Cani malnutriti e malati, rinviati a giudizio i titolari di un allevamento a Isola della Scala

I cani, ricoverati in capannoni privi di agibilità e autorizzazione sanitaria, erano detenuti in recinti mantenuti sporchi, di ridotte dimensioni o non adeguati rispetto al numero di animali presenti

Cani malnutriti e malati, rinviati a giudizio i titolari di un allevamento a Isola della Scala
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I cani, ricoverati in capannoni privi di agibilità e autorizzazione sanitaria, erano detenuti in recinti mantenuti sporchi, di ridotte dimensioni o non adeguati rispetto al numero di animali presenti

Dopo oltre due anni di indagini da parte del Gruppo Carabinieri Forestale di Verona, che hanno portato al sequestro dell'intero dell'allevamento di cani di razza gestito dalla famiglia Munari in Isola Della Scala, località Doltra, il Pubblico Ministero Dott. Gennaro Ottaviano ha richiesto il rinvio a giudizio a carico dei  titolari Munari Mattia e Munari Valter nonché del veterinario responsabile dell'allevamento, Dr.ssa Monzini Daniela.

I reati contestati vanno dal maltrattamento (art 544 ter C.P.) alla detenzione in condizioni incompatibili di animali (art. 727 co. 2 C.P.) oltre all’indebita percezione di contributi pubblici (art. 316 ter C.P.) erogati da Avepa in ambito agricolo, a carico di uno dei due titolari.

Le indagini, avviate nell’autunno 2015 su denuncia presentata dal sig. Mirandola Riccardo, avevano messo in luce le condizioni di degrado in cui erano detenuti circa trecento cani di razze varie (Border Collie, Collie, Maltesi, Barboncini, Carlini, Chihuahua, Yorkshire, Bassotti, Pinscher, Shih-Tzu, Spitz, Wippet, Jack Russel, etc.) utilizzati al fine di produzione e vendita di cuccioli, nonché numerosi animali da cortile ricoverati in alcune baracche adiacenti.

I cani, ricoverati in quattro capannoni privi di agibilità e autorizzazione sanitaria, tre dei quali ristrutturati grazie ai contributi erogati da Avepa (per un totale di circa 180,000 euro), erano detenuti in recinti mantenuti sporchi, di ridotte dimensioni o non adeguati rispetto al numero di animali presenti, privi di cucce e di arricchimenti ambientali, di aree di sgambamento esterno, costretti in ambienti privi di ricambio d'aria, senza adeguato rifornimento d'acqua e mangime. Numerosi cani presentavano lesioni e malattie quali dermatiti, otiti, parodontiti, problemi muscolari e artritici, ernie, ulcere, lesioni cutanee, tumori, denutrizione, parassitosi, patologie per le quali non erano state intraprese, nel tempo, le cure necessarie. Le fattrici ed i riproduttori venivano sfruttati sino a fine vita, con irreparabile pregiudizio fisico e mentale. Anche gli animali da cortile, privi di ripari adeguati e puliti, di idonei rifornimenti di acqua e mangime, erano detenuti in condizioni non idonee a garantirne il benessere etologico.

A giudizio dei numerosi veterinari, pubblici e non, intervenuti a vario titolo nelle indagini, tra i quali i consulenti del PM Dr.ssa Fulvia Ada Rossi e Dr. Enrico Chisari, esperti in Etologia applicata e benessere animale, il continuo e prolungato stato di detenzione in condizioni che pregiudicano gravemente l'equilibrio psichico, l'alimentazione inadeguata, che crea conflitto tra gli animali e disagio,  le cause di stress a causa delle modalità d'allevamento, avevano comportato, per gli animali presenti nell’allevamento, una condizione di maltrattamento continuo determinata dal perdurare del mantenimento in condizioni incompatibili con le esigenze della specie.

Anche le verifiche anagrafiche avevano evidenziato come, negli anni, presso l'allevamento "Amico Cane" fossero transitati centinaia di animali detenuti sotto il profilo amministrativo con modalità totalmente irregolari, privi della prevista identificazione con microchip e, quindi, sottratti a qualunque controllo delle Autorità preposte. Peraltro, l'associazione all'E.N.C.I. e la conseguente necessaria adesione al Codice etico dell'allevatore di cani, lungi dal costituire una garanzia del rispetto del benessere degli animali allevati, avevano rappresentato per l'azienda titolo per ottenere maggiori profitti in sede di commercializzazione degli esemplari stessi.

Tutti gli animali, sottoposti a sequestro probatorio nel marzo 2016 ed affidati, in un primo tempo, alla custodia giudiziaria del Sindaco del Comune di Isola della Scala e alla vigilanza e cura sanitaria quotidiana del Servizio Veterinario Asl 22 di Bussolengo, con il passare dei mesi erano stati, a poco a poco, consegnati in custodia alla L.A.V. – Lega Anti Vivisezione, incaricata di selezionare idonei affidatari privati sia per gli animali da compagnia che per gli animali da cortile.

L'intervenuta emissione, nel giugno 2017, del decreto di sequestro preventivo da parte del Gip Dott. Raffaele Ferraro, ha consentito di procedere alla vendita giudiziaria di tutti gli animali in sequestro, per un totale di 278 cani e 35 animali da cortile (bovini, caprini, ponies e avicoli), che per il futuro garantirà loro di rimanere definitivamente presso gli adottanti.

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