Banda della droga scaramantica a Verona prima di spacciare si chiamava il cartomante

Clienti in città ma anche in gran parte del Villafranchese, ecco dove.

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Banda della droga scaramantica a Verona prima di spacciare si chiamava il cartomante. Clienti in città ma anche in gran parte del Villafranchese: ecco dove.

Banda della droga scaramantica a Verona prima di spacciare si chiamava il cartomante

Una rete di quattro spacciatori marocchini in contatto tra di loro ma senza un vertice, bensì buoni rapporti di vicinato che consentiva loro di fare affidamento al "collega" quando si rimaneva senza merce o per altre evenienze. Con una particolarità: che prima di iniziare la giornata "lavorativa", uno di loro, R.M., classe '83 (in affari con la compagna N.A. '82)  telefonava ad un mago cartomante in Marocco per chiedere una previsione di come sarebbe stata la giornata: buona, meno buona, lascia perdere. L'uomo, per questo servizio, pagava profumatamente il mago tramite ricariche di carte prepagate. C'è di più: al momento della perquisizione in casa della coppia, che "operava" nella zona di Borgo Roma, vicino alla droga è stato rinvenuto un feticcio a base di datteri e altri aromi che avrebbe anch'esso dovuto propiziare gli affari. Tutto questo teatrino, tra il surreale, il comico e il criminale, è stato stroncato dall'attività investigativa avviata nel mese di giugno 2018 dall'aliquota operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Peschiera del Garda, presentata oggi dal comandante della Compagnia, Salvatore Beneduce, e dal comandante nel Nor, Gerardo Longo.

Almeno dieci i clienti fissi

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Le indagini all'inizio erano indirizzate nei confronti di un cittadino marocchino E.W.A. di 25 anni, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, nel dettaglio, di cocaina e hashish, con clientela proprio nei territori di competenza della Compagnia, e si sono poi ampliate nei confronti di altri soggetti, tutti cittadini marocchini gravitanti nella zona di Verona, Vigasio e Nogarole Rocca e Roncolevà per il medesimo reato. Nel corso dell'investigazione è stata accertata, tramite mirati servizi sul territorio con recuperi di numerose dosi di droga, la costante e quotidiana cessione di sostanze stupefacenti ad almeno una decina di clienti, prevalentemente di origine italiana: si tratta per la maggior parte di giovani, anche donne, in linea di massima operai; una clientela fissa e fidelizzata, le cui conversazioni avvenivano prevalentemente via WhatsApp. mentre gli incontri in strada o in un paio di bar del territorio.

La cliente "invaghita"

N.H., classe '84, viveva in un appartamento di Nogarole Rocca, dove per altro si trovava già ai domiciliari. In quello stesso appartamento l'uomo riceveva alcuni clienti, tra cui una donna che si era invaghita di lui e che fidelizzava offrendole "conforto" accompagnato da un buon the.

Zio e nipote con la droga nel calzino

Nel corso delle operazioni di si è proceduto al sequestro complessivo di circa 230 grammi di cocaina e 35 grammi di hashish, oltre a 4.200 euro in contanti, quale provento delle attività illecite. Durante l'esecuzione delle ordinanze, venivano tratti in arresto nella flagranza del reato di detenzione al fini di spaccio, C.M. (1963) e C.M. (1987) zio e nipote, il primo cugino di N.H., fermati a Vigasio a bordo dell'autovettura Opel Astra (dove lo zio viveva), sulla quale sono state rinvenute sette dosi di cocaina. Lo stupefacente era nascosto all'interno del telaio dei sedili dell'autovettura, occultato in una calza. Tutti i coinvolti sono ora in carcere a Montorio, dove già per altro il "credulone" si trovava, in quanto colpito da una prima ordinanza di custodia sempre nell'ambito della stessa operazione.

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