutti fanno le stesse attività all'interno - ha spiegato - Alcuni sono specializzati nelle rapine, e scelgono i luoghi in cui i lavoratori sono in nero, perché così non possono denunciare".

Obiettivo principale, dunque, i venditori di kebab, per esempio, secondo la giovane alcuni degli esercizi commerciali più facili da colpire. Andando più a fondo, poi, il discorso si fa inquietante. Il motivo che ha spinto la ragazzina, per esempio, a entrare in una baby gang è la necessità di soldi facili.

"Rapinavamo kebabbari in nero così non potevano denunciare"

Il desiderio di denaro. Da spendere, poi, e questo è il secondo motivo, per comprare sostanze stupefacenti. E poi, ammette candidamente, "lo facciamo per moda". Rapinare per moda... C'è anche una sorta di gerarchia nel consumo di droga:

"Ci sono i tossichelli - ha continuato - Quelli che fumano solo erba e hashish. E poi i tossici, quelli che fanno uso di tutte le sostanze". Coca, crack, eroina, pastiglie, mdma, "cose così".

La ragazzina ora ha preso le distanze da quel mondo, e ha voluto condividere la sua versione, il suo racconto. Fa un certo effetto sentire una giovane, poco più che bambina, parlare di "essersi ripulita", come se fosse una navigata e problematica persona con dipendenze dalle droghe. Ma non si è pentita. Anzi.

"Se non avessi validi motivi per restarne fuori - ha concluso - ci tornerei in quella gang. Perché è una vita divertente, non ti annoi mai".

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