Banda di spioni: 4 arresti e 60 indagati. Tra le vittime, 13 imprenditori veronesi
Gli "hacker" avevano contatti con servizi segreti e mafiosi, un giro da 3 milioni euro
Sarebbe coinvolta anche Verona nello scandalo dossier che sta scuotendo dai vertici mezza Italia. Secondo quanto ricostruito dalla Dda, in sostanza, una vera e propria rete di “spioni” penetrando nella banca dati del ministero dell’Interno avrebbe procurato documenti riservati alla società di hacker Equalize, presieduta dal presidente della Fondazione Fiera di Milano.
Banda di spioni: 4 arresti e 60 indagati
Montagne di documenti raccolti quando era investigatore in Polizia, con le analisi e le informative delle più importanti operazioni di criminalità organizzata nazionali e internazionali, le schede dei più pericolosi uomini di mafia e una seria di carte "scottanti'".
Sarebbe questo parte dell'archivio sequestrato in un garage a casa della segretaria di Carmine Gallo, l'ex super poliziotto ai domiciliari nell'ambito dell'indagine della Dda di Milano e della Dna su un network di presunte cyber-spie.
La banda al centro dell'inchiesta su presunti dossieraggi su imprenditori e politici avrebbe dunque conoscenze e aderenze con il mondo della criminalità organizzata, ma anche e soprattutto con quello dei servizi segreti.
Tra le vittime, 13 imprenditori veronesi
Dagli atti è emerso che nella rete dell'associazione con base in via Pattari, che avrebbe incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di "profitti illeciti", sono finiti migliaia e migliaia di nomi ma anche le più alte cariche del nostro Paese come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Tra queste migliaia di nomi illustri “spiati” compaiono anche 13 veronesi: cinque di Verona, due di Zevio, tre di Isola della Scala, uno di Cologna Veneta e due di Buttapietra.
Tra questi, Stefano Defanti, Andrea Martini, Antonio e Filippo Bussinelli, Luciano Dalle Pezze, Luigi Mazzo, Ornella Pagani, Marisa Poli, Alessandra Sandri, Grazia Faedo, tutti legati al mondo della logistica e per i quali è stato fatto un accesso allo Sdi delle forze dell'ordine per vedere se avevano precedenti penali.
Al centro dell'inchiesta anche l'hacker vicentino Gabriele Pegoraro
Tra gli indagati spicca il nome di Gabriele Edmondo Pegoraro, hacker di Vicenza, con una lunga esperienza nella cybersecurity e nel settore aerospaziale.
Definito dagli investigatori come un professionista dall’approccio fuori dagli schemi, Pegoraro ha lavorato come responsabile dell'innovazione presso BitCorp, una società che per anni ha collaborato con la Procura di Milano per attività di intercettazione.
Equalize lo aveva incaricato di creare quattro dossier riservati su figure di alto profilo, tra cui Gianni Dragoni, caporedattore del Sole 24 Ore, Giovanni Gorno Tempini, presidente del cda di Cassa Depositi e Prestiti, Giuliana Paoletti, console onorario del Regno di Danimarca, e Guido Rivolta, dirigente responsabile della comunicazione di Cdp.